Roberta

Luciano Zuccoli
Roberta

The Project Gutenberg eBook, Roberta, by Luciano Zuccoli
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Title: Roberta
Author: Luciano Zuccoli
Release Date: March 26, 2004 [eBook #11724]
Language: Italian
Character set encoding: ISO-8859-1
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ROBERTA***
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LUCIANO ZÙCCOLI
ROBERTA

MILANO
FRATELLI TREVES, EDITORI
1919.

PREFAZIONE.
Sarebbe difficile dire quali fossero esattamente le intenzioni dell'autore
di Roberta allorchè egli scrisse, tra il 1896 e il 1897, quel romanzo.

Certo, non intendeva compiere una rivoluzione letteraria, nè fondare
una scuola; scriveva allora così sinceramente, per impeto di passione e
per commozione d'animo, come scrive oggi. Egli viveva in una villa di
quella incantevole Riviera di Levante, di cui sono nel libro parecchi
tentativi di descrizione. Gli venne l'estro dallo spettacolo del mare,
dalle luci stupende, dalla gioia della natura che è, per tutta quella plaga,
così ricca e possente? Gli venne l'ispirazione da qualche ora di vita
vissuta, più notevole e strana, perchè infinitamente malinconica in
quella ridente cornice?
Forse e per l'una e per l'altra cagione scrisse _Roberta_; per la tristezza
dei casi umani, per la bellezza degli spettacoli naturali; e l'una e l'altra
gli consigliarono una forma calda fino alla violenza, bizzarra e
impreveduta, carica d'imagini e di comparazioni originali. Poi diede il
libro alle stampe e non se ne curò più.
Ma rileggendo oggi il volume, per questa nuova edizione messa fuori
dalla Casa Treves, l'autore s'è accorto che veramente c'era ragione a
schiamazzare come schiamazzarono i critici di quel tempo.
In Roberta la forma--l'ho detto--è libera, strana, senza freno, impetuosa,
ardita. Sfogliamo insieme qualche pagina, e troviamo qualche esempio.
L'autore si sforza di personificare ogni senso ed ogni sentimento e di
chiudere un pensiero nel più stretto cerchio di parole che gli sia
possibile. «Mai,--dice sul principio--mai come quando le due sorelle si
gettavano una nelle braccia dell'altra, mai come allora eran così fresche
reduci dall'odio, mai come allora avevan sentito passar sulle reni una
cosa viscida e molle, che si chiama ribrezzo». «I suoi pensieri sfilavano
come una torma di volpi azzurre sul disco bianco della luna». «Doveva
attraversare le foreste millenarie della passione, che tutte le donne pari
a lei, avevano attraversato». «La sua giovanezza era una chiara fonte in
un parco abbandonato». «Le vecchie regole morali erano goffe come
una processione di gesuiti attraverso a una folla di donne scarlatte». «E
le idee dei tempi rosei mutavano in una fuga di statue a cui il cuore
appendeva corone di rimpianto e di rimorso».
Curioso a dirsi; nel mentre vado sfogliando quel romanzo e citando
poche imagini tra mille, mi soprapprende il pensiero che l'autore di
Roberta sia stato un precursore. Oserei dire, un precursore del
futurismo; ma d'un futurismo che non sconvolgeva nè il vocabolario nè
la grammatica, e che voleva essere prima di tutto sintetico e pronto,

immediato e dritto. Pare che Roberta volesse dire una parola meno
usata in quei tempi, vent'anni or sono, in cui o si imitava il D'Annunzio,
o si scriveva pedestremente, conversando alla buona col lettore e
mescolando la propria personalità con la personalità delle figure che
dovevan vivere la loro vita nel romanzo. E l'autore, qua e là, nelle sue
pagine, riduce l'imagine e il pensiero, per brevità, «al motto d'un
anello», come direbbe Amleto; e ne esce una musica delle più inattese,
che può essere bella, che può essere brutta, ma che non è la fanfara
festiva e stridente a cui siamo abituati.
E così, per dare alcuni altri pochi esempi, ecco «la giornata simmetrica
che si dissolve nel circolo del tempo», «gli amici, figure scialbe
divenute più pallide in quell'ora di porpora», ed ecco imagini anche più
inquietanti: «Egli avrebbe potuto comporre un facile poema, se avesse
avuto l'espressione letteraria e la pazienza d'arrestare gli scoiattoli
molleggianti sulle branche della fantasia». «Era dunque possibile che le
agili e bianche dita salissero al corpetto e intonassero la sinfonia
classica dei bottoni che si slacciano?».
Con questa sinfonia, chiudiamo; quantunque per tutto il libro, per tutte
le pagine; siano sparse largamente imagini così poco usate; e mentre
stiamo per riporlo, ci cade sotto gli occhi ancora questo inatteso
pensiero: «la voluttà più astuta non lascia traccia se non in ricordi simili
a pigmei, i quali corrano dove son passati i giganti».
Bisogna dirlo: un libro simile, e in quei tempi, non poteva passare
inosservato; e mentre l'autore di Roberta aveva scritto con ingenuità
sincera, cercando d'animare innanzi a se stesso le fantasie
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