molle elegantissimo erotismo dello 
Stecchetti! se tutti i romanzieri spaziassero con voi nell'ambiente 
sereno della famiglia e della società onesta, ovvero si tuffassero, in 
compagnia dello Zola, dentro i pantani della corruttela e del vizio! 
Io fo tanto di cappello al Carducci, trovo gustosissimo lo Stecchetti, 
delizioso De-Amicis, appetitoso lo Zola, squisitamente arguto il mio 
ottimo Farina; ma pure io mi riterrei assalito da un primo sintomo di 
imbecillità il giorno in cui mi sentissi tentato a posare da Carducci, da 
Stecchetti, da De-Amicis, da Farina e da quant'altri hanno l'onore di 
piacermi. 
E voi pure la pensate così, non è vero? Voi volete esser voi, niun altro 
che voi, sempre voi, senza la menoma pretesa di crear dei proseliti o di 
erigervi a caposcuola. 
Caposcuola! Che significa?... Victor Hugo lo fu, caposcuola--e 
nullameno, durante il suo patriarcato, quanti poeti, quanti romanzieri 
dissimili da lui grandeggiarono e ottennero la ammirazione del mondo! 
Qual parentela di indole e di gusto letterario tra Victor Hugo e 
Lamartine, tra Musset e Beranger, tra Dumas e Giorgio Sand, tra 
Flaubert e Alfonso Karr, tra Coppée e Zola? E in mezzo a tante altezze
fosforescenti, non è riuscito ad aprirsi una via e ad occupare un largo 
posto anche quel buono e poco ornato romanziere che si chiamò Paolo 
De-Kock, tanto vilipeso dagli insigni e tanto letto dalle moltitudini?... 
E da noi, in epoca recentissima, qual differenza tra Manzoni, Guerrazzi, 
Giovanni Prati, Giuseppe Giusti, Guadagnoli, ecc., ecc.!!! 
* 
Dunque--per concludere--non c'è proprio bisogno di seguire un andazzo 
od una scuola. Meglio essere asini per alcuni pochi, che figurare da 
scimmie al cospetto del mondo intero. 
E per oggi faccio punto. Quando verrete a trovarmi, ben altro avrò a 
dirvi su tale argomento, e voi mi direte il resto. Vi avverto che da due 
anni all'incirca i proseliti della gran scuola fanno un gran consumo di 
glauco; il biondo, lo scialbo, il grullo ed il brullo cominciano a scadere 
di moda. Tanto per vostra norma--perchè il giorno in cui vi accadesse 
in qualche vostra prosa di lasciar correre il glauco, io ne rimarrei 
grandemente allarmato. 
Nella mia Contessa di Karolystria non c'è ombra di glauco, statene 
sicuro. Trovatemi un altro libro recente di prosa o di versi che sia 
immune da questo contagio!... 
Vi stringo la mano cordialmente. 
A. GHISLANZONI.. 
Caprino Bergamasco, 12 maggio 1883. 
 
LA CONTESSA DI KAROLYSTRIA 
 
CAPITOLO I. 
Caracollando leggiadramente sulla groppa di una puledra maltese, in
sul cadere di una splendida giornata di ottobre, la contessa Anna Maria 
di Karolystria traversava la foresta di Bathelmatt. La contessa, 
contando di arrivare a Borgoflores poco dopo il tramonto, era partita 
dal suo castello alle due del pomeriggio. 
La città non era discosta, e la brava puledra, dopo quattro ore di marcia 
forzata, trottava ancora di lena colla foga baldanzosa dei suoi quattro 
anni. 
Quand'ecco, al cominciare di un'erta, tre figuraccie da metter la terzana 
al vederle, sbucano all'improvviso dai grossi tronchi degli alberi. 
--Alto là! grida una voce da toro. 
Uno dei tre figuri pianta una grinfa tra le nari della cavalla; l'altro 
appunta una rivoltella al petto della vezzosa cavalcatrice; il terzo, 
afferrando la contessa al polpaccetto di una gamba, la trae con poco 
garbo di sella slanciandola a dieci passi dalla strada maestra. 
Di là a dieci minuti, non rimaneva più nella foresta di Bathelmatt che 
una gentilissima figura di donna nuda, una formosa statua di alabastro 
vivente, che i ladri avevano spogliata di ogni superfluità signorile. Quei 
mascalzoni avean spiumata la contessa dei gioielli, delle vesti, delle 
lingerie, non rispettando che un bel paio di calzettine traforate e due 
elegantissimi stivaletti, armati di speroncini. 
--Che buoni ladri! che ladri discreti!--Non calunniamoli. Se non presero 
tutto; se fuggirono col grosso del bottino senza darsi la pena di scalzare 
il più bel modello di caviglia che mai uscisse dalle mani della natura, 
gli è che al momento in cui si accingevano a tagliare i legacci, i tre 
briganti erano stati sgomentati e posti in fuga dallo scalpito di un 
cavallo accorrente. Un cavallo, che sopraggiunge di trotto verso il 
luogo dove fu consumata una aggressione, apparisce sempre, 
nell'ombrosa fantasia dell'aggressore, sormontato da un carabiniere. 
Frattanto, la bella contessa era rimasta là.... ho già detto in qual 
semplice abbigliamento....
Dite un po', signorina, che fareste, se mai vi capitasse, e Iddio ve ne 
guardi, di cadere in una situazione identica a quella della nostra 
graziosa eroina?... Nuda come una Venere classica, nel mezzo di una 
foresta, ai lumi di un tramonto fosforescente, mentre un cavallo, 
probabilmente raddoppiato da un cavaliere, si avanza a galoppo 
concitato!... 
Fuggire.... Via! si vede che non avete pratica di foreste. Non sapete che 
le foreste son piene di ginepri e di vepri, i quali rimano perfettamente e 
pungono anche maledettamente le carni? 
Celarsi dietro un grand'albero, attendere che il cavallo    
    
		
	
	
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