Le rive della Bormida nel 1794 | Page 3

Giuseppe Cesare Abba
ricolti, faceva l'ufficio sin di gastaldo; e sempre le avvanzava
qualche ora da godersela colla signora. Questa, di solito, stava seduta in
una sala terrena ampia, sfogata, fresca d'estate, scaldata d'inverno da un
gran camino, dinanzi al quale si tirava una cassapanca, che il rimanente
dell'anno era lasciata nell'atrio a chi vi si volesse adagiare. Il tempo che
erano insieme, la signora parlava del marito morto o del figlio lontano;
e Marta raccontando cose antiche di castelli, di conti, di carnevali, si
studiava di tenerla allegra; guardandola amorosa e con certa reverente
dimestichezza; proprio come se fosse stata una sua figliuola, maritata
per la sua bellezza e virtù alla buon'anima del padrone.

La sera della seconda festa di Pasqua, dell'anno 1794, esse stavano
appunto sole, in quella sala terrena aspettando Giuliano; il quale era
andato a C.... a visitarvi il suo vecchio maestro: e quella era la terza gita
che egli vi faceva, in una settimana, dacchè era venuto da Torino, a far
la Pasqua in famiglia. Sebbene la signora si fosse maravigliata di quella
frequenza, non aveva dubitato neppure un istante che suo figlio non
andasse proprio per amore del vecchio prete; e tutta la giornata era stata
malinconica ma tranquilla. Però in sull'annottare aveva cominciato a
mostrarsi inquieta. Affacciavasi ogni tantino alla finestra, aperta dalla
parte di mezzogiorno, donde si scopriva la via di C.... per cui Giuliano
doveva tornare; e dopo l'avemaria vedendo ch'egli non veniva, non
trovava più posto ove potesse star ferma. Andava su e giù per la sala,
pigliando di sul tavolino la lucerna deponendola e ripigliandola;
tornava ad affacciarsi alla finestra, come avesse voluto rischiarare
lontano la campagna; tendeva l'orecchio, si spazientiva, si toglieva di là
sospirando e guardando Marta. Questa se ne stava colle mani in mano,
badando a non mostrare quanto fosse anch'essa scontenta dell'indugio
di Giuliano. Intanto l'ora in cui si soleva cenare, era passata di molto; e
una grossa e vecchia gatta, levandosi di su certa stuoia su cui stava a
fare le fusa, era già corsa parecchie volte a fregarsi le schiene contro gli
stinchi della fantesca. A un tratto la signora non potendo più reggere, si
volse, e quasi incalzando un discorso già incominciato, disse alla
vecchia:
«Oh insomma, non istate a dirmi di no...! o egli è caduto da cavallo, o
ebbe qualche cattivo incontro.... Chiamate Rocco, voglio mandarglielo
incontro.... ditegli che venga da me.... subito....»
Marta uscì, e dopo alcuni momenti tornò a dire, che Rocco non era
ancora rivenuto, da fare la merenda in campagna colla famigliuola.
«Benedetta anche la merenda!--sclamò la signora--e dunque chi
manderemo?»
«Non si potrebbe aspettare un altro poco?--disse Marta--noi si sta col
cuore tra due sassi, ma a chi è fuori, massime i giovani, pare sempre di
far presto....»

«Pazienza gli altri tempi....! ma ora.... con questi Alemanni che sono in
volta....»
«Gli Alemanni!--proruppe Marta, quasi offesa:--per essere, le so dire
che gli Alemanni rispettano i signori, e a Giuliano gli farebbero buona
compagnia!
«Dio voglia....»
«Ma certo! Eppoi, se egli vedesse uno mandato ad incontrarlo come a
un fanciullo, potrebbe aversene a male....»
«Allora aspettiamo!--disse la signora, e affacciandosi di nuovo alla
finestra, coi gomiti appoggiati sul davanzale, si mise a guardare nella
notte. Marta sedette ancora, colle mani giunte e abbandonate sulle
ginocchia, colla testa chinata sul seno, come la tengono le vecchie
quando pare che dormano, e in cambio stanno pregando e forse
pensando ai propri peccati. Essa non pregava, ma pensava agli
Alemanni, de' quali la signora Maddalena, mostrava d'avere tanta paura.
Costoro erano venuti quell'anno parecchie migliaia di Lombardia, e
avevano gli alloggiamenti in C.... a sostegno delle genti del Re di
Sardegna: le quali fronteggiando i Francesi, sui monti di Nizza, s'erano
la state innanzi condotte con grande valore al colle di Raus e a quello di
Milleforche. I repubblicani non avevano trovato il verso di superare
quei colli; ma fattisi più grossi nell'invernata s'andavano preparando a
nuovi assalti: e quelle non se la sentendo di poter reggere, poche come
erano; il Re aveva chiesto aiuti all'Imperatore d'Alemagna: il quale
sebbene adagino s'era mostrato disposto a dargli un poco di spalla.
Marta non sapeva queste cose a puntino, ma la venuta degli Alemanni
le aveva recata gran gioia, perchè le pareva che fossero tornati i tempi
della sua giovinezza; quando le Langhe essendo terre dell'impero, i
popoli di quelle parti si tenevano per Alemanni anch'essi. Godeva
poveretta ai cento ricordi che le nascevano dalla comparsa di quelle
assise; le pareva d'essere in collo al padre suo, portata bambina a
vedere le rassegne o il passaggio delle soldatesche Alemanne d'allora;
si sentiva sulle guance grinzose passare la mano che le aveva carezzate
quando erano fresche d'adolescenza, e vedeva d'innanzi a sè il soldato
che le aveva fatto quel vezzo discorrendo coi suoi sulla soglia di casa;

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