di fioccare allegramente. 
Ogni giorno di lavoro una svanzica, e per bacco non c'è male, 
quantunque si abbiano le mani ed i piedi gelati durante dieci ore. 
Animo dunque, prepariamo la cena. Tu, figlia mia, ti farai un po' di 
caffè e latte per riscaldarti lo stomaco, e noi, che siamo sani 
mangieremo pane, formaggio e pomi di terra. Un tantino di caffè ed un 
bicchiere di latte ci debbono essere ancora, e queste sono tre once di 
zucchero greggio, colla solita carta turchina, che, in fede mia, potrebbe 
contenerne il doppio. Suvvia, diamo mano alla faccenda ... ma voi non 
avete acceso il fuoco, mi pare. Sebbene io sia mezzo orbo, dovrei pure 
veder luccicare qualche cosa là verso il focolajo. Sì, sì, oscurità perfetta, 
da quella parte, nulla che somigli ad una bragia. Ma voi non dite una 
parola? Oimè! vi asciugate gli occhi? In nome del cielo, perchè 
piangete quando io venga a casa coll'occorrente per la cena? Che cosa 
vi è accaduto? Parlate.--.Antonio si lasciò andare sopra ima sedia, e 
stette ad ascoltare l'accaduto. 
--Gesummaria! esclamò egli dopo udita la rivelazione, alzandosi tutto 
sconvolto ed agitato. La mia Cecilia ha potuto inclinare l'orecchio alla 
voce della seduzione, e consentire di perdere la sua innocenza! Non era 
il vizio, è vero, che ti persuadeva al passo disperato, ma il dolore delle 
tue e nostre sofferenze. Nondimeno era egualmente una tentazione del 
demonio, e la tua caduta non avrebbe avuto giustificazione alcuna 
presso la gente dabbene, perchè si deve piuttosto morire che diventare 
colpevoli ed infami. Come avresti tu potuta godere un bene procurato 
col traffico della tua virtù? Con qual animo avresti offerto a tua madre, 
ai tuoi fratelli, a tuo nonno un sussidio procacciato con tal mezzo 
obbrobrioso? Ah! sia lodato Iddio che ti abbiamo salvata dal precipizio. 
Mai più, Cecilia, mai più una simile tentazione. Sfidiamo la miseria, 
sopportiamo le privazioni, ma restiamo innocenti e senza rimorsi di 
coscienza. Finalmente nessuno muore di fame, e la Provvidenza arriva 
per tutti, un po' tardi qualche volta, ma sempre in tempo di consolarci. 
Ah! dunque il signor Tribolo colla sua cera onesta e colle sue belle
parole è un pessimo uomo, che voleva fare la tua rovina. Sì, io debbo 
confessare che ho tolto in prestito da lui due talleri, e che ho detto la 
bugia di averli guadagnati al lotto. Ma egli mi ha quasi costretto a 
riceverli, ed ora capisco il motivo delle sue istanze. Egli però si è 
ingannato ne' suoi artificj, ed io pagherò il mio debito un poco alla 
volta, come siamo convenuti. Non parliamo più di questo brutto affare, 
che mi ha messo lo spavento addosso. Cari fanciulli, lasciate stare i 
cartocci, e aspettate un poco.... Suvvia, se avete fame, vostra madre vi 
darà subito un pezzo di pane ed un pomo di terra per ciascheduno. 
Figlia mia, contenta questi piccini, che io accenderò il fuoco.... Ah, 
diamine, non abbiamo legna. Niente paura. Questo coperchio di un 
vecchio coffano, che non serve a nulla, io lo riduco in liste e scheggie 
che arderanno come torcie di resina. Qua il pestalardo, che servirà di 
scure. Una, due, tre, quattro.... per bacco, si fende giù dritto e 
facilmente come il sambuco. Si può ben dire che è stagionato questo 
combustibile. Ecco supplito per adesso.... domani poi avremo della vera 
legna, se mi riesce Un certo progetto di guadagno.... È un progetto 
bizzarro, ma ho speranza che riuscirà. Ora non vi dico altro.... Qua i 
zolfanelli e una manata di paglia. Bisogna convenire che io sono un 
uomo industrioso, perchè trovo rimedio a tutto. Ah, che fiamma 
superba! ditemi bravo, chè lo merito davvero. Figlia mia, vieni colle tue 
creature a godere questo bel fuoco, e poi mangiate tutti in santa pace. Io 
vado a tentare il mio progetto, e voi non siate inquieti sulla mia assenza 
d'un pajo d'ore, o poco più. 
Antonio si mise in tasca un pezzo di pane, ed uscì con premura dalla 
stanza, lasciando le due donne a fantasticare sul suo misterioso progetto. 
Egli montò all'ultimo piano della casa, e battè ad un uscio logoro, 
macchiato, e pieno di spiragli turati coi cenci e colla carta. Una voce 
rispose debolmente: Entrate. Antonio si trovò in una specie di 
bugigattolo rischiarato appena da un lumicino a olio. Un uomo calvo, 
magro, e ravvolto in un lacero arnese, che pareva un capotto da militare, 
stretto ai fianchi da una corda stava seduto dinanzi al cammino, 
covando alcune bragie prossime alla consunzione. Un gatto gli era 
accosciato sulle ginocchia, e gli serviva col suo calore di supplemento a 
quel fuoco in miniatura.
--Come va, Simone, disse Antonio accostandosi e mettendo una mano 
sul grosso e benefico gatto. Come vi trattano i vostri reumatismi? 
--Caro voi, mi fanno guaire dolorosamente, rispose Simone toccandosi 
il collo    
    
		
	
	
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