è possibile, o Simbolo, ch'avendoti commesso 
che fussi tornato e ben presto, che m'abbi fatto tanto penar per la 
risposta? 
SIMBOLO. A far molti servigi bisogna molto tempo, né io poteva 
caminar tanto in un tratto. 
DON IGNAZIO. In tanto tempo arei caminato tutto il mondo. 
SIMBOLO. Sí, col cervello; ma io avea a caminar con le gambe. 
DON IGNAZIO. Or questo è peggio, farmi penar di nuovo in ascoltar 
le tue scuse. Che hai tu fatto? 
SIMBOLO. Son stato al maestro delle vesti.
DON IGNAZIO. Cominci da quello che manco m'importa. 
SIMBOLO. Cominciarò da quello che piú vi piace: sono stato a don 
Flaminio vostro fratello, per saper la risposta che ave avuto dal conte di 
Tricarico della vostra sposa. 
DON IGNAZIO. Che sai tu che questo mi piaccia? 
SIMBOLO. Ve l'ho intesa lodar molto di bellezza, pregate don 
Flaminio che tratti col conte ve la conceda, passegiate tutto il giorno 
sotto le sue fenestre, e il pregio che guadagnaste nella festa de' tori 
mandaste a donar a lei. 
DON IGNAZIO. E ciò m'importa manco del primo. 
SIMBOLO. Sono stato a madonna Angiola. 
DON IGNAZIO. Ben? 
SIMBOLO. Non era in chiesa, ché non era ancor venuta; ed io, per 
avanzar tempo per gli altri negozi, non l'aspettai. 
DON IGNAZIO. Perché non lasciasti tutti gli altri per aspettar lei? 
SIMBOLO. Che sapeva io che desiavate ciò? Se potesse indovinar il 
vostro cuore, sareste servito prima che me lo comandaste; e se a voi 
non rincrescerá comandarmi, a me non rincrescerá servirvi. Vi fidate de 
me de danari, argenti e gioie, e non potete fidar parole o secreti? 
DON IGNAZIO. Ho celato il desiderio del mio cuore in sino alla 
camicia che ho indosso; ma or son risoluto fidarmi di te, cosí per 
obligarti a consigliarmi ed aiutarmi con piú franchezza, come per 
isfogar teco la passione. Ma un secreto sí grande sia custodito da te 
sotto sincera fede de un onorato silenzio. 
SIMBOLO. Vi offro fedeltá e franchezza nell'uno e nell'altro. 
DON IGNAZIO. Io ardo della piú bella fiamma che sia al mondo; e 
accioché tu sappi a puntino ogni cosa, cominciarò da capo.--Quando
venne il gran capitano Ferrante di Corduba nel conquisto del regno di 
Napoli, venner con lui molti gentiluomini e signori spagnuoli per 
avventurieri, tra' quali fu don Rodorigo di Mendozza mio zio e noi 
fratelli; e dopo la felice conquista di questo regno, noi e nostro zio 
fummo molto largamente rimunerati da Sua Maestá di molte migliaia di 
scudi d'entrada e de' primi uffici del Regno: fra gli altri fu fatto viceré 
della provincia di questa cittá di Salerno.... 
SIMBOLO. Tutto ciò sapeva bene, ché son stato a' vostri servigio 
DON IGNAZIO.... Or ei, volendo rallegrare la citta di Salerno sotto il 
suo governo, il carnescial passato ordinò giochi di canne e di tori in 
piazza per i gentiluomini, e un sollenne ballo nella sala di Palazzo per 
le gentildonne. Venne il giorno constituito, venner e canne e tori in 
piazza e le gentildonne in sala: fra le altre vennero due giovanette 
sorelle. Ma perché dico «giovanette», ché non dico due angiolette? Elle 
parvero un folgore che lampeggiando offuscò la bellezza di tutte le altre. 
E se ben Callidora, la minore, fusse d'incomparabil bellezza, posta 
incontro al sovran paragon di bellezza, a Carizia, restava un poco piú 
languida, perché la maggiore avea non so che di reale e di maraviglioso. 
Parea che la natura avesse fatto l'estremo suo forzo in lei per serbarla 
per modello de tutte l'altre opere sue, per non errar piú mai. Ella era sí 
bella che non sapevi se la bellezza facesse bella lei o s'ella facesse bella 
la bellezza; perché se la miravi aresti desiderato esser tutto occhi per 
mirarla, s'ella parlava esser tutto orecchie per ascoltarla: in somma tutti 
i suoi movimenti e azioni erano condite d'una suprema dolcezza. Un sí 
stupendo spettacolo di bellezza rapí a sé tutti gli occhi e cuori de' 
riguardanti: restâr le lingue mute e gli animi sospesi, e se pur se sentiva 
un certo tacito mormorio, era che ogniuno mirava e ammirava una mai 
piú udita leggiadria. Io furtivamente mirava gli occhi di Carizia, i quali 
quanto erano vaghi a riguardare tanto pungevano poi, e quanto piú 
pungevano tanto piú ti sentivi tirar a forza di rimirargli; e riguardando 
non si volean partire come se fussero stati legati con una fune, talché 
non sapeva discernere qual fusse maggiore o la dolcezza del mirare o la 
fierezza delle punture: al fin conobbi che l'uno era la medicina dell'altro. 
E benché io prevedessi che quel fusse un principio d'una fiamma 
nascente, dalla quale ogni mio spirito dovea arderne crudelissimamente,
pur non potea tenermi di non mirarla: onde per non esser osservato da 
mio fratello, il prendo per la mano e lo meno nello steccato.... 
SIMBOLO. Perché dubbitavate di vostro    
    
		
	
	
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