son digressioni inutili. Ti raccomando il mio tenente. È un 
malato di cui ti affido la cura. Egli è già preparato ai tuoi sermoni, e, 
d'indole espansiva com'è, non dubito che si stimerà felice d'avere in te 
un catechista e una confidente. Soggiungo poi in gran segretezza, e di 
questo non parlare a Guido se non te ne parla egli pel primo, che in 
famiglia s'accarezza l'idea di fargli sposare una seconda cugina, una 
Del Monte che adesso ha le sottane corte ma che quando Guido sarà 
tornato dal suo viaggio (starà assente tre anni, pur troppo) sarà ormai in 
età da marito. La bimba è un vero bottoncino di rosa, ha trecentomila 
lire di dote che non guastano, e io scommetterei che, nonostante le 
sottane corte, ella è già innamorata fin sopra gli occhi del mio 
ufficialetto. 
Buondì, Teresa mia, leggi con pazienza questa lunga tiritera e scusa la 
seccatura che ti do. 
Un tenero abbraccio 
dalla tua MARIA. 
PS. Pare che, il Colombo non essendo ancora in caso di uscire
dall'arsenale, mio figlio ritarderà di qualche giorno la sua partenza per 
Venezia. Non importa; metto ugualmente questa lettera alla posta. Già 
confido che il ritardo sarà piccolo e che tu ti troverai in città all'arrivo 
del mio marinaio. 
La Teresa Valdengo piegò i due foglietti vergati in una calligrafia fina e 
minuta e spiranti un acuto profumo di patchouli, li ricacciò entro la 
busta ch'ella teneva sulle ginocchia e ripose ogni cosa in un cassetto 
della sua scrivania. Poi, con la testa arrovesciata sulla spalliera della 
seggiola, con le mani conserte in grembo, s'abbandonò ai pensieri, assai 
più tristi che lieti, che già da quindici giorni non le lasciavano tregua. 
Quindici giorni! Erano passati come un lampo, e il tempo che li aveva 
preceduti sembrava lontano d'un secolo. La pace soave dell'anima, la 
tranquilla sicurezza di chi può tenere la fronte alta in mezzo a una 
società leggera e corrotta, il rispetto di sè, la compiacenza d'essersi 
meritata l'affezione nobile e pura di un uomo superiore, tutto era 
dileguato, tutto viveva appena nel mondo delle memorie e dei sogni. Ed 
ella stessa, la Teresa, viveva in una specie di dormiveglia, che lasciava 
sussistere in lei la coscienza del vero, pur togliendole la forza di 
scuotere l'inerzia della volontà. O che sarebbe di lei quando si fosse 
destata interamente? 
Non cercava giustificarsi; sentiva bensì che uno strano concorso di 
circostanze aveva cospirato a' suoi danni. Il suo fido amico conte Mario 
Vergalli era partito per un viaggio pochi giorni prima che Guido di 
Reana giungesse; poche settimane prima era morto il dottor Pozzi, il 
vecchio medico che la conosceva da bambina e pranzava da lei un dì sì 
un dì no; le varie signore della società che l'ufficiale avrebbe potuto 
frequentare e che, così volentieri, si sarebbero incaricate di distrarlo, 
avevano preso il volo per la campagna; ella invece, per certi ristauri 
nella sua villa di Mogliano presso Treviso, era stata costretta a 
prolungare il suo soggiorno in città... Era sola, indifesa... 
Una scampanellata la fece trasalire.--Chi sarà?--Indi ella sorrise 
malinconicamente della sua ingenua domanda. Chi poteva essere fuori 
che lui? Chi altri veniva adesso in casa sua? Troppo spesso ci veniva, 
senza riguardo per la gente, senza riguardo per la servitù, ed ella ogni
volta era tentata di dirglielo, era tentata di accoglierlo meno bene, di 
riacquistare la piena padronanza di sè. Belle risoluzioni che restavano 
inadempiute. A che pro dargli un dispiacere? A che pro resistere... ora? 
 
II. 
Guido di Reana entrò senza nemmeno farsi annunziare. Anche questa 
era una cosa che le rincresceva. 
--Buona sera, Teresa. 
Non c'era nessuno di là?--ella disse tendendogli mollemente la mano e 
restando seduta. 
--C'era una delle donne che m'ha aperto--rispose il sottotenente, mentre 
prendeva quella mano nella sua e la sollevava fino alle labbra.--Ma 
conosco la strada... 
--Lo so... A ogni modo, quel capitar così come un fulmine... 
Egli avvicinò uno sgabello e le si pose accanto umile, carezzevole.--Oh 
mammina, non mi far quel cipiglio. 
La Teresa arrossì fino nel bianco degli occhi.--Non dir mammina. Sai 
bene che non voglio. 
--Non vuoi... adesso. 
--Appunto... Dovresti capirlo. 
Nei primi giorni, quand'egli le raccontava le sue pene ch'egli credeva e 
ch'ella aveva credute così acerbe e profonde, Guido, commosso 
dall'attenzione con cui la Teresa stava a sentirlo, commosso dalle 
parole affettuose ond'ella s'ingegnava di consolarlo, le aveva detto:--Oh 
come mi fa bene la sua compagnia! Come mi par di essere vicino alla 
mia mamma! Lasci che la chiami mammina.
Ella, scrollando amabilmente le spalle, aveva risposto:--Che 
fanciullaggini! 
Ma nello steso tempo gli aveva permesso di darle quel nomignolo che 
le pareva conciliare la simpatia ch'ella provava pel figliuolo della sua 
amica col rispetto ch'egli doveva portarle. 
Ahimè, un giorno la mammina aveva asciugato con una lieve carezza 
una lacrimetta che tremolava sul ciglio del    
    
		
	
	
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