Il libro delle figurazioni ideali | Page 4

Gianpietro Lucini
tende all'idealità che il
cristianesimo le ha bandito, a quel misticismo intenso che riscaldava
come una fiamma e che purificava come un lavacro di neve. Questo fu
il trionfo della vera arte italica e fu simbolista. Diede Dante e Petrarca,
e Boccaccio anche sentì, novellatore com'era e prosatore, (certo
combattente nell'idea Francesco d'Aquino, il pontefice dell'amore
mistico eretto alla stranezza del simbolo religioso), questa recondita
genialità e la pensò e furono l'Ameto_ e la _Fiammetta, non la storia di
una passione, ma la storia della passione medioevale nei liberi comuni,
nelle chiese, dal pergamo delle quali si spiegava una religione
scolastica, una letteratura platonica ed una scienza aristotelica, e mentre
fervevano li studi delle umanità di recente scoperte nei palinsesti.
Poi seguitò il progresso e si sparse nell'Europa, nè io qui mi fermo allo
sbocciar del fiore nel secolo della magnificenza. Ma che voglion dire
Marsilio Figino e Pomponazzo e Villanuova, mentre ancora il Poliziano,
l'Ariosto ed il Tasso, classico per eccellenza e rigido e superbo d'ottave,

squillavano? Cui tendeva la riforma luterana, cui attingevano Bacone e
Shakespeare e Milton? La civiltà delle signorie imposte e delle
conquiste, la barbarie dei diritti universali franchi, l'impaccio delle
male assimilate leggi romane soffocavano; altri bisogni, altre libertà,
altri cieli sentivano i precursori, ed i feticci delle religioni, del
classicismo, delle categorie
aristoteliche Giordano Bruno, Tomaso
Moro, Spinoza, Galileo e Newton abbattono per sempre; da che la
cavalleria più nulla diceva ai sensi ed il feudalismo avevano
smantellato la colubrina, la stampa ed il nuovo mondo. E fu laboriosa la
maturanza; ragione economica spingeva il corpo, sentimento e filosofia
la mente; la critica sorse come un vento poderoso ad abbattere colonne
romane e miti greci e scalzava troni e tiare. L'amore stesso non reggeva
allo scoscendimento; male veniva detto ed arte di fattucchiere e, dopo
essersi sublimato nel terzo cielo, scendeva, pazzo, devastatore ed empio,
ad infangarsi col marchese di Sade, con Richelieu, o a scherzare in
Piron, o a ridere eccitato ed irritante con Chèrier e con Crébillon;
Beaumarchais trionfava; e l'arte francese, quella cui era destinato lo
sforzo supremo contro le bastiglie dei privilegi ed era già sorta con
Ronsard, con Brantôme e d'Aubignè, sfolgoreggiava in Voltaire; e qui,
mentre il Cagliostro integra le loggie massoniche e ciarlataneggia sulla
prescenza e sulla pietra filosofale e Mesmer applica la teorica delle
attrazioni universali e crede di scoprire il magnetismo umano, e
s'imbeve e dispensa i misteri del fakirismo, e Cazotte profetizzava la
ghigliottina alle dame ed ai filosofi, qui il regno, che sembrava
immutabile, dei gigli d'oro si sfascia e sorge l'individualismo. Ora,
prima di tanta praticità, prima di tante forze disputanti e certe alla meta,
di tali argomenti e di tali azioni decisive quali Robespierre e Danton
impersonarono, tutto il movimento umano, e l'arte quindi, aspettando il
prodigio della redenzione, fu simbolista. Questo è il secondo
periodo.--Ora attendiamo all'ultimo: che quanto intravediamo esiste
nella nostra coscienza e pure ci è lontano ai sensi, e questo che ci
affatica è il terzo periodo solo alli inizii.
V.
Ma attualmente può dirsi adunque italiana, nazionale questa ultima
modalità artistica? S'ella riguarda all'uomo in sè e non ne' suoi rapporti,

è universale: se all'ambiente, regionale: se al tipo distinto, personale.
Nè per questo il genio speciale della razza che in essa si fonde e si
esplica perderà de' suoi attributi speciali, come l'individuo stesso, posto
in quelle circostanze generali a tutti, si dimostrerà in quelli atti speciali,
per raggiungere un identico fine, quali le peculiarità del suo carattere
gli obbligano e suggeriscono. Li eletti ingegni francesi, che Moore
primo, seguendo la corrente suscitata dai poemi finnici e celti che il
dottor Mac-Pherson aveva posto in luce, poi Swenbourne, poi Gabriele
Dante Rossetti, ora Morris e Tolstoi e Ibsen e Wagner incitano, sentono
l'uomo universale e la città di Parigi. Ed inchinandomi al colosso di
Zola, fermo nella sua realtà e pure veggente all'a venire ed impeccabile
anche ne' suoi errori, noto Baudelaire, il magico precursore, Verlaine, il
principe, Moreàs, Huysmans, Caze, Dumur, Dujardin, Madame
Rachildè, Paul Adam, Mallarmè, Poitevin e Tailhade, i quali, pure
ritraendo le passioni universali come enti in sè e quasi spoglie di
attributi, le fermano nelle loro magistrali opere in modo tutto affatto
personale, suscitate in personalità opposte e diverse, abbracciando il
nevrosismo, genio della vita moderna che assurge all'opera magistrale
dalle turbolenze irresponsabili del delitto: e, francesi, ritraggono la
società parigina di questo ultimo anelito di secolo. Chi più personale
del mago Peladan?
Ultimamente in patria questa nuova gagliardia spirituale commosse gli
animi, nè per ciò l'ingegni si volsero troppo proni e rispettosi oltremodo
alle straniere importazioni. Le consacrate tradizioni delle muse romane
della decadenza, qui rivivevano ancora e, se l'impeto primo venne
d'altrove, si poetò italicamente. Già il Leopardi, ardito e scettico nel suo
nikilismo, aveva dato all'idea germanica di Hartmann
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