e 
mentre si direbbe che questa o quella delle tante porte sia lì per aprirsi, 
dura sempre una quiete altissima, interrotta solo dalle ventate che 
empiono di suoni cupi le sale deserte. Lassù, nè la state nè il verno, mai 
che si vegga un comignolo a fumare, e se i nostri fossero altri tempi, a 
udire l'ore battute dall'orologio di quel campanile, si farebbe credere chi
sa quale storia maravigliosa alla gente semplice del contado. Ma 
ognuno sa che il sagrestano della nuova chiesa parrocchiale, sorta da 
pochi anni in luogo più basso e più comodo agli abitanti del piano; sale 
ogni giorno il colle a caricare quel vecchio arnese; e il suo è il solo 
passo che rompa il silenzio dell'antica parrocchia, sempre vuota come 
le case che ha intorno. Non più messe grandi nè vespri cantati; non più 
conviti nè festini; l'ultimo dei pievani dorme da oltre mezzo secolo nel 
sepolcro dietro l'altare; e delle allegre donne e degli uomini 
buontemponi vissuti lassù, rimane appena il ricordo nella mente 
vagellante di qualche vecchio ottuagenario. 
Questo gruppo di case per essere stato sede dei feudatari della terra si 
chiamava il castello; e gli abitanti venuti dopo costoro, padroni della 
parte più vasta e ubertosa del paese, erano tutti signori. Nei vichi a piè 
del colle, le famiglie agiate e le case di bell'aspetto erano poche; ma in 
quello della riva sinistra del torrente se ne vedeva una, notevole per la 
grandezza, e più alta di tutto un piano sul vicinato, quasi tutto 
catapecchie. Mostravano di qual sorta di gente fosse, il piazzale, l'atrio, 
il giardino che le fioriva da un lato; e più di tutto le finestre ampie e 
chiuse di vetriate, le quali sebbene fatte a riquadri strettissimi, 
costavano di quei tempi molto danaro. 
A qualcuna di quelle finestre appariva talvolta una donna, cui si 
leggeva in faccia lo sconsolato pensiero di trovar quella casa troppo 
vasta per la sua poca famiglia; e i popolani della via la salutavano con 
rispettosa dimestichezza. Essi la chiamavano la vedova, e i ricchi la 
signora Maddalena. Aveva cinquant'anni, e mostrava la sessantina, 
sebbene i suoi capelli fossero ancora neri, e le pendessero dalle tempia 
due riccioloni, che nella sua giovinezza dovevano essere stati una 
leggiadria. Ma le guancie attenuate, alcune rughe della fronte, il pallore 
delle labbra, e più di tutto il portamento della persona scemata; le 
davano quelle apparenze che fanno pensare al sepolcro. Essa non era 
nata a D...... ma dall'altra vallata della Bormida, come da terra straniera, 
ve l'aveva condotta sposa giovanissima il padrone di quella casa; col 
quale erano vissuti sempre d'un animo e d'un cuore; e morendo la 
lasciava con un figliuolo che nel 1794 aveva venticinque anni. Questo 
giovane, venuto su bello e vigoroso, era stato avviato a modo negli
studi di latinità da un buon prete del borgo di C..... grande amico del 
padre suo; e come si era scoperto in lui l'amore alla medicina, il 
maestro aveva fatto che la madre si era contentata di mandarlo allo 
studio di Torino. La povera signora, pur pregustando le benedizioni dei 
paesani, che non sarebbero più morti in mano ai chirurghi di quei tempi 
e di quei luoghi, castighi di Dio; al pensiero della lontananza che le 
pareva dell'altro mondo, a figurarsi la grande città in cui il figliuolo 
s'andava a smarrire, aveva tremato più che la madre d'un navigante che 
per la prima volta si metta in mare. Ma poi a poco a poco s'era quetata; 
e un anno dopo l'altro sempre aspettando le vacanze, sempre ricadendo 
nella malinconia al finire di queste: aveva finalmente veduto giungere 
l'ultimo anno, che egli sarebbe stato laggiù; forse per lei il più lungo. 
Tuttavia era lieta d'aver sofferto e di soffrire un altro po' di mesi, perchè 
ogni volta che il suo figliuolo veniva in autunno, scopriva in lui i segni 
d'un giovane cresciuto di pregi. E così senza avvedersene aveva 
mescolato al suo amore grande di madre una certa venerazione; per cui 
s'abbandonava sovente ad una dolce contemplazione dell'ideale che se 
n'era formato: e a vederla in quei raccoglimenti, uno avrebbe creduto 
che stesse pregando. In casa non aveva altra compagnia che d'una 
fantesca, la quale non sapeva bene da quanti anni fosse al mondo, ma si 
rammentava d'aver portato bambino il marito di lei; e perchè aveva 
fatto da aia anche al figliuolo, essa non usava dire di lui nè il signorino, 
nè il padrone, nè altro; ma lo chiamava alla buona Giuliano, come egli 
chiamava lei la nonna Marta. Costei era sempre stata là dentro più da 
padrona che da serva, e sebbene già tanto vecchia non lasciava che altri 
vi si ingerisse di nulla. Essa in cucina, essa per le stanze, essa a far i 
bucati che governava meglio d'una biancaiuola di monastero; al tempo 
dei    
    
		
	
	
	Continue reading on your phone by scaning this QR Code
 
	 	
	
	
	    Tip: The current page has been bookmarked automatically. If you wish to continue reading later, just open the 
Dertz Homepage, and click on the 'continue reading' link at the bottom of the page.
	    
	    
