Rime di Argia Sbolenfi | Page 4

Argia Sbolenfi
disonest�� insomma, di chi doveva esser esempio del contrario. Sottrarre gli accusati all'istruttoria ed ai giudici cost�� poco ad una maggioranza met�� di amici, met�� di complici, ma �� facile capire come questi segni di decadenza morale fossero dolorosamente sentiti da tutti coloro pei quali il patriottismo non fu mai una chiave falsa per aprire gli scrigni pubblici o privati. ?Avete fatta l'Italia per mangiarvela? dissero i clericali, cos�� pronti a profittare delle calamit�� del loro paese; egli Italiani, scettici per istinto, rilessero dubitando le pagine della storia loro e sentirono rimpicciolire in se stessi le sante idee di patria, di indipendenza e di libert��. Quanto male abbiano fatto alla coscienza italica gli ultimi scandali, lo dir�� purtroppo l'avvenire: per ora intanto la patria non �� pi�� di moda.
Di moda invece vuoi diventare il clericalismo. Chi guadagn�� diventa conservatore e conservatori si dicono e sono tutti gli arrivati. Se, per fortuna delle idee liberali, la cocciutaggine della decrepitezza non mantenesse cos�� ampia la fossa che separa l'Italia dal papato, tutti questi conservatori d'oggi sarebbero papalini domani. Gi�� le classi abbienti fan l'occhio di triglia alla teocrazia, si offrono e si danno. Poich�� la fiducia nella protezione della Benemerita Arma �� scemata e i timori per la sicurezza della propriet�� sono cresciuti, gli abbienti pensano che la paura dell'inferno pu�� essere utile ed efficace. Di qui un ritorno interessato alla religione e l'adorazione nuova di un Dio personale, terribile e punitore. Non �� la fede che fa queste miracolose conversioni, ma il basso, il laido interesse. Se costoro pensassero di trovare altrove una buona tutela dei beni o delle cariche, con la stessa facilit�� sarebbero domani protestanti, ebrei e magari repubblicani. Per conservare una buona rendita si pu�� portare anche il berretto rosso.
E cos�� si veggono a poco a poco scomparire i partiti intermedii nella gran massa dei cittadini. Si riveggono soltanto in Parlamento, poich�� per giungere su quegli scanni, �� necessario l'ibridismo. Il deputato deve essere come il pipistrello che si diceva topo od uccello secondo il bisogno; deve essere possibile sempre ed atto per indecisione di lineamenti a qualunque trasformazione. Ma il paese non �� cos�� e va scindendosi in due grandi partiti; il clericale e il socialista.
E sono le due uniche schiere dove ci sia ancora vitalit��, abnegazione, e passione di proselitismo. Tutto il resto �� morto od �� moribondo. Guardatevi intorno e dite se questa non �� la verit��.
Cos�� a poco a poco ciascuno entra in una di queste due parti, secondo le convinzioni o gli interessi. Gli odiatori del nuovo, i timorosi dell'avvenire, tornano penitenti a Canossa; gli altri che hanno ancor fede nel progresso dell'umanit��, nella perfettibilit�� dell'assetto sociale, fanno un passo innanzi e, socialoidi oggi, saranno socialisti domani.
E dell'esser andata piuttosto con chi va avanti che con chi retrocede, volevo tener buon conto all'autrice di queste rime; di quelle, dico, che chiudono il volume. Tuttavia, siccome questo sarebbe un giudizio di opinione e non di letteratura, me ne astengo. Ma ho voluto dir tutto questo anche per notare un altro difetto del libro; quello cio�� di esser formato, nella sua parte men pessima, di rime di occasione, le quali, come �� naturale, colla occasione, sfioriscono. Molti fatti e molte allusioni domani non saranno pi�� ricordati; alcuni anzi, anche oggi, sono quasi fuori della nostra memoria. �� perci�� che questo libercolo, secondo me, �� nato morto, e gli sta bene! Gi�� era meglio che non nascesse.
Ma quel che sopratutto mi piace nella poetessa, (come si chiama lei) �� l'aver sdegnato i novissimi deliri simbolisti e decadenti, nei quali pure poteva cascare, tratta com'era dalla smania della stravaganza. Di questo, senza restrizione alcuna, la lodo.
Oh, i preraffaelisti! Chi ci liberer�� finalmente da questi nuovi monaci in veste di artisti, che per libidine di novit��, per ricerca di posa, retrocedono sino alle puerilit�� del Beato Angelico, nell'odio affettato ed ipocrita della vita vera e della forma plastica? Perch��, lettori, chinatevi pure, raccogliete i torsoli di cavolo, magari le pietre e scagliatemi tutto sulla testa, ma lasciatemi dire quel che sento: il Beato Angelico non lo posso soffrire. Ah, come sono antipatiche quelle sue Madonne magre allampanate, con gli occhi inebetiti e le carni verdoline; e quegli angeli col parucchino biondo bene arricciato, la trombettina alla bocca e il tutto su fondo d'oro! Bella roba, per Dio, impiastrava questo frataccio, in pieno Rinascimento! Anche un passo indietro e tornava ai bizantini, vivente Donatello! Se c'�� qualche cosa da ammirare in lui, sono i suoi ammiratori.
Ed ora, a sentire questi nuovi missionari dell'arte ideale, bisognerebbe ritornare forse pi�� indietro. La carne �� impura per loro come per gli asceti della Tebaide, e dipingono certe figure anemiche, sofferenti per stento di pubert�� malaticcie, che fanno venir sulle labbra il motto imperativo stampato su tutti i muri _Bevete il Ferro-china Bisleri_!
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