vedeva l'immagine dinanzi a sè. Era pallida, scomposta; mostrava, 
checchè sostenesse Guido di Reana, i suoi trentott'anni. Come mai egli, 
che ne aveva ventidue, come mai aveva potuto innamorarsi di lei? 
 
III. 
--Dunque mammina no?--ripetè Guido. 
Ed ella, alla sua volta, in tono secco, reciso:--Ho detto di no. 
Le pareva, e non a torto, che quel titolo desse un'apparenza incestuosa 
alla loro relazione. 
--E allora diremo: Perchè il mio tesoro mi fa il viso duro? 
Ella gli passò una mano nei capelli e sorrise.--È una tua fantasia. 
--Mi ami sempre? 
Spesso egli le faceva questa domanda, ed ella gli rispondeva di sì. Che 
cosa poteva rispondergli? Che altra scusa aveva se non quella di amarlo? 
Ma di tratto in tratto l'assaliva il dubbio che non fosse vero, ch'ella non 
avesse nemmeno questa scusa, l'unica buona. 
Oggi ella rispose sospirando:--Pur troppo. 
--Perchè pur troppo? Perchè? 
--Perchè faccio male, e nel male non si dovrebbe perseverare. 
--A me tu hai fatto tanto bene!--egli esclamò, scoccandole un 
bacio.--Sanguinavo ancora dai morsi di un demone, e adesso son 
portato sulle ali di un angelo. 
A lei spiacevano queste frasi ch'egli pronunciava con enfasi
melodrammatica. Si strinse nelle spalle e susurrò:--Che angelo!--Indi 
soggiunse:--T'ho fatto del bene?... Non come voleva tua madre, a ogni 
modo... S'ella sapesse!... 
--Ti benedirebbe, mia madre. 
Ella non replicò. Fors'era vero. Le madri considerano le cose sotto un 
punto di vista speciale. La Teresa Valdengo aveva fatto dimenticare a 
Guido di Reana la femmina indegna che lo aveva tenuto prima nelle 
sue reti; la Teresa gli aveva dato momenti dolcissimi, non gli smungeva 
la borsa, non gli chiedeva di sposarla, non pretendeva nulla; perchè la 
madre di Guido non l'avrebbe benedetta? Sì, nel suo inconscio egoismo 
l'ufficiale aveva côlto nel segno. A lui ella aveva fatto del bene. Che 
importava a Guido ch'ell'avesse rovinata la propria esistenza? A lui ella 
aveva fatto del bene. Non era abbastanza? 
--A che pensi?--egli disse, vedendola taciturna, concentrata, chiusa in 
sè stessa. 
Ella tentennò la testa.--A niente. 
Guido tentò una carezza più ardita. 
Ella si ritrasse.--No, no. 
Le accadeva talvolta di aver come un risveglio degli antichi pudori; 
quasi l'illusione che non fosse vero ch'ell'avesse ceduto, ch'ella dovesse 
ceder di nuovo. Sulle prime, Guido, sconcertato, confuso dall'inattesa 
ripulsa, non capace ancora di dominare una certa soggezione che quella 
donna gli ispirava anche dopo il fallo, si atteggiava a un dolore così 
profondo e sincero, che ella stessa, la Teresa, non tardava ad aprirgli le 
braccia. Ma, ormai, cresciuta la dimestichezza, sbollita alquanto la 
passione, di Reana non si turbava per questi vani tentativi di resistenza, 
e persuaso che la sua amante non lo avrebbe lasciato andar via in 
collera, faceva l'indifferente, discorreva del più e del meno, 
intercalando nel suo discorso, senza forse rendersene conto, qualche 
parola acre, qualche allusione sgradevole.... Oh, così giovane aveva già 
imparata l'arte di tormentare la persona amata!
--Domani il Colombo esce dall'arsenale--egli disse. 
--Ah!--fece la Teresa. 
--Verrà ad ancorarsi in bacino, dirimpetto alla Caserma del Sepolcro... 
Dalla tua finestra lo vedrai benissimo... un po' a sinistra. 
La Valdengo abitava un quartierino sulla Riva degli Schiavoni. 
--Oh, lo vedrò per poco. 
--No, no, il comandante Gerletti non è ancora arrivato, e scommetterei 
che non si salperà di qui che alla fine del mese... Non parliamo di 
malinconie adesso, e cerchiamo d'impiegar bene il tempo che ci rimane. 
Egli fece di nuovo un movimento per abbracciarla; ella, di nuovo, lo 
respinse. Stasera egli le pareva così volgare.--Santo Iddio, che non si 
possa chiacchierare un poco in quiete, da buoni amici?... Via, 
raccontami qualche cosa. 
--Non ho nulla da raccontare--rispose di Reana alzandosi 
dispettosamente. Prese da uno scaffale un volume legato con rara 
eleganza, lo portò sulla tavola, e si mise a sfogliarlo. Era un de Musset 
in edizione di lusso, con le illustrazioni di Bida. 
--Anche questo è un regalo?--egli disse. 
--Già, quasi tutti quei libri son regali. 
--Del tuo conte? 
--Di lui e di altri. 
--Ma specialmente di lui? 
--Specialmente di lui. Che te ne importa? 
--M'è antipatico quel Vergalli. Non te n'hai mica a male?
--Non posso impedirti che ti sia antipatico... Ma non trovo cortese il 
dirmelo... E poi è molto singolare che sia antipatica una persona che 
non si conosce. 
--Lo conosco a forza d'averlo sentito nominare. A ogni modo l'antipatia 
è istintiva... è reciproca... Giurerei che se il conte Vergalli fosse qui non 
potrebbe soffrire. 
--Sono ipotesi. 
--Pretenderesti forse ch'egli non avrebbe avversato il nostro amore? 
--Certo che mi parrebbe più strano ch'egli l'avesse approvato. 
--Ma che diritto--interruppe con qualche vivacità il sottotenente--che 
diritto ha quel signor conte di approvare o non approvare la tua 
condotta? 
--Caro mio--replicò la Teresa--il diritto di giudicare i propri simili se lo 
prendono tutti, anche quelli che non lo avrebbero... E Vergalli lo ha... 
Ti ripeto ch'è amico mio, il mio migliore    
    
		
	
	
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