Memorie del Presbiterio

Emilio Praga

Memorie del Presbiterio

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Title: Memorie del Presbiterio
Author: Emilio Praga
Release Date: October 5, 2004 [EBook #13627]
Language: Italian
Character set encoding: ISO-8859-1
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EMILIO PRAGA

MEMORIE DEL PRESBITERIO
SCENE DI PROVINCIA

TORINO
F. CASANOVA. LIBRAIO--EDITORE
Via Accademia delle Scienze (Piazza Carignano)
1881

AD ANTONIO GALATEO AMICO MIO,
Quando Emilio Praga ci leggeva la prima parte di queste sfortunate MEMORIE DEL PRESBITERIO, _e ci offriva di collaborare con lui e terminare il lavoro, non pensavamo che noi due, pochi mesi dopo, l'avremmo terminato senza lui.
Da molti anni il_ Pungolo _di Milano, che aveva acquistato la proprietà del racconto, lo prometteva ai suoi lettori; il Praga a lunghi intervalli lo ripigliava, aggiungeva alcune pagine nelle quali lasciava libero il freno alla sua immaginazione ineguale, splendida a lampi, al suo sentimento profondo e malato, bizzarro e delicatissimo; ne ingarbugliava l'intreccio, poi, stanco, l'abbandonava ancora. S'illudeva sempre di arrivare al fine e non l'avrebbe forse finito mai. Quando mancò, era appena alla metà.
Il_ Pungolo _dovendo finalmente pubblicarlo, il Direttore Leone Fortis, amico di Praga e mio, propose a me di finirlo. Non potei dirgli di no, ma l'impresa mi sgomentava. Il meglio dell'opera stava nelle delicatezze di sentimento e di forma, in quel particolare profumo di poesia e di affetto che Emilio solo possedeva. L'intreccio poi era una disperazione, una matassa arruffata donde non usciva alcun filo buono. Fu allora ch'io ti pregai di rileggere il manoscritto, e tu, più pronto ed immaginoso di me, cavasti in una notte quel filo ch'io disperavo trovare. La tua soluzione io ho adottato esattamente nella catastrofe del romanzo. Una sola cosa ci ho messo di mio, od almeno mi sono sforzato di metterci, ed è il ricordo dell'amico nostro, ch'io mi studiai di riprodurre, come l'avevo vivo davanti gli occhi, nella figura, nei discorsi, e nelle digressioni del protagonista Emilio.
Queste cose tu le sai, ma, se permetti, le ripeto qui, in fronte, licenziando il libro che l'amico Casanova volle ristampare tutto intiero, perchè le sappia anche il lettore. Io devo prima di tutto aver riguardo al nostro povero amico, perchè la gente non gli faccia colpa, di peccati non suoi; poi mi_ _preme dir le ragioni per cui m'indussi ad una opera che potrebbe a taluno sembrare irreverenza, ma soprattutto trovo giusto far conoscere ai lettori il serio aiuto che tu mi hai dato.
Tuo_
ROBERTO SACCHETTI
LE MEMORIE DEL PRESBITERIO
_J'ai plus de souvenirs que si j'avais mille ans._

I.
Fra parecchie centinaia di versi che, in mancanza di meriti più assoluti, ebbero incontestabilmente quello di sciogliere per bene lo scilinguagnolo alla sonnolenta critica letteraria del _bel Paese_, v'hanno due componimenti sovra cui piovve con rara abbondanza la lode; la lode che è per l'anima di un autore ciò che è pei fiori la pia rugiada dell'alba.
Uno di quei componimenti aveva nome il _Professore di greco_, l'altro portava il titolo che sta in cima di queste righe.
Senza ch'egli ripudii gli altri suoi figli, è naturale che questi due sieno i prediletti del poeta.
Guardate il sorriso trionfante della madre di cui vi prendete nelle braccia e accarezzate, ammirando, il bambino; per poco ella si ristà dal fare altrettanto con voi.
Per me, se me ne fosse data licenza, non indugerei un momento a rispondere con baci in fronte alle indulgenze accordate a quelle mie strofe. Tanto più che, oggidì, le creature che si commovono un po' ancora alla poesia sono le donne, e le donne belle in ispecie.
Ma l'esercizio di siffatti rendimenti di grazie non è concesso in questa valle di frutti proibiti. Forse provvidenzialmente: lo scambio delle gentilezze e delle cortesie diventerebbe troppo generale, e la musica di baci finirebbe per assordar di soverchio la gente d'affari.
Però baciar col pensiero non è, che io mi sappia, proibito. Ed è un bacio morale che io intendo appunto inviare con queste semplici memorie, come un ringraziamento a quelle poche anime appassionate che forse, nelle ore men gaie, si ricordano ancora del mio vecchio professore e dei mio vecchio curato--due scheletri, adesso, amendue.
Semplici memorie; è la giusta parola.
Cominciano e finiscono in un paesello delle Alpi. Il povero sant'uomo e il suo presbiterio, un medico e una farmacia, un sindaco e la sua storia...--Ecco tutte le mie scene e tutti i miei personaggi.
Nulla è grande, nulla è piccino; il cuore ne è la misura; e un po' del mio è restato lassù in quei boschi, fra quelle pareti bianche, in mezzo a quel beato silenzio; lassù dove furono prima pensate queste pagine.
Epperò, chi volesse trovarci
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