La vita sul pianeta Marte | Page 2

Giovanni Virginio Schiaparelli

Metafisica per metafisica, preferiamo questa ai dogmi brutali e scoraggianti del
materialismo. Quanto ai teologi cristiani, essi, seguendo l'esempio di San Tommaso,
quasi tutti osteggiarono l'idea che possano esistere altri mondi simili al mondo terrestre.
Dico, quasi tutti, perchè noi leggiamo in uno di loro, a cui certamente nessuno ha potuto
far rimprovero d'empietà, le parole seguenti[1]
"Il creato, che contempla l'astronomo, non è un semplice ammasso di materia luminosa; è
un prodigioso organismo, in cui, dove cessa l'incandescenza della materia, incomincia la
vita. Benchè questa non sia penetrabile ai suoi telescopii, tuttavia, dall'analogia del nostro
globo, possiamo argomentarne la generale esistenza negli altri. La costituzione
atmosferica degli altri pianeti, che in alcuno è cotanto simile alla nostra, e la struttura e la
composizione delle stelle simile a quella del nostro sole, ci persuadono che essi, o sono in
uno stadio simile al presente del nostro sistema, o percorrono taluno di quei periodi, che
esso già percorse, o è destinato a percorrere. Dall'immensa varietà delle creature che
furono già e che sono sul nostro globo, possiamo argomentare le diversità di quelle che
possono esistere in altri. Se da noi l'aria, l'acqua e la terra sono popolate da tante varietà
di esse, che si cambiarono le tante volte al mutare delle semplici circostanze di clima e di
mezzo; quante più se ne devon trovare in quegli sterminati sistemi, ove gli astri
secondarii son rischiarati talora non da uno, ma da più Soli alternativamente, e dove le
vicende climateriche succedentisi del caldo e del freddo devono essere estreme per le
eccentricità delle orbite, e per le varie intensità assolute delle loro radiazioni, da cui
neppure il nostro Sole è esente!
"Sarebbe però ben angusta veduta quella di voler modellato l'Universo tutto sul tipo del
nostro piccolo globo, mentre il nostro stesso relativamente microscopico sistema ci
presenta tante varietà; nè è filosofico il pretendere che ogni astro debba esser abitato
come il nostro, e che in ogni sistema la vita sia limitata ai satelliti oscuri. È vero, che essa
da noi non può esistere che entro confini di temperatura assai limitati, cioè tra 0° e
40°-45° gradi centesimali, ma chi può sapere se questi non sono limiti solo pei nostri
organismi? Tuttavia, anche con questi limiti, se essa non potrebbe esistere negli astri
infiammati, questi astri maggiori avrebbero sempre nella creazione il grande ufficio di
sostenerla, regolando il corso dei corpi secondarii mediante l'attrazione delle loro masse,
e di avvivarle colla luce e col calore. E qual sorpresa sarebbe, se fra tanti milioni, anche
molti e molti di questi sistemi fossero deserti? Non vediamo noi che sul nostro globo

regioni, in proporzioni assai estese, sono incapaci di vita? L'immensità della fabbrica, non
verrebbe perciò meno alla sua dignità, nè allo scopo inteso dell'Architetto.
"La vita empie l'universo, e colla vita va associata l'intelligenza; e come abbondano gli
esseri a noi inferiori, così possono in altre condizioni esisterne di quelli immensamente
più capaci di noi. Fra il debole lume di questo raggio divino, che rifulge nel nostro fragile
composto, mercè del quale potemmo pur conoscere tante meraviglie, e la sapienza
dell'autore di tutte le cose è una infinita distanza, che può essere intercalata da gradi
infiniti delle sue creature, per le quali i teoremi, che per noi son frutto di ardui studi
potrebbero essere semplici intuizioni".
Mi son permesso di trascrivere questo passo del Secchi, perchè è difficile dir più e meglio
in sì poche parole. Ai nostri tempi la dottrina della pluralità dei mondi abitati da esseri
viventi ed intelligenti ha trovato un ardente apostolo in Camillo Flammarion. Questo
dotto ed immaginoso scrittore, nel quale la scienza copiosa ed ordinata dei fatti
d'osservazione non impedisce l'esercizio di una fantasia potente e della più seducente
eloquenza, già da trent'anni va svolgendo la questione sotto i suoi varii aspetti in diverse
opere, le quali e da chi consente, e da chi dubita si fanno leggere assai volentieri[2]. Egli
si è proposto di sottrarre questo tema alla fantasia dei poeti ed all'arbitrio dei novellieri, e
di circondare l'ipotesi della pluralità dei mondi abitati con tutto l'apparato scientifico, che
oggi è possibile chiamare in suo soccorso; di darle così tutto quel grado di logica
consistenza e di probabilità empirica di cui è capare. "Faire converger toutes les lumières
de la science vers ce grand point, la Vie universelle; l'éclairer dans son aspect réel; établir
ses rayonnements immenses et montrer qu' il est le but mystérieux autour du quel gravite
la création toute entière; agrandir ainsi jusque par de là les bornes du visible le domaine
de l'existence vitale, si longtemps confiné à l'atome terrestre; déchirer les voiles qui nous
cachaient le règne de l'existence à la surface des mondes; et sur la vie à l'infini répandue
permettre à la pensée de planer dans son auréole glorieuse; c'est là,
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