La vita sul pianeta Marte

Giovanni Virginio Schiaparelli
La vita sul pianeta Marte
by Giovanni
Virginio Schiaparelli

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Title: La vita sul pianeta Marte
Author: Giovanni Virginio Schiaparelli
Release Date: March, 2005 [EBook #7781] [This file was first posted on May 16, 2003]
Edition: 10
Language: Italian
Character set encoding: ISO-8859-1
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MARTE ***

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Giovanni Virginio Schiaparelli
LA VITA SUL PIANETA MARTE

I. IL PIANETA MARTE - Estratto dai fascicoli N.i 5 e 6 1 e 15 febbraio 1893 della
Rivista "Natura ed Arte"
II. LA VITA SUL PIANETA MARTE - Estratto dal fascicolo N.° 11 Anno IV - 1895
della Rivista "Natura ed Arte"
III. IL PIANETA MARTE - Estratto dalla rivista Natura ed Arte, Anno XIX, n° 1,1°
dicembre 1909

GIOVANNI SCHIAPARELLI
IL PIANETA MARTE
Estratto dai fascicoli N.i 5 e 6 1 e 15 febbraio 1893 della Rivista "Natura ed Arte"
Nelle belle sere dell'autunno passato una grande stella rossa fu veduta per più mesi
brillare sull'orizzonte meridionale del cielo; era il pianeta Marte, che si accostava per
qualche tempo alla Terra in una delle sue apparizioni, solite a ripetersi ad intervalli di 780
giorni. Nella schiera degli otto pianeti principali Marte occupa, per volume, il penultimo
luogo; il solo Mercurio è più piccolo di lui. Ma in certe posizioni, in cui egli ritorna ad
intervalli di sedici anni, Marte può avvicinarsi alla Terra più dell'usato, brillando più di
ogni altro pianeta, Venere sola eccettuata; ed in tali contingenze tanto arde di luce rossa,
da meritare il nome, che i Greci gli diedero, di Pyrois(infocato). Nei tempi ormai per
sempre passati, quando si pretendeva di leggere in cielo l'avvenire degli umani eventi,
queste grandi apparizioni di Marte erano lo spavento dei popoli, e davano molto da fare
agli astrologi, ai quali incombeva il compito, non sempre facile, di studiare l'influsso del
pianeta sulle vicende guerresche e sulle costellazioni politiche del momento. Anche ora la
grande apparizione testè avvenuta di Marte ha destato il pubblico interesse; ma per una
ragione ben diversa. Oggi è nata presso alcuni la speranza, che da osservazioni diligenti
fatte sulla sua superficie con giganteschi telescopi, si possa ottenere quando che sia la
soluzione di un gran problema cosmologico; arrivar cioè a sapere, se i corpi celesti
possano dirsi sede di esseri intelligenti, o, almeno, di esseri organizzati.
L'idea di popolare gli astri e le sfere celesti d'intelligenze pure o corporee, di animali e di
piante, non è nuova; ed una curiosa rassegna sarebbe a farsi di tutti gli scrittori antichi e
moderni che si esercitarono su questo tema, incominciando dal Sogno di Scipionedi
Cicerone, e dalla Storia veridicadi Luciano Samosatese, e venendo già per Dante,

Giordano Bruno, Ugenio e Kircher a quegli eleganti novellatori francesi Cyrano di
Bergorac, Fontenelle, Voltaire, i quali posero negli spazi celesti il teatro delle loro argute
o satiriche descrizioni, per arrivare in ultimo al celebre Hans Pfaal d'Amsterdam, ben
noto ai lettori di Edgar Poe. La maggior parte di questi scritti però o professano di esser
pure immaginazioni poetiche, o sono scherzi di ingegno dei quali il vero pregio deve
cercarsi in tutt'altra parte che in una seria discussione dell'argomento di cui stiamo
discorrendo. Ma nel presente secolo diversi scrittori tentarono di elevare la pluralità dei
mondi abitati alla dignità di questione filosofica. Lasciando da parte le sedicenti
rivelazioni degli spiritisti, che ai nostri tempi hanno rinnovato ed anzi superato le visioni
di Swedenborg, basterà nominare Giovanni Reynaud (Terre et Ciel) e Davide Brewster
(More Worlds than one) i quali collocarono negli astri le speranze della nostra vita futura
e seppero trovare, non dirò dimostrazioni (che in questa materia non ve n'è) ma pensieri
ed aspirazioni che ebbero e sempre avranno eco vivissima nel sentimento di molti.
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