patrimonio suo, ma e ad un punto e 
della Italia. Gli uomini di arme, comunque nella mano prodi, ai nostri 
giorni ci diedero e ci danno tali e tanti esempi di miserabilissime calate, 
che il Garibaldi sentì il dovere di mettere fuori la sua apologia: ora 
cotesta maniera di apologie si scrive col sangue; ed ei col suo sangue la 
scrisse. Il Garibaldi mostrò essersi ingannato, come il popolo s'inganna 
spesso perchè generoso e fidente. Di qui, se arguto intendi, 
comprenderai le ragioni ond'egli solo, o quasi, e certamente non in 
sembianza di cui si apparecchia a combattere, egli si accinse a compire 
il suo debito: alla espiazione bastava solo: e di qui il motivo pel quale 
sopraffatto, crebbe, nello amore del popolo: la gloria di capitano invitto 
rimase intera a colui, che debole ed aborrente la zuffa, si trovò 
circondato da eserciti, e da condottieri bramosi di sangue; la gloria di 
onesto crebbe; e il popolo italiano oggi ha sete, gli è proprio assetato di 
Onestà. Il Garibaldi Anteo del nostro secolo, o lo rovescino a terra, o lo 
sollevino al cielo raddoppia sempre la forza; vicino a terra gliela 
somministra il popolo; accosto al cielo gliela partecipa Dio.
I coperchi degli avelli romani sollevati dalla voce del Capitano del 
popolo non si sono richiusi; come tante bocche aperte gridano:--codardi! 
eroi da teatro! a Roma non si va che con ardimento romano.-- 
Roma venne tratta dinanzi come l'arco di Ulisse; bisogna curvarlo o 
morire. O Proci, divoratori della sostanza altrui, badate, Ulisse è già 
approdato in Itaca. 
Ma intanto che i fati si compiono, bisognerebbe che gl'intelletti divini 
imprendessero due compiti, pure aspettando d'imprendere il 
terzo.--Roma un dì ebbe il popolo;--a ripigliarsi Roma, giorno e notte si 
travaglia il popolo;--il popolo, in avvenire prossimo, si acquisterà 
Roma. Pertanto alla Italia adesso farebbero mestieri tre uomini, Omero, 
Macchiavello, ed Erodoto... il guerriero ci è. 
Omero per consolare con la luce del canto le anime di coloro i quali da 
tutte parti d'Italia convennero a Roma a fare la prova con documenti di 
sangue, che la Città eterna è patrimonio degl'italiani. 
Macchiavello per insegnare con quali modi i popoli caduti ritornino in 
fiore, e come i deboli devano adoperare per rifarsi gagliardi;--e più 
ancora chiarire le menti, che ogni disagio deva sopportarsi a patto di 
costituirci nazione. Se il Demonio, o volesse, o potesse venire al mondo 
per istrascinare nel suo inferno Papa, e Borbone, e di ogni risma 
stranieri, ben venga il Demonio; noi lo saluteremo: Demonio I rè 
d'Italia; purchè venga armato di ferro, e di fuoco.-- 
Erodoto, il fortunato, il quale poichè la Italia andrà famosa di battaglie 
come quelle di Maratona, di Platea, delle Termopili, di Salamina, e di 
Mycale, potrà sotto la ispirazione delle Muse dettarne la Storia, e 
leggerla al popolo fatto per entusiasmo divino nelle Olimpiadi e nelle 
Panatenee nostre. 
Le storie dei grandi gesti scritte dal popolo, solo la Immortalità accetta 
e ripone dentro i suoi archivi; dalle altre, dettate da gente di corte e 
venduta, ella ritira le mani come da cosa immonda.-- 
Ora in Italia dov'è Omero? Dove Macchiavello? In qual terra nacque
Erodoto? E lasciamo questi ingegni magni da parte.... dov'è chi accenni 
portare sul capo la fiammella del Paracleto fra noi? Come l'uccello, 
secondo la stupenda similitudine di Dante, che su l'aperta frasca fisa la 
plaga di oriente pure aspettando che sorga l'alba, io mi volgo da tutti i 
quattro venti, smanioso di vedere sorgere la luce nuova di faccia a cui 
gl'ingegni nostri diventino quale si fa il lume di candela quando splende 
il sole nella gloria dei suoi raggi; ma, ahimè! da lungo tempo io 
lamento il secolo apparirmi simile all'uffizio della settimana santa dove 
al finire di ogni salmo spengono un cero; ed oscurata la chiesa, si 
annunziano poi le tenebre con le battiture. 
Senza paura, come senza offesa io lo dirò; non basta la gagliardìa; anco 
i gladiatori erano forti; e corre gran tratto tra coraggio, e coraggio; anco 
i gladiatori erano animosi, e sostentavano la vita per darsi la morte 
dinanzi ai Quiriti. La vita consolata da affetti, decorosa di sapienza, 
pura da colpa è sagrifizio degno della Patria; chi butta là la vita bestiale, 
fastidiosa, e contaminata offre alla Patria la offerta di Caino. I sommi 
capitani in antico comparvero eroi però che con lo intelletto 
intendessero e col cuore sentissero quello perchè combattevano, e 
palpitassero prima per la Patria poi per loro; nè le armi, già instituto di 
vita o fine delle azioni, bensì, mezzo o via per tutela della Patria, e della 
famiglia. Cincinnato, compita la guerra, ripigliava il solco interrotto nel 
campo paterno. Oggi, si corre dietro a' gradi della milizia al pari che 
dietro una prebenda, e il divario, che occorre tra un capitano e un 
canonico, gli è questo: che    
    
		
	
	
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