Tempesta e bonaccia | Page 6

la Marchesa Colombi
ha sentito il contraccolpo della mia freddezza. Egli �� cortese sempre, ma �� tutto mutato per me. Per�� siamo sempre buoni amici.
--Ah! lei �� una fanciulla terribile, Fulvia. Povero Giorgio! Povero Giorgio! Egli che va superbo di ballar cos�� bene!
Mi accorsi che accompagnavo quest'esclamazione col pi�� giocondo riso. Ne rimasi atterrito. E pensai: Amerei forse questa pazza giovane che respinge da s�� un nobile cuore, come un cencio, perch�� l'uomo che glielo consacra balla troppo bene?
Quando stavamo per entrare in citt��, le dissi:
--Lei �� una donna molto simpatica, ma molto strana.
Ella non mi rispose. Rientrati in casa, ci sedemmo come la sera innanzi, ai due lati del tavolino.
Riepilogavamo in brevi frasi interrotte i discorsi fatti. Mi ricordo di averle detto:
--Io compiango quel povero giovane che s'innamorer�� di una donnina tanto capricciosa.
--Non lo compianga--mi rispose Fulvia con una profonda nota di petto che non aveva mai fatto vibrare fin allora, neppure in teatro.--Non lo compianga, perch�� io credo di saper amare come poche donne sanno.
In quel momento Fulvia era bella d'entusiasmo e di passione.
--Per otto giorni? le dissi; e veramente anche la mia voce non aveva pi�� il suono di prima.
Oh! giovent��, giovent��!
Prima che Fulvia avesse tempo a rispondere, l'uscio si aperse, ed entr�� Giorgio con alcuni amici.
Giorgio era pallidissimo; aveva l'occhio spento; una nube di tristezza pareva velargli la fronte; i suoi atti erano lenti, la sua voce fioca. Disse: ?Buona sera, Fulvia? come avrebbe detto ?_Requiescat in pace.? Lo trovai molto ridicolo. Gli gridai alla mia volta ?Buona sera, Giorgio!? come avrei gridato ?Viva l'Italia!_?
E traversata la sala andai a piantarmi dinanzi allo specchio con un sorriso di soddisfazione. Non ero un uomo serio, ed avevo la convinzione di ballare orribilmente male. Per la prima volta compresi la portata di codeste mie grazie.
Quando mi ritirai nella mia camera e mi coricai, invocai invano il sonno ed il riposo. Il bernoccolo della morale aveva preso in me uno sviluppo straordinario. Ero profondamente pentito d'aver potuto oltraggiare Ernesto ne' suoi affetti coniugali; un momento di delirio mi aveva trascinato, mio malgrado, a tradire l'amicizia; quel momento era durato quattro anni... Sono fenomeni strani, ma che pure accadono. Giosu�� non ha fermato il sole? Ma veramente io sentivo repugnanza a quella vita di inganni; provavo il bisogno di rientrare nella legalit��. La profonda riconoscenza che serbavo a Vittoria pel suo amore (non si trattava gi�� pi�� del mio) non m'impediva di osservare la tranquillit�� con cui ella mentiva al marito alla mia presenza. Certo ella si prestava ad un'odiosa commedia; certo ne soffriva; ma tuttavia con che arte vi si prestava! E come sapeva nascondere le sue ripugnanze! Oh! una donna che mente dinanzi all'uomo che ama, non pu�� farlo che a danno di quello stesso amore per cui si avvilisce fino alla menzogna. Io ero stato ben generoso a superare il disgusto che m'inspirava quell'ipocrisia sorridente; avevo spinto la clemenza fino a non avvedermene affatto; ma ormai mi era caduta la benda. Il mio onore, il decoro e la pace di Vittoria, l'amicizia di Ernesto m'imponevano di rompere quella relazione colpevole. Ed a coronare tutto codesto capitolo di morale rivoltato in tutti i sensi, veniva sempre come un ritornello la riflessione: ?Fulvia �� una cara ed onesta giovane, ed io ballo assai male.?
Verso le quattro del mattino, stanco di avvoltolarmi nel letto, e stanco di quelle idee sempre le stesse, che cominciavano a diventar noiose, mi alzai, e mi posi a scrivere alla marchesa quelle mie riflessioni, ed a persuaderla ch'era necessario separarci per sempre.
Per quanto io stesso riconosca i miei torti, e sappia punirmene col sarcasmo, posso dirlo a fronte alta, io non sono cattivo. Avevo amata Vittoria con tutta l'anima; la passione mi aveva trascinato per un pend��o fatale e colpevole.
Le gelosie, gli ostacoli, l'acre sapore del frutto proibito e, pi�� che tutto, il bisogno d'amare del mio cuore giovane ed ardente, avevano prolungato per quattro anni quell'accecamento passionato, che in una natura pi�� fredda, in una mente pi�� calcolatrice, e per�� pi�� egoista, sarebbe cessato dopo pochi giorni. Quando conobbi Fulvia, un nuovo amore, ed un amore puro, legittimo, pieno di speranze e di sorrisi, che poteva fare la felicit�� di due cuori, senza frangere altri cuori, senza ledere n�� l'onore n�� l'amicizia, senza dare rimorsi n�� a me n�� ad altri, aveva cominciato a balenare alla mia mente come cosa che riguardasse Giorgio. Cos�� lo avevo compreso, apprezzato. A poco a poco, senza ch'io stesso me ne rendessi conto, quella luce pura aveva albeggiato sul mio proprio orizzonte, mi aveva presentato la vita passata e la futura sotto un nuovo aspetto. Allora vidi l'errore che la passione mi aveva celato. Considerai me stesso e gli altri, sperai di potermi togliere a quella falsa posizione attingendo in un amore innocente la forza di strapparmi a' vincoli, a cui
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