misi dinanzi quel documento e le dissi con un'aria da oracolo: ?Guardi.?
--Ebbene, non vedo nulla! mi rispose.
--Qui, legga; e le accennavo quei due nomi vicini vicini, coll'aria che doveva avere la sfinge nel proporre i suoi problemi.
Ella guard�� bene e poi disse:
--Io non vedo che il suo nome.
E le pareva nulla! E non era commossa! Il mio nome sotto il suo; un idillio, un romanzo, un poema un avvenire, una vita... Ella non comprendeva la poesia di quel ravvicinamento. La trovai stupida, e spingendo la carta sulla tavola con disprezzo le dissi:
--Non capisce mai nulla lei!
Allora ella cap�� il senso ch'io dava a quel gioco di parole. Si fece rossa come una vampa, e l'occhio le brill�� di gioia, e guard�� quella carta coll'angosciosa passione con cui si guarda addietro un'occasione che fugge... Ma non disse una parola di pi��. Comprese che l'aggrapparsi cos�� ad una dichiarazione mancata sarebbe goffo, ed il suo spirito elegante prefer�� un rimprovero ed una grande abnegazione, all'essere un momento solo ridicola a' miei occhi. Io vidi e compresi tutto ci��, e l'amai doppiamente per quella finezza di tatto.
XI.
Sovente uscendo dal teatro dopo lo spettacolo giungevo in tempo ad offrire il braccio a Fulvia prima de' miei amici.--Ed allora la tenevo stretta stretta come cosa mia, e camminavo a fronte alta come un conquistatore, e meravigliavo che i passeggeri non mi facessero tutti di cappello, e leggevo l'ammirazione mista d'un po' d'invidia su tutti i volti. �� ben vero che a tarda sera poco si distinguono i volti, e meno le passioni che esprimono: ma che non vede un occhio innamorato?
V'erano momenti in cui tenendola serrata cos��, e combinandosi i nostri passi come un solo passo, e tacendo entrambi quasi per muto accordo, mi pareva che pensassimo e sentissimo insieme, ed ella si fondesse in me, ed io in lei, e facessimo un solo essere.--E me la immedesimavo per modo, che finivo per dubitare della sua presenza reale, e credermi solo sognando di lei. Allora provavo il bisogno di accertarmi della sua esistenza. N�� volevo parlare per non rompere l'incanto: e mi passavo la sinistra mano dietro il dorso, e colla punta delle dita sfiorava il gomito del suo braccio che posava sul mio. Se aveva le maniche serrate ai polsi, le mie dita non incontravano che la stoffa dell'abito, ed ella non s'avvedeva di nulla. Ma pi�� spesso aveva maniche svolazzanti, ed allora sentivo un gomito fresco e liscio, e non sapevo staccarmene, e mi prendevano vertigini pel dispetto di non poterci arrivare che colla punta delle dita. Ed allora Fulvia spaventata si voltava, poi alla sua volta portava dietro la mano destra per accertarsi che non aveva una bestia sul gomito. Sono certo che pensava ad una bestia, ed aveva paura.
Io lasciava che si tranquillasse, poi ripetevo il gioco, e la poverina diveniva pensosa ed inquieta.
Una volta ebbe come un'idea, un sospetto del vero, perch�� la vidi cercare collo sguardo la mia mano sinistra. Ma questa era tornata gi�� a carezzarmi il mento, ed ella torn�� daccapo ad impensierirsi.
E codesto perch��, malgrado tanta tempesta di giovanile amore che si agitava in me, io la corteggiavo evidentemente meno de' miei amici; e per una certa convinzione che avevo d'inspirare le stesse inquietudini, gli stessi trasporti che provavo, non assumevo nessun'aria sentimentale; ero sempre allegro, e questo mi faceva sembrare indifferente.
Come dunque Fulvia avrebbe potuto credere che un giovane che non la corteggiava, n�� faceva l'innamorato, cadesse in simili ragazzate? Io per�� ero spesso indispettito di quella sua mancanza di penetrazione, e pensavo: ?Com'�� sciocca! non sa indovinarmi.? Ma altre volte il suo imbarazzo e le sue tacite paure mi divertivano assai.
XII.
Un uomo costretto a sciupare man mano il suo patrimonio, prevede che giunto in fondo rimarr�� denudato e povero, e la vita gli sar�� penosa. E per�� va vendendo alla spicciolata i piccoli capitali, e le cedolette, e le gioie di famiglia, e lascia per ultimo il fondo pi�� vasto che forma la base delle sue sostanze; e su quello mette ipoteche sopra ipoteche, prima di decidersi a venderlo, perch�� pensa che dopo quello non avr�� pi�� nulla....
Cos�� �� di me, lettori. Sto liquidando l'aureo capitale delle memorie, e mi appiglio ai piccoli fatti, ai particolari, alle sensazioni mute; e tremo di por mano al grande avvenimento che forma la base del mio romanzo, delle mie gioie, perch�� sento che con quello avr�� esaurito il tesoro delle dolci ricordanze; mi rester�� il dolore, la prosa.... poi l'isolamento, la miseria del cuore.
Ma anch'io ho tanto preso a prestito sul quel mio capitale, che omai i lettori potrebbero rapirmene il segreto mettendone insieme le bricciole sparse. Tanto vale adunque ch'io prenda il mio coraggio a due mani e dia dentro a grandi colpi di penna a distruggere quei poveri e cari avanzi della mia fortuna passata.
XIII.
Era

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