di rimprovero. 
E Drollino a furia di sentire quella vocina dire che i moccoli non stanno
bene cominciò ad arrossire ogni volta che, per caso, gliene sfuggiva 
detto uno. Non già che non fosse stato mosso qualche appunto al suo 
linguaggio, anche prima; ma chi gli faceva queste osservazioni gliele 
faceva a suon di ceffoni e di tirate d'orecchio ed egli trovava più 
comprensibile il linguaggio di Milla. 
Erano bimbi affatto e giocavano di gran cuore. Egli le usava certe 
attenzioni, delle quali nessuno l'avrebbe creduto capace. Le compose 
un'altalena, e le rimproverò la sua dappocaggine e la sua paura dei 
cavalli. Le portava degli uccellini semivivi, dei gatti d'una magrezza 
incredibile; una volta le portò persino una marmotta, ancor mezzo 
addormentata. Essa serbava spesso per lui qualche dolce del desinare. 
Allora Drollino, che era fiero e non voleva mangiare i dolci a ufo, le 
recava delle pesche stupende rubate per lei con somma maestria e non 
lieve pericolo, dal frutteto stesso della villa. La bambina, complice 
innocente, mangiava con piacere le frutta proibite! Invertita, ma pur 
sempre la scena eterna di Adamo ed Eva! 
Il Principe aveva visto più volte sul viale i due piccoli compagni di 
gioco, ma la cosa non gli fece la minima impressione. Trovò anzi che 
era naturalissimo. E lo era infatti, col sistema e le abitudini quel tempo 
in cui egli pure era stato bambino! 
Drollino giocava molto e parlava poco. Ma ora che era proprio in 
confidenza colla Milla gli veniva fatto ogni tanto di accennare alla sua 
grande, indomabile passione, i cavalli. Oh come rimpiangeva l'epoca 
anteriore alla disgrazia di suo padre!--Oh se sapessi, Milla.... 
cos'è!...--S'animava narrando le gioie della vita libera, le voluttà delle 
corse sfrenate in groppa ai puledri vellosi! Oh! se l'avesse lui.... un 
cavallo! Ma lo avrebbe voluto piccolo, appena nato, per poterlo domare, 
educare.... Suo! suo! suo!... gli occhi gli scintillavano d'entusiasmo. 
Un giorno capitò sul viale come un uragano. 
--Oh Milla! se sapessi! è nata or ora.... lì in scuderia.... da Rowena. 
--Chi?...--chiese innocentemente la bambina.
--Una puledrina!... Se la vedessi! dicono che sarà una meraviglia. È 
grande così, guarda, come Lupo, il mastino di guardia! Se fosse mia, ah 
Cris.... 
Si fermò perchè Milla faceva un visino scandalizzato.... Alzò le spalle, 
con un atto sprezzante poi, di volo, ritornò verso la scuderia. 
Ci stette tardi, sin che potè.... sinchè il mozzo di guardia non lo mandò 
via minacciandolo d'una pedata. Implorò di poter passare la notte, lì 
sulla paglia, accanto alla neonata. Ma invano. In scuderia, passate le 
dieci, non potevano rimanere se non le persone addette al servizio 
notturno. 
Uscì agitatissimo, con un desiderio febbrile di tornare là dentro. Non 
poteva spiccarsi dai pressi della scuderia. Ronzava continuamente 
attorno all'uscio serrato, correva di qua e di là, assorto nel pensiero che 
tutto lo dominava; aspettando impazientemente l'alba che gli avrebbe 
agevolata l'occasione di tornare in quel paradiso perduto e di cacciarsi 
in un cantuccio. Oh! non importa dove, pur che fosse là, vicino al box, 
dove Rowena collo sguardo stanco memore del male sofferto e fatta 
ancor più intelligente dalla recente maternità, fissava la piccola 
bestiolina pelosa che ancora non sapeva reggersi in piedi. 
Così venne la mezzanotte. 
Era un tempaccio tempestoso: una luna color di sangue acceso 
battagliava con una irosa schiera di nuvoloni plumbei, che la volevano 
affogare. Lontano lontano, in un denso nereggiamento dell'orizzonte, si 
susseguivano, con un brontolìo cupo e prolungato, tre o quattro voci di 
tuoni, intesi a soperchiarsi l'un l'altro. A un tratto, in mezzo a una folata 
di vento che passava, soffocata rasente al suolo, Drollino sentì poco 
lungi un certo fischio sommesso, che col vento non aveva nulla a che 
fare. 
--Cosa sarà?--disse il ragazzo insospettito ma senza paura. Era già 
nell'ombra; vi rimase, anzi s'ingolfò meglio nel buio, passando dietro 
una gran macchia di ortensie e coll'acutissimo sguardo prese a indagare, 
per quanto gli riesciva, il vasto sfondo del viale. Non andò guari che un
secondo fischio, ma stavolta appena percettibile all'udito, gli giunse da 
quella direzione. Poi vide confusamente un gruppo di due o tre persone 
camminare lente, con somma cautela, verso il fianco settentrionale 
della villa.... dove per l'appunto si trovavano le dispense e i tinelli della 
servitù. Drollino indovinò che quella silenziosa comitiva erano ladri. 
Non si sgomentò, non smarrì nessuna delle sue facoltà. Senti un'acre 
gioia di averli veduti, di potere sventar i loro progetti.--Ah! 
birbanti!--pensò con trasporto....--or ora vi servo io!... 
Svoltò l'angolo della villa, si mise pel fossatello, e, scivolando come 
una serpe per l'erba agitata dal vento, fu in un lampo alla corte rustica. 
Svegliò il fattore, un vecchio animoso, che alla sua volta destò e fece 
armare frettolosamente cinque o sei dei più arditi famigli. Guidata da 
Drollino, la piccola comitiva avviata a sorprendere i malviventi si recò 
nel luogo    
    
		
	
	
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