d'autunno, come 
ad una festa. 
I ragazzi, stando all'aria aperta in libertà, avrebbero acquistata tanta
salute; intanto essa avrebbe anche fatto delle economie. In quel pezzo 
di terra davanti alla casa dove lo zio coltivava i suoi fiori, essa s'era 
contentata di conservare qualche rosaio presso la porta d'ingresso, ma 
avea fatto piantare, nel resto del campo, cavoli, fagiuoli, piselli, patate, 
pomidoro, prezzemolo, insalatina e tutta la verdura che sarebbe 
bisognata per la casa, e quella verdura s'era offerto a coltivargliela un 
vicino; così non avea spese: poi al villaggio tutto era più a buon 
mercato che in città; insomma essa era felice di questo suo disegno. Era 
soltanto preoccupata degli studii dei suoi fratelli, perchè, se dovevano 
ripetere gli esami, allora addio campagna! avrebbe forse dovuto 
rinunciarvi, e a quel pensiero si sentiva stringere il cuore. 
 
GLI ESAMI. 
Era una giornata calda nel cuor dell'estate. Elisa e Giannina che 
frequentavano le scuole elementari, e Carlo che andava al ginnasio, 
dovevano far l'esame appunto in quel giorno, e Maria, ansiosa di 
saperne l'esito, andava ogni tanto alla finestra per vederli spuntare di 
lontano. 
Vennero prima le bambine contente, avevano risposto bene ed erano 
certo passate. Carlo invece entrò di cattivo umore, e tutto furioso gettò 
il cappello da una parte e i libri dall'altra. Maria si sentì dare un colpo al 
cuore, e capì subito che cosa significasse quella furia. 
--Gli esami non sono andati bene?--chiese con un sospiro. 
--Il professore è un asino,--disse Carlo irritato. 
--Sarai tu un asino, che non avrai saputo rispondere; almeno lo 
confessassi, e non fossi tanto presuntuoso. Dunque non sei passato? Me 
l'aspettavo. 
--Mi domandò certe cose difficili; poi i compagni mi facevano ridere, 
mi sono confuso, ecco. 
--Mi dispiace,--disse Maria con amarezza,--così tutti per colpa tua
dovranno rinunciare alla campagna. 
--Non dir questo, Maria, posso studiare anche là, anzi studierò meglio 
in mezzo alla quiete campestre. 
--Gli è che forse non avrai più bisogno di studiare. Sai che cosa ha detto 
il babbo? Se non passi ti metterà ad un mestiere, almeno ti guadagnerai 
il pane. 
--Siete matti,--disse Carlo,--io far l'operaio? Mai più. Lo sai, io voglio 
diventare un personaggio celebre, un eroe. 
Le sorelline si misero a ridere. 
Maria gli disse che principiava molto bene; del resto sarebbe meglio 
diventare un buon operaio, che un cattivo dottore. 
--Non lo dire al babbo che l'esame è andato male.--disse 
Carlo,--studierò e ti prometto di non ripetere l'anno; non lo dire al 
babbo, ti prego. 
--Non lo dirò, ma lo verrà a sapere, lo domanderà ai professori. 
--Spero che non avrà tempo. 
--Però in villa ci andiamo, non è vero, Maria? chiese colla sua 
--grazietta Giannina, la bimba più piccola. 
--In villa?--disse Maria.--Non è una villa la nostra, ma una povera 
casetta di campagna. 
--Se Elisa raccontò ad Angiolina Merli che avevamo una bella villa, 
con un bel giardino!... 
--Sempre le tue solite fanfaronate,--disse Maria rivolgendosi con 
accento severo ad Elisa.--Possibile che non ti corregga mai di questo 
vizio? 
--Tutte raccontano che vanno in villa e parlano di viali ombrosi, di
giardini fioriti, e l'ho raccontato anch'io, per non essere da meno dello 
altre. 
--Lo sai che non voglio che tu dica quello che non è vero. 
--L'Angiolina non può mica vedere. 
--È forse la figlia della cucitrice? È una buona ragazza. 
--Sì,--disse Giannina,--è la più attenta di tutta la scuola, e quando Elisa 
raccontava della villa avea le lagrime agli occhi pensando che i suoi 
genitori erano tanto poveri e non potevano andare nemmeno a respirare 
un po' d'aria buona; essa diceva: «Invece di una villa mi contenterei di 
andare in una capanna, pur di essere all'aria aperta e vedere un po' di 
verde.» 
--Ebbene, la inviteremo a venire con noi,--disse Maria,--è una brava 
ragazza, conosco sua madre e si fa un'opera buona, così anche vedrà la 
differenza che passa fra la villa fantastica che le ha descritta Elisa e la 
casa modesta dove andiamo ad abitare. 
Elisa s'era fatta tutta rossa e diceva: 
--Maria, ti prego, non farlo, lo racconterà alle compagne e rideranno di 
me. 
--Sarà il tuo castigo, così imparerai a non esagerare le cose e a non farti 
credere più di quello che sei. 
--Piuttosto invita l'Evelina,--disse Elisa. 
--Ti pare? Essa è abituata a viver più riccamente di noi, ci dovremmo 
mettere in impegno e far delle spese, e poi non si troverebbe bene; 
invece per Angiolina non cambiamo nulla delle nostre abitudini e si 
troverà bene come una regina. Evelina sarebbe un disturbo inutile 
perchè non ho nessuna intenzione di fare degli inviti; riguardo ad 
Angiolina si fa una buona azione. Così uno di questi giorni andremo 
dalla signora Merli per invitarla.
--Chissà se sua madre la lascerà venire!--disse Elisa.--Sarei proprio 
contenta che non le desse il permesso. 
In questa speranza si calmò, ma era sempre preoccupata dal dubbio che 
Angiolina accettasse,    
    
		
	
	
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