LEndimione | Page 2

Pietro Metastasio
seguitar le fere.
DIA. Temerario fanciullo, Parti dagli occhi miei; Perch�� fanciullo sei, Alla debole et�� l'error perdono. Se tal non fossi, allora Pi�� saggio apprenderesti A non tentar co' detti il mio rigore.
AMO. Dall'ira tua mi salverebbe Amore.

AMORE. Va pure; ovunque vai, Da me non fuggirai. No, non fia ver che sola Fra i Numi e fra i mortali Tu non senta i miei strali, e vada illesa Dalle soavi mie fiamme feconde, Da cui non son sicuri i sassi e l'onde.
Quel ruscelletto Che l'onde chiare Or or col mare Confonder��, Nel mormorio Del foco mio Colle sue sponde Parlando va.
Quell'augelletto Ch'arde d'amore, E serba al piede, Ma non al core La libert��, In sua favella Per la sua bella, Che ancor non riede, Piangendo sta.

[NICE ed ENDIMIONE.]
NIC. Care selve romite, Un tempo a me gradite, E del crudo idol mio meno inumane, Deh lasciate ch'io sfoghi Delle vostr'ombre almeno Col taciturno orrore, Se con altri non posso, il mio dolore.
END. Leggiadra Nice.
NIC. (Ecco il crudel.) Che brami?
END. Dimmi: vedesti a sorte Fuggir per la foresta Da' mie' cani seguito Un cavriol ferito?
NIC. Il cavriol non vidi; Ma serbo un' altra preda Avvezza a tollerar le tue ferite, E forse ancor di quella, Che cerchi tu, pi�� mansueta e bella.
END. Tu meco scherzi, o Nice. Se il cavriol vedesti, Me l'addita e mel rendi.
NIC. Io gi�� tel dissi Che veduto non l'ho.
END. Fin dall'aurora Gli offesi con un dardo il destro lato; Indi dal colle al prato, Dal poggio al fonte e dalla selva al piano Ne cerco l'orme, e m'affatico in vano.
NIC. Se questa hai tu perduta, Non mancano altre fere alla foresta. Deh meco il passo arresta! Forse che a questa fonte La sete, il caso o la sua sorte il guida. Tu posa intanto il fianco Sul margine odoroso Di quel limpido rio, (Il vo' dir tuo malgrado ) idolo mio.
END. Nice, s'�� ver che m'ami, Che la mia pace brami, Con quel parlar noioso Non turbarmi importuna il mio riposo.
NIC. Dunque tanto abborrisci, Crudel, gli affetti miei?
END. Se d'amor m'intendessi, io t'amerei.
NIC. Tu d'amor non t'intendi? E come, ingrato, Chiudi in que' rai lucenti Tanto ardor, tanto foco, e tu nol senti?
END. Indarno, o bella Nice, Ingrato tu mi chiami. Se amar non ti poss'io, da me che brami?
NIC. E pur s�� vil non sono; Non han queste foreste Ninfa di me pi�� fida, e forse ancora V'�� chi amando si strugge al mio sembiante
END. Ma non per questo Endimione �� amante.
Dimmi che vaga sei, Dimmi che hai fido il core; Ma non parlar d'amore, Ch'io non t'ascolter��.
Sol cacciator son io, Le fere attendo al varco; Fuorch�� gli strali e l'arco, Altro piacer non ho.
NIC. Se provassi una volta Il piacer che ritrova Nell'esser riamato un core amante, Ti scorderesti allora Fra quei teneri sguardi E le selve e le fere e l'arco e i dardi.
END. Quando l'arco abbandoni, O non pensi alle fere un sol momento, D'amar sar�� contento.
NIC. E frattanto degg'io Cos�� morir penando?
END. No; vivi, o bella Ninfa; O se morir ti piace, Lascia ch'Endimion sen viva in pace.
NIC. Chi la tua pace offende?
END. I detti tuoi.
NIC. N�� meno udir mi vuoi? T'intendo, ingrato. Forse il mirarmi ancora Ti sar�� di tormento: Restati, e teco resti Quella pace, o crudel, che a me togliesti.
Nell'amorosa face Del ciglio lusinghier Tu porti il Nume arcier, Ma non nel core.
Allor che sul tuo volto Tutto il piacer vol��, Nell'alma ti rest�� Tutto l'orrore.

[ENDIMIONE ed AMORE a parte]
END. Lode al Ciel, che partissi. Or posso a mio talento Nel molle erboso letto Dolce posar l'affaticato fianco. Oh come al sonno alletta Questa leggiadra auretta! Deh vieni, amico sonno, E dell'onda di Lete Spargendo il ciglio mio, Tutti immergi i miei sensi in dolce obblio.
[Dorme]
AMO. Di queste antiche piante Sotto l'opaco orrore Tu dormi, Endimion; ma veglia Amore. Or or vedrem per prova Se il tuo rigor ti giova. Ma da lungi rimiro La Dea del primo giro. Voglio di quell'alloro Fra le frondi occultarmi, E degli oltraggi loro Con leggiadra vendetta or vendicarmi. Alme che Amor, fuggite, Tutte ad Amor venite: Non pi��, com'ei solea, Asperse di veleno ha le saette, E Son soavi ancor le sue vendette.
Quell'alma severa, Che amor non intende, Se pria non s'accende, Non speri goder.
Per me son gradite Ancor le catene, E in mezzo alle pene Pi�� bello �� il piacer.

[DIANA, AMORE a parte, ed ENDIMIONE che dorme.]
DIA. Silvia, Elisa, Licori, Tutte da me vi siete Dileguate in un punto. Ma un cacciator vegg'io Che dorme sulla sponda Di quel placido rio. Farmi, se non m'inganno, Uno de' miei seguaci. Oh come immerso Nella profonda quiete Dolcemente respira! Quei flessuosi tralci Che gli fan con le foglie ombra alla fronte, Quel garruletto fonte Che basso mormorando Lusinga il sonno e gli lambisce
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