LANCIOTTO. 
... Alla mia sposa! 
SCENA III. 
UN PAGGIO E DETTI. 
PAGGIO. 
L'ingresso chiede un cavalier. 
FRANCESCA. 
(A Guido.) 
Tu d'uopo
Hai di riposo: alle tue stanze, o padre,
Vieni. (Parte con 
Guido.) 
SCENA IV. 
LANCIOTTO E IL PAGGIO. 
LANCIOTTO. 
Il suo nome? 
PAGGIO. 
Il nome suo tacea:
Supporlo io posso. Entrò negli atrii, e forte
Commozïone l'agitò: con gioja
Guardava l'armi de' tuoi avi appese
Alle pareti: di tuo padre l'asta
E lo scudo conobbe. 
LANCIOTTO. 
Oh Paolo! Oh mio
Fratello!
PAGGIO. 
Ecco a te viene. 
SCENA V. 
PAOLO E LANCIOTTO _si corrono incontro e restano lungamente 
abbracciati._ 
LANCIOTTO. 
Ah, tu sei desso,
Fratel! 
PAOLO. 
Lanciotto! mio fratello!--Oh sfogo
Di dolcissime lacrime! 
LANCIOTTO. 
L'amico,
L'unico amico de' miei teneri anni
Da te diviso, oh, come a 
lungo io stetti. 
PAOLO. 
Qui t'abbracciai l'ultima volta... Teco
Un altr'uomo io abbracciava: ei 
pur piangea...
Più rivederlo io non doveva? 
LANCIOTTO. 
Oh padre! 
PAOLO. 
Tu gli chiudesti i moribondi lumi.
Nulla ti disse del suo Paolo? 
LANCIOTTO. 
Il suo
Figliuol lontano egli moria chiamando.
PAOLO. 
Me benedisse?--Egli dal ciel ci guarda,
Ci vede uniti e ne gioisce. 
Uniti
Sempre saremo d'ora innanzi. Stanco
Son d'ogni vana ombra 
di gloria. Ho sparso
Di Bizanzio pel trono il sangue mio,
Debellando città ch'io non odiava,
E fama ebbi di grande, e d'onor 
colmo
Fui dal clemente imperador: dispetto
In me facean gli 
universali applausi.
Per chi di stragi si macchiò il mio brando?
Per 
lo straniero. E non ho patria forse
Cui sacro sia de' cittadini il sangue?
Per te, per te, che cittadini hai prodi,
Italia mia, combatterò; se 
oltraggio
Ti moverà la invidia. E il più gentile
Terren non sei di 
quanti scalda il sole?
D'ogni bell'arte non sei madre, o Italia?
Polve 
d'eroi non è la polve tua?
Agli avi miei tu valor desti e seggio,
E 
tutto quanto ho di più caro alberghi! 
LANCIOTTO. 
Vederti, udirti, e non amarti... umana
Cosa non è.--Sien grazie al 
cielo, odiarti
Ella, no, non potrà. 
PAOLO. 
Chi? 
LANCIOTTO. 
Tu non sai:
Manca alla mia felicità qui un altro
Tenero pegno. 
PAOLO. 
Ami tu forse? 
LANCIOTTO. 
Oh se amo!
La più angelica donna amo... e la donna
Più sventurata. 
PAOLO.
Io pur amo; a vicenda
Le nostre pene confidiamci. 
LANCIOTTO. 
Il padre
Pria di morire un imeneo m'impose,
Onde stabile a noi pace 
venisse.
Il comando eseguii. 
PAOLO. 
Sposa t'è dunque
La donna tua? nè lieto sei? Chi è dessa?
Non 
t'ama? 
LANCIOTTO. 
Ingiusto accusator, non posso
Dir che non m'ami. Ella così te amasse!
Ma tu un fratello le uccidesti in guerra,
Orror le fai, vederti niega. 
PAOLO. 
Parla,
Chi è dessa? chi? 
LANCIOTTO. 
Tu la vedesti allora
Che alla corte di Guido... 
PAOLO. 
Essa... 
(Reprimendo la sua orribile agitazione.) 
LANCIOTTO. 
La figlia
Di Guido. 
PAOLO. 
E t'ama! Ed è tua sposa?--È vero;
Un fratello... le uccisi...
LANCIOTTO. 
Ed incessante
Duolo ne serba. Poichè udì che in patria
Tu ritornavi, 
desolata abborre
Questo tetto. 
PAOLO. 
(Reprimendosi sempre.) 
Vedermi, anco vedermi
Niega?--Felice io mi credeva accanto
Al 
mio fratel.--Ripartirò... in eterno
Vivrò lontano dal mio patrio tetto. 
LANCIOTTO. 
Fausto ad ambi ugualmente il patrio tetto
Sarà. Non fia che tu mi 
lasci. 
PAOLO. 
In pace
Vivi; a una sposa l'uom tutto pospone.
Amala...--Ah, prendi 
questo brando, il tuo
Mi dona! rimembranza abbilo eterna
Del tuo 
Paolo. 
(Eseguisce con dolce violenza questo cambio.) 
LANCIOTTO. 
Fratel... 
PAOLO. 
Se un giorno mai
Ci rivedrem, s'io pur vivrò... più freddo
Batterà 
allora il nostro cuor... il tempo
Che tutto estingue, estinto avrà... in 
Francesca
L'odio... e fratel mi chiamerà. 
LANCIOTTO. 
Tu piangi.
PAOLO. 
Io pure amai! Fanciulla unica al mondo
Era quella al mio sguardo.... 
ah, non m'odiava,
No; non m'odiava. 
LANCIOTTO. 
E la perdesti? 
PAOLO. 
Il cielo
Me l'ha rapita! 
LANCIOTTO. 
D'un fratel l'amore
Ti sia conforto. Alla tua vista, a' modi
Tuoi 
generosi placherassi il core
Di Francesca medesma... Or vieni... 
PAOLO. 
Dove?...
A lei dinanzi... non fia mai ch'io venga! 
FINE DELL'ATTO PRIMO. 
ATTO SECONDO. 
SCENA PRIMA. 
GUIDO E FRANCESCA. 
FRANCESCA. 
Qui... più libera è l'aura. 
GUIDO. 
Ove t'aggiri
Dubitando così? 
FRANCESCA.
Non ti parea
La voce udir... di... Paolo? 
GUIDO. 
Timore
Or di vederlo non ti prenda. Innanzi
Non ti verrà, se tu nol 
brami. 
FRANCESCA. 
Alcuno
Gli disse ch'io... l'abborro? glien duol forse? 
GUIDO. 
Assai glien duol. Volea partir; Lanciotto
Ne lo trattenne. 
FRANCESCA. 
Egli partir volea? 
GUIDO. 
Or più quieto hai lo spirto. Oggi Lanciotto
Spera che del fratel suo la 
presenza
Tu sosterrai. 
FRANCESCA. 
Padre, mio padre! Ah, senti...
Questo arrivo... deh, senti, come forti
Palpiti desta nel mio sen!--Deserta
Rimini mi parea; muta, funebre
Mi parea questa casa; ora... Deh, padre,
Mai non lasciarmi, deh, mai 
più! Sol teco
Giubilar oso e piangere; nemico
Tu non mi sei... Pietà 
di me tu avresti,
Se... 
GUIDO. 
Che? 
FRANCESCA.
Se tu sapessi...--Oh, quanto amaro
M'è il vivere solinga! Ah, tu 
pietoso
Consolator mi sei!... Fuorchè te, o padre,
Non evvi alcun 
dinanzi a cui non tremi,
Dinanzi a cui tutti del core i moti
Io non 
debba reprimere... Nascosto
Non tengo il cor; facil s'allegra e piange:
E mostrar mai nè l'allegria nè il pianto
Lecito m'è. Tradirmi posso; 
guai,
Guai se con altri un detto mi sfuggisse!...
Tu... più benigno 
guarderesti i mali
Della tua figlia... E se in periglio fosse...
Ne la 
trarresti con benigna mano. 
GUIDO. 
No, il cor nascosto tu non tieni... I tuoi
Pensier segreti... più non son 
segreti,
Quando col tuo tenero padre stai. 
FRANCESCA. 
Tutto... svelarti bramerei... Che dico?
Ove    
    
		
	
	
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