dopo la sua 
partenza, che cosa fosse avvenuto di quel giovine biondo, dallo sguardo 
e dal portamento severo, che si vedeva qualche volta per via; perchè lo 
si chiederebbe adesso? I due o tre che lo conoscevano un po' da vicino, 
sono dispersi anch'essi sulla faccia della terra; poi gli eventi molteplici 
e tempestosi di questi ultimi anni sono passati su di noi tutti, ed hanno 
cancellato perfino la sua pallida figura dall'albo delle ricordanze, 
fuggevoli come la impronta fotografica che non è stata anche fermata 
sul vetro dal.... aiutatemi a dire..... dal cloruro d'oro. Unico suo amico
rimasto sulla breccia, e non immemore mai, so che c'era, perchè l'ho 
amato di molto; so che è andato via, perchè l'ho accompagnato alla 
calata del porto, dond'è partito per alla volta d'Alessandria d'Egitto, 
perchè ricevo spesso sue lettere, ed una or non è molto da Bombay, 
nella quale mi dice che certamente non tornerà più in Europa. 
Ell'è una storia semplice, la sua; è la storia di un gentil cuore, ed io amo 
raccontarvela, perchè onora la specie umana, la quale, pigliata in 
complesso, si disonora tanto al cospetto di Dio, con tutte le sue ire 
ingenerose e i suoi ignobili amori. 
Guido Laurenti era l'ultimo rampollo di una ricca famiglia della Liguria 
occidentale, il che è quanto dirvi che era ricco egli stesso; ma, più assai 
che di danaro, era ricco d'ingegno e di nobiltà di carattere. Non pativa 
difetto di nulla per essere noverato e celebrato tra i primi; ma non gli 
andava a' versi, e se ne stava da sè, vivendo alla cheta, con pochi amici 
e molti libri, che sono i migliori amici del mondo. 
Quando io lo conobbi, egli dimorava in una di quelle gaie viottole, così 
frequenti a Genova, dove la montagna, disposta ad anfiteatro, manda 
verso il piano tante collinette digradanti. Le piccole valli sono diventate, 
o diventano, larghe e magnifiche strade: su per le colline laterali 
s'inerpicano le viottole, tra muri di giardini e di ville, e fianchi di 
palazzine gelose. Ora io non dirò in quale di tante viottole dimorasse 
Laurenti; indovinate, tra quelle di S. Gerolamo, dei Cappuccini, di S. 
Bartolomeo degli Armeni, e qualchedun'altra lì presso. 
La casa era piccina; due piani, con sei camere per ciascheduno; dipinta 
da fuori di colore aranciato, che era una vaghezza a vederla; uno dei lati 
coperto, fino al cornicione del pian di sopra, da una spalliera di gaggia 
e di gelsomini; al pian terreno la sala, il salotto, il tinello, la cucina, la 
cameretta del servitore e quella di una vecchia fante, o cameriera che 
fosse; al pian di sopra la camera da letto, lo spogliatoio, la biblioteca, e 
tre camere per gli ospiti di Laurenti, che erano coleòpteri, lepidòpteri, 
uccelli, pesci, rettili impagliati, conchiglie, denti ed altri avanzi di 
animali e piante fossili. 
Imperocchè, già lo sapete, studio prediletto e passatempo di Guido
Laurenti era la storia naturale. Egli aveva incominciato colla botanica e 
colla entomologia, scienze vicine di casa, come è vicino l'insetto al 
fiore, ma era presto salito per tutti gli altri rami delle scienze naturali. 
Non si è appassionati cultori della flora, senza darsi anche allo studio 
della fauna, nè dell'una e dell'altra, viventi, senza correre alle estinte, le 
cui forme sono eternate nel grembo della terra. Gli è uno studio che 
affascina, e accade allo studioso come a quel tale cacciatore della 
leggenda, che fu condotto dai voli di un merlo fantastico da un capo 
all'altro d'Europa. Dalla osservazione della natura in tutti i suoi grandi 
periodi, nasce il desiderio di approfondire le origini. L'antichità della 
terra, scritta in vaste pagine stratiformi, conduce difilati al problema 
della costituzione della materia, a quella sostanza vaporosa che turbinò 
un giorno nello spazio, agitando e rassodando in sè medesima tutti i 
germi delle cose. Per tal guisa, di naturalisti si diventa astronomi; si 
corre di analogia in analogia, di ipotesi in ipotesi, a bisdosso delle 
comete; si naviga da Marte ai pianeti telescopici, da Giove a Saturno, a 
Urano, a Nettuno, e si è balestrati fuori del sistema solare a investigare i 
segreti della Via lattea. La scienza è una grande catena; la cellula che 
forma il tessuto organico del microscopico infusorio e le sterminate 
migliaia di mondi che si riflettono in un cantuccio di lente del vostro 
telescopio, sotto la pallida forma di una nebulosa, sono i due capi della 
catena, che ambedue si saldano nell'infinito, nello infinito dove l'anima, 
sbigottita dapprima, vacilla e dubita di sè stessa, poi confidente si 
addorme. 
Guido Laurenti era tutto a questi studi geniali, alternando le materie, e 
la teorica colla pratica. Mattiniero come le lodole, dava le prime ore 
alla botanica del suo giardino, volonterosamente inchinandosi a tutti gli 
uffici del perfetto giardiniere. Sarchiava, innaffiava le sue aiuole, 
potava i rami, curava le margotte, maritava    
    
		
	
	
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