tende all'idealità che il 
cristianesimo le ha bandito, a quel misticismo intenso che riscaldava 
come una fiamma e che purificava come un lavacro di neve. Questo fu 
il trionfo della vera arte italica e fu simbolista. Diede Dante e Petrarca, 
e Boccaccio anche sentì, novellatore com'era e prosatore, (certo 
combattente nell'idea Francesco d'Aquino, il pontefice dell'amore 
mistico eretto alla stranezza del simbolo religioso), questa recondita 
genialità e la pensò e furono l'Ameto_ e la _Fiammetta, non la storia di 
una passione, ma la storia della passione medioevale nei liberi comuni, 
nelle chiese, dal pergamo delle quali si spiegava una religione 
scolastica, una letteratura platonica ed una scienza aristotelica, e mentre 
fervevano li studi delle umanità di recente scoperte nei palinsesti. 
Poi seguitò il progresso e si sparse nell'Europa, nè io qui mi fermo allo 
sbocciar del fiore nel secolo della magnificenza. Ma che voglion dire 
Marsilio Figino e Pomponazzo e Villanuova, mentre ancora il Poliziano, 
l'Ariosto ed il Tasso, classico per eccellenza e rigido e superbo d'ottave,
squillavano? Cui tendeva la riforma luterana, cui attingevano Bacone e 
Shakespeare e Milton? La civiltà delle signorie imposte e delle 
conquiste, la barbarie dei diritti universali franchi, l'impaccio delle 
male assimilate leggi romane soffocavano; altri bisogni, altre libertà, 
altri cieli sentivano i precursori, ed i feticci delle religioni, del 
classicismo, delle categorie
aristoteliche Giordano Bruno, Tomaso 
Moro, Spinoza, Galileo e Newton abbattono per sempre; da che la 
cavalleria più nulla diceva ai sensi ed il feudalismo avevano 
smantellato la colubrina, la stampa ed il nuovo mondo. E fu laboriosa la 
maturanza; ragione economica spingeva il corpo, sentimento e filosofia 
la mente; la critica sorse come un vento poderoso ad abbattere colonne 
romane e miti greci e scalzava troni e tiare. L'amore stesso non reggeva 
allo scoscendimento; male veniva detto ed arte di fattucchiere e, dopo 
essersi sublimato nel terzo cielo, scendeva, pazzo, devastatore ed empio, 
ad infangarsi col marchese di Sade, con Richelieu, o a scherzare in 
Piron, o a ridere eccitato ed irritante con Chèrier e con Crébillon; 
Beaumarchais trionfava; e l'arte francese, quella cui era destinato lo 
sforzo supremo contro le bastiglie dei privilegi ed era già sorta con 
Ronsard, con Brantôme e d'Aubignè, sfolgoreggiava in Voltaire; e qui, 
mentre il Cagliostro integra le loggie massoniche e ciarlataneggia sulla 
prescenza e sulla pietra filosofale e Mesmer applica la teorica delle 
attrazioni universali e crede di scoprire il magnetismo umano, e 
s'imbeve e dispensa i misteri del fakirismo, e Cazotte profetizzava la 
ghigliottina alle dame ed ai filosofi, qui il regno, che sembrava 
immutabile, dei gigli d'oro si sfascia e sorge l'individualismo. Ora, 
prima di tanta praticità, prima di tante forze disputanti e certe alla meta, 
di tali argomenti e di tali azioni decisive quali Robespierre e Danton 
impersonarono, tutto il movimento umano, e l'arte quindi, aspettando il 
prodigio della redenzione, fu simbolista. Questo è il secondo 
periodo.--Ora attendiamo all'ultimo: che quanto intravediamo esiste 
nella nostra coscienza e pure ci è lontano ai sensi, e questo che ci 
affatica è il terzo periodo solo alli inizii. 
V. 
Ma attualmente può dirsi adunque italiana, nazionale questa ultima 
modalità artistica? S'ella riguarda all'uomo in sè e non ne' suoi rapporti,
è universale: se all'ambiente, regionale: se al tipo distinto, personale. 
Nè per questo il genio speciale della razza che in essa si fonde e si 
esplica perderà de' suoi attributi speciali, come l'individuo stesso, posto 
in quelle circostanze generali a tutti, si dimostrerà in quelli atti speciali, 
per raggiungere un identico fine, quali le peculiarità del suo carattere 
gli obbligano e suggeriscono. Li eletti ingegni francesi, che Moore 
primo, seguendo la corrente suscitata dai poemi finnici e celti che il 
dottor Mac-Pherson aveva posto in luce, poi Swenbourne, poi Gabriele 
Dante Rossetti, ora Morris e Tolstoi e Ibsen e Wagner incitano, sentono 
l'uomo universale e la città di Parigi. Ed inchinandomi al colosso di 
Zola, fermo nella sua realtà e pure veggente all'a venire ed impeccabile 
anche ne' suoi errori, noto Baudelaire, il magico precursore, Verlaine, il 
principe, Moreàs, Huysmans, Caze, Dumur, Dujardin, Madame 
Rachildè, Paul Adam, Mallarmè, Poitevin e Tailhade, i quali, pure 
ritraendo le passioni universali come enti in sè e quasi spoglie di 
attributi, le fermano nelle loro magistrali opere in modo tutto affatto 
personale, suscitate in personalità opposte e diverse, abbracciando il 
nevrosismo, genio della vita moderna che assurge all'opera magistrale 
dalle turbolenze irresponsabili del delitto: e, francesi, ritraggono la 
società parigina di questo ultimo anelito di secolo. Chi più personale 
del mago Peladan? 
Ultimamente in patria questa nuova gagliardia spirituale commosse gli 
animi, nè per ciò l'ingegni si volsero troppo proni e rispettosi oltremodo 
alle straniere importazioni. Le consacrate tradizioni delle muse romane 
della decadenza, qui rivivevano ancora e, se l'impeto primo venne 
d'altrove, si poetò italicamente. Già il Leopardi, ardito e scettico nel suo 
nikilismo, aveva dato all'idea germanica di Hartmann    
    
		
	
	
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