LEndimione | Page 3

Pietro Metastasio
il piede, Quell'aura lascivetta Che gli errori del crine agita e mesce, Quanta, oh quanta bellezza, oh Dio, gli accresce! Zeffiretti leggierj, Che intorno a lui volate, Per piet��, nol destate; Che nel mirarlo io sento Un piacer che diletta, ed �� tormento.
END. Nice, lasciami in pace...Oh Ciel, che miro! Cinzia mia Dea, perdona L'involontario errore: Segu��a l'incauto labbro Del sonno ancor l'immagine fallace. (Quanto quel volto, oh Dio, quanto mi piace!)
DIA. Tu mi guardi e sospiri!
END. (Ahim��, che dir�� mai!) Quel sospiro innocente Era figlio del sonno e non d'amore.
DIA. Tu, non richiesto ancora, D'un delitto ti scusi, Che ti rende pi�� caro all'alma mia. Lascia, lascia il timore, E se amante tu sei, parla d'amore.
END. Non so dir se sono amante, Ma so ben che al tuo sembiante Tutto ardore pena il core, E gli �� caro il suo penar.
Sul tuo volto s'io ti miro, Fugge l'alma in un sospiro, E poi riede nel mio petto Per tornare a sospirar.
DIA. Non pi��, mio ben, son vinta. Quest'alma innamorata Di dolce stral piagata, Come a sua sfera intorno a te s'aggira, E Diana, cor mio, per te sospira.
END. Ma chi sa qual s'asconda Senso ne' detti tuoi?
DIA. Tu temi, Endimione? So che ancor ti spaventa Di Calisto la sorte, O d'Atteon la morte. Ma pi�� quella non sono S�� rigida e severa. Non temere, idol mio, Te solo adoro, e la tua f�� vogl'io.
END. Ah Cintia, io non ti credo; Perdona i miei timori, Scusa i sospetti miei; Se Diana non fossi, io t'amerei.
DIA. Crudel, cos�� d'un Nume Tu schernisci gli affetti? Pria l'amor mi prometti, Poi mi nieghi l'amore? E il misero mio core Ritrova in un istante, Ma con incerta sorte, Nel tuo labbro incostante e vita e morte. O mi scaccia, o mi accogli; N�� cominciare, ingrato, Or che vedi quest'alma Entro la tua catena, A prenderti piacer della mia pena.
Semplice fanciulletto, Se al tenero augelletto Rallenta il laccio un poco, Il fa volar per gioco, Ma non gli scioglie il pi��.
Quel fanciullin tu sei, Quell'augellin son io; Il laccio �� l'amor mio Che mi congiunge a te.

[ENDIMIONE ed AMORE.]
AMO. Endimione, ascolta: Finisce tra le frondi Di quella siepe ombrosa Una damma ferita Ed il corso e la vita. Allo stral che la punge, Ella parmi tua preda.
END. Amico Alceste, Prenditi pur la damma, Abbiti pur lo strale, Che di dardi e di fere a me non cale.
AMO. Ma tu quello non sei Che, non ha guari, avrebbe Per una preda e per un dardo solo Raggirato di Latmo ogni sentiero?
END. Altre prede, altri dardi ho nel pensiero.
AMO. Il so; d'amor sospiri, E Diana �� il tuo foco.
END. E donde il sai?
AMO. Da quel frondoso alloro, Che spande cos�� folti i rami suoi, Vidi non osservato i furti tuoi.
END. �� vero, ardo d'amore, E comincia il mio core Una pena a provar che pur gli �� cara, E dolcemente a sospirare impara.
AMO. Godi il tuo lieto stato. Pi�� di te fortunato Non han queste foreste; Ti basti avere, amando, amico Alceste.
END. Se colei che m'accende, Non delude fallace il pianto mio, Addio, fere, addio, strali e selve, addio.
Se non m'inganna L'idolo mio, Pi�� non desio; Pi�� bel contento Bramar non so.
AMO. Gi�� preda siete Del cieco Dio. Son lieto anch'io; Pi�� bel contento Bramar non so.
END. Rendo alle selve Gli strali e l'arco, E pi�� le belve Seguir non vo'.
AMO. Lascia ad Amore L'arco e gli strali, Ch'egli in quel core Per te pugn��.
[Fine della parte prima.]

PARTE SECONDA

[DIANA ed ENDIMIONE.]
DIA. Dove, dove ti sprona Il giovanil desio, Endimion, cor mio? Lascia la traccia Delle fugaci belve, E qui dove, cadendo Da quell'alto macigno, L'onda biancheggia, e poi divisa in mille Lucidissime stille Spruzza sul prato il cristallino umore, Meco t'assidi a ragionar d'amore.
END. Ovunque io mi rivolga, Cintia, bella mia Dea, Sempre di grave error quest'alma �� rea. Se da te m'allontano, Se al tuo splender m'accendo, O la tua fiamma, o le tue leggi offendo.
DIA. Quai leggi, quale offesa?
END. Condannan le tue leggi Chi strugge il core all'amoroso foco.
DIA. Io dettai quelle leggi, io le rivoco.
END. Dunque senza timore I cari affetti tuoi goder mi lice?
DIA. Sol presso al tuo bel volto io son felice.
Fra le stelle o fra le piante, Cacciatrice o Nume errante, Senza te non so goder.
Nel tuo ciglio ho la mia sorte, Nel tuo crin le mie ritorte, Nel tuo labbro il mio piacer.
END. Oh quanta invidia avranno De' miei felici amori I compagni pastori!
DIA. Oh quanta meraviglia Da' nuovi affetti irridi Riceveran gli Dei! Ma di lor non mi cale. Riposi pur sicura Venere in grembo al suo leggiadro Adone; Dal gelato Titone Fugga l'aurora, e per le Greche arene Si stanchi appresso al cacciator d'Atene. Io le cure o i diletti Non turbo a questa, e non invidio a
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