Vangel mi venian 
racconsolando;
Sempre la Croce occultamente amai. 
Ed il maggior mio gaudio era allorquando
In una chiesa io stava, i dì 
beati
Di mia credente infanzia rammentando: 
Que' dì pieni di fede, in che insegnati
Dal caro mi venian labbro 
materno
I portenti onde al ciel siamo appellati! 
Di nuovo fean di me poscia governo
La incostanza, gli esempi, ed il 
timore
Dell'altrui vile e tracotante scherno; 
E l'ira tua mertai per tanto errore:
Ma gl'indelebili anni che passaro
Ritesser non m'è dato, o mio Signore! 
Presentarti non posso altro riparo
Che duolo e preci e fè nel divo 
sangue,
Di cui non fosti sulla terra avaro 
Per chiunque a' tuoi piè pentito langue. 
A DIO. 
            Et  anima  mea  illi  vivet. 
                    (_Ps_  21). 
D'uopo ho d'amarti, e d'uopo ho che tu m'ami,
O tu che per amar mi
desti un cuore!
Son mal fermi quaggiù tutti i legami,
Tu sei solo 
immutabile, o Signore!
S'amo creati cuor, fa ch'io rïami
In essi te 
che mi comandi amore:
Se d'altri il braccio mi sostiene alquanto,
Sostenga essi con me tuo braccio santo. 
Ov'anco intorno a me sien petti cari,
No, mai bastar non ponno al mio 
conforto;
Spesso agitato da cordogli amari
Lo sguardo mio sui lor 
sembianti io porto;
Ma del mio mal tosto li bramo ignari,
E 
compongo a letizia il viso smorto,
E so che anch'essi per affetto 
eguale
Celan sovente del dolor lo strale. 
E più volte ho provato in petti umani
D'espandere l'arcana angoscia 
mia,
E come a Giobbe i consiglier suoi vani,
In me quelli 
accrescean melanconia;
E chi i gemiti miei diceva insani,
Chi 
crollava la testa e non capìa,
Chi fingea compatir, mentre in secreto
Io lo scorgea de' miei tormenti lieto. 
Sì ch'or per la pietà che agli uni io deggio,
Perchè tenera brama han 
del mio bene,
Ora per non esportili al vil dileggio
Dell'alme 
giubilanti alle mie pene,
Poco agli uomini parlo, e poco alleggio
Tra loro il duol che in me dominio tiene;
Ma sfogar pur sospiro i lutti 
miei,
E tu, Signor, mio confidente sei! 
Fa ch'io ti senta sempre a me vicino:
Troppo la solitudin m'addolora!
Posar vo' il cor sovra il tuo cor divino
Voglio dirti i miei sensi a 
ciascun'ora!
Traggimi in qual pur sia fiero cammino,
Purchè teco io 
respiri, e teco io mora:
Tutti i dolori a te d'accanto accetto,
Di 
viverti discaro io sol rigetto. 
Per aver l'amor tuo che far degg'io?
Pregar soltanto? Ah no, il pregar 
non basta!
Debbo immagine in terra esser di Dio,
Debbo luttar 
contro a natura guasta,
Debbo aver di giustizia alto desìo,
Debbo 
non abborrir chi mi contrasta,
Debbo amar tutti, anco i più rei nemici,
Ed, ove il possa, oprar che sien felici.
Donami quell'amor, ma il dona insieme
A chi meco vïaggia sulla 
terra:
Fra gl'inamanti cuori il cuor mio geme
E impicciolisce, e sua 
virtù s'atterra;
Fra i malignanti cuori il cuor mio freme,
E orgoglio 
oppone a orgoglio, e guerra a guerra
Fra gli odii altrui l'anima mia è 
infeconda;
D'alti esempi d'amor, deh, la circonda! 
Con te, Signor, con te stringo alleanza:
Perdonerò a' mortali, a me 
perdona;
Amerò tutti, perchè han tua sembianza,
Perch'io son tua 
fattura, amor mi dona;
Amerò tutti, ma con più esultanza
Chi fra le 
braccia tue più s'abbandona;
Amerò tutti, ma con più fervore
Chi 
più simile al tuo mi mostra il core! 
Amar vogl'io, di quell'amor che avvampa
In te, e ne' tuoi più nobili 
viventi,
Di quell'amor che da' rei lacci scampa,
Di quell'amor che 
regge infra i tormenti,
Di quell'amor che all'universo è lampa
Nella 
chiesa infallibil de' redenti,
Di quell'amor sì pio, sì ver, sì forte,
Che 
abbella e vita, e gioie, e strazi, e morte! 
DIO AMORE. 
            Domine,  qui  amas  animas. 
                 (_Sap_.  11,27.) 
Amo, e sovra il cor mio palpitò il core
Del mio Diletto, ed era--ah! la 
tremante
Lingua osa dirlo appena--era il Signore! 
Il Signor che di gloria sfavillante
Regna ne' cieli, e sua delizia è pure
Il picciol uomo in questa valle errante! 
Ed attonite il mirano le pure
Intelligenze scendere ammantato
A 
questo erede di colpe e sciagure, 
Ed il povero verme lacerato
Sanar colle sue mani, e a tutti i mondi
Ridir sua gioia, se da tale è amato. 
Io lo vidi per baratri profondi
Movermi incontro, e gridar dolcemente:
«Perchè cotanto al mio desìo t'ascondi?»
E più e più appressavasi, e ridente
Più e più del suo viso era il fulgore,
E n'arsi ed arderonne eternamente. 
Amo, e sovra il cor mio palpitò il core
Del mio Diletto, ed era--ah sì! 
il proclamo
All'universo in faccia--era il Signore! 
Io lo vidi, il conobbi, ei m'ama, io l'amo! 
MARIA. 
            Fac  ut  ardeat  cor  meum. 
                
    
		
	
	
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