In chiave di baritono | Page 2

Antonio Ghislanzoni
casta e d'ogni condizione, attraversavano tumultuanti le città, le borgate, i villaggi.
Da Ascoli scendeva un esercito di volontari; un altro più numeroso e più indisciplinato si spandeva nelle vie che da Foligno mettono a Civita-Castellana, e di là, entrando nelle Sabine, inondava tutto lo stradale che da Borghettaccio volge a Monte Rotondo. Alberghi, osterie, bettole, cassinaggi, tutto era ingombro d'armi e d'armati.
Ecco, miei lettori, la bella prospettiva ch'io mi vedeva dinanzi; o rimanere in Grottamare Dio sa fino a quando, ovvero, seguendo la corrente, andarmene a piedi fino a Roma a cercarvi una palla nella testa.
?Una palla nella testa!...? Qual tentazione... per un eroe ambizioso! Se un giorno si leggesse nei giornali, che il primo baritono assoluto di Chieti è morto sotto le mura di Roma da una palla francese!...--qual gloria per me e qual consolazione pei baritoni disponibili!... Il Pirata mi consacrerebbe una necrologia orlata di nero negli scoli della quarta pagina, fra gli ultimi dispacci di una prima ballerina di cartello e l'annunzio di una scrittura... Io conobbi molti giovani patriotti, i quali hanno combattuto come leoni nelle ultime battaglie, spendendo generosamente il sangue e la vita, e non ebbero nè anche la rimunerazione di un breve cenno necrologico nella pagina più screditata del più screditato giornale...
Assorto in tali pensieri, io passeggiava sulla piazzetta fumando e guardando il cielo senza accorgermi che in quel momento io rappresentavo il punto centrico sul quale venivano a convergersi tutti gli occhi degli abitanti di Grottamare.
In tempi eccezionali, la presenza d'uno sconosciuto desta sempre degli allarmi nei piccoli paesi.--Gli abitanti di Grottamare, che mi avevano veduto partire poche ore prima alla volta di San Benedetto--non avrebbero potuto coricarsi e dormire tranquilli se prima non avessero conosciute le ragioni del mio subito ritorno.
--Chi è quel paino? donde viene? perchè fu respinto ai confini? si domandavano l'uno all'altro i curiosi.
Sulla piazza si formano dei capannelli.
Il comandante della Guardia Nazionale ha consegnate le truppe nella caserma...
Quattro consiglieri municipali si recano alla bottega del Sindaco per fargli delle interpellanze sul conto mio.
Nella bottega dello speziale si aduna la gioventù più animosa per prendere di comune accordo una risoluzione.
Or bene! lo credereste? in quella bottega da speziale, ove da parecchie ore si stava tramando un complotto che poteva costarmi la vita, io trovai il mio angelo protettore.
Dopo aver lottato alla mia volta con mille progetti contradditorii; dopo aver discusso tutti i piani e gli espedienti possibili, io aveva finito per convincermi che un uomo il quale si trova sbalestrato in una falsa via, difficilmente può rimettersi in sulla buona, colla deplorabile scorta di dieci paoli.--Questa disperata conclusione mi inchiodò a metà dell'esofago un quarto di anitra che io aveva inghiottito all'osteria del Marcuccio, e mi spinse ipso-facto nella bottega dello speziale, in mezzo al circolo dei cospiranti.
La verità è eloquente. Io n'ebbi prove in quel giorno e dappoi. Tutte le prevenzioni sinistre, tutte le antipatie personali svaniscono dinanzi a quel potente linguaggio che si parte dall'intimo del cuore.
Mentre il farmacista pesava lentamente sulla bilancia quattro oncie di magnesia, io narrai brevemente l'istoria del mio passato, esposi le terribili incertezze della mia situazione. Prima che io avessi finito di parlare, la causa era già vinta e il mio trionfo assicurato.
Quand'io cavai dalla borsa uno degli ultimi spiccioli per pagare il farmacista, questi mi diede un primo segnale di simpatia, rifiutando generosamente la moneta.
Il Bussola, che era guercio, fissava in me l'unico suo occhio, tutto inondato di lagrime.
Il Birecchi interrogava collo sguardo i colleghi, la cui profonda compunzione mi diceva che essi meditavano qualche stratagemma per levarmi d'imbarazzo.
Tutti mi confortavano di buone parole. Un gran fiasco di vino era comparso in sul banco dello speziale. Si bevve, si discusse di politica, si cantò, si dissero mille baje, poi, sul far della sera, al disperdersi della brigata, io me ne andai col Birecchi e col Bussola a fumare uno zigaro sulla piazzetta.
Chi era il Birecchi?--Chi era il Bussola?--Il cavadenti e il sagrestano del paese.
Sull'ingresso dell'albergo, il sagrestano, coll'enfasi di chi dopo lungo pensare è riuscito a qualche grande scoperta.
--Signor forestiere, mi disse; nell'urgenza dei vostri bisogni, io credo non possiate far di meglio che ricoverarvi per qualche giorno nel convento dei nostri padri francescani, uomini probi e caritatevoli, i quali si terranno beati di accordarvi l'ospitalità. Che vi pare del mio suggerimento?
--Stupendo--esclamai io, stringendo la mano del buon sacrista.--Credete voi che i padri non si rifiuteranno di darmi ricetto per qualche giorno?
--Ma vi pare?--rispose il sagristano.--Domattina andrò io stesso a prevenire il guardiano, poi saliremo insieme al convento.
Il Birecchi pose in campo delle obiezioni, le quali dimostravano com'egli covasse in petto una proposta di genere profano.
Dopo breve discussione, io mi determinai pel partito del sacrista, e mi accordai seco per tutto che era da farsi.
[Nota 1: Maggio, 1849.]

CAPITOLO II.
Il Convento.
All'indomani, verso le cinque pomeridiane, scortato dal Birecchi e dal sagrestano,
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