Igiene dei piaceri secondo le età, i
by Auguste Debay 
 
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temperamenti e le stagioni, by Auguste Debay This eBook is for the 
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Title: Igiene dei piaceri secondo le età, i temperamenti e le stagioni 
Author: Auguste Debay 
Translator: Gianpietro Introzzi 
Release Date: August 8, 2005 [EBook #16489] 
Language: Italian 
Character set encoding: ISO-8859-1 
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DEI PIACERI SECONDO *** 
 
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CURIOSITÀ FISIOLOGICHE 
 
*IGIENE DEI PIACERI* 
SECONDO 
LE ETÀ, I TEMPERAMENTI E LE STAGIONI 
DI *A. DEBAY* 
RIDUZIONI DAL FRANCESE DEL D. Introzzi Gianpietro 
 
GIOVANNI GNOCCHI EDITORE MILANO 
1886. 
 
Bergamo--Stab. Tip. Frat. Bolis. 
 
================ 
CAPITOLO I. 
*Definizione del piacere.* 
================ 
La vita dell'uomo è un misto di piaceri e di dolori. Queste due 
sensazioni del pari forti e diametralmente opposte si agitano nell'animo 
umano, lottano incessantemente tra loro, e a vicenda si vincono, ma ben 
di rado si cancellano. L'uomo portato dalla sua natura ardente, vivace 
cerca sempre ed ovunque il piacere, come lo stato nel quale egli meglio 
può gustare la vita, usandone però moderatamente. E per piacere 
intendo accennare a qualunque aggradevole sensazione che faccia presa
sui nostri sensi. Così chiamerò piacere le ebbrezze voluttuose di amore, 
come le dolcezze del riposo. Le gradazioni del piacere più forte, più 
vivo a quello più debole sono innumerevoli. Ma tutti non esciranno mai 
da questa grande classificazione, cioè piaceri sensuali e piaceri morali. 
Inutile pure il dire che i generi sono infiniti. 
I piaceri fisici o sensuali, quantunque più ricercati, sono quelli che 
meno restano impressi, anzi cercano col cessare dell'eccitante che li ha 
prodotti. I piaceri morali sono i più puri, sono quelli che giammai si 
cancellano dall'animo. 
I diversi generi di piaceri però sono prodotti da varie cause. Dalla 
condizione sociale, dal temperamento nervoso, dall'educazione, dai 
climi, dalle stagioni, dall'età, dal sesso, dallo stato di salute, ecc. Come 
ben si può scorgere a priori un vecchio ottuagenario non ricercherà i 
piaceri vivaci e focosi della gioventù. Diversi saranno i piaceri che si 
ricercheranno in inverno ed in estate, in città ed in campagna. Come 
pure diversi sono i piaceri dell'amore da quelli della mensa; quelli della 
caccia da quelli del riposo, ecc. 
Molto agisce sui piaceri anche il temperamento; infatti lo stesso piacere 
farà una più viva impressione sul temperamento nervoso che sul 
linfatico. 
La nostra vita è dunque un complesso di piaceri e di dolori. 
L'indifferenza che tanti definiscono uno stato intermedio fra il dolore 
ed il piacere, raramente si scontra nella vita. 
Il piacere può anche dirsi il possesso dei beni che si desiderano, il 
dolore la loro privazione. E siccome tutti nella loro vita desiderano, 
così tutti potranno andar soggetti alla realizzazione di questi desiderii o 
alla loro privazione. E questa asserzione è puramente pratica. Non è 
forse un piacere il riposarsi quando si è stanchi? Il mangiare, il bere 
quando si ha fame o sete? Anche l'amare ed essere riamato dal nostro 
ideale, poter sacrificare a lei tutto perfino la vita, non è forse una dolce 
soddisfazione, non è forse un piacere? Soccorrere l'infelice, consolare 
l'afflitto, morire per la patria, per un'anima bella non son forse piaceri? 
E se questi lo sono, la negazione di essi non produce dolore nell'animo
nostro? 
Ora dirò che l'uomo cerca sempre il piacere e sempre fugge il dolore. 
Questo non ha bisogno di dimostrazione. Anche i bruti per istinto 
cercano la gioia, le sensazioni gradevoli. Eccetto nel caso d'una 
perversione di istinto tutti cercheranno il piacevole e fuggiranno quello 
che può loro nuocere. 
Non mi si accusi però di voler fare l'apologia del piacere o del 
sensualismo. No; una accusa di tal genere classificherebbe subito chi la 
lancia per un'anima poco elevata. Il piacere è anche morale, diss'io; e 
del resto, anche gustando i fisici, sempre però con riservatezza, è un 
bene. 
Un uomo che sente dignità di se stesso non abusa dei piaceri sensuali, 
perchè ha anche la cognizione di sapere che, oltrepassato un dato limite, 
diventano dannosi. È forse male gustare l'odore grato d'una mammola, 
il delicato sapore d'un frutto maturo? È forse male amare onestamente 
una vaga fanciulla dalla treccia nera e lucente? L'Ente supremo ci ha 
largiti questi beni affine di sollevare lo spirito nostro dalle fatiche del 
lavoro; non sarebbe forse follia il rifiutarlo? 
Uno dei più dolci incanti della vita è la unione dei piaceri dei sensi al 
godimento dello spirito, perchè ci sollevano come in un mondo 
incantato, tutto nuovo per noi. Guai    
    
		
	
	
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