Lucifero

Mario Rapisardi

Lucifero, by Mario Rapisardi

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Title: Lucifero
Author: Mario Rapisardi
Release Date: September 16, 2007 [EBook #22641]
Language: Italian
Character set encoding: ISO-8859-1
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LUCIFERO
POEMA
DI
MARIO RAPISARDI.

MILANO,
LIBRERIA EDITRICE G. BRIGOLA. Corso Vittorio Emanuele, 26.
1877.

PROPRIETà LETTERARIA.

Coi tipi di G. Bernardoni.

I
ARGOMENTO.
Silenzio di Dio.--I suoi ministri imprecano.--Gli uomini ridono. Lucifero s'incarna.--Proposizione del poema, ed apostrofe ai critici.--Avvenimento dell'Eroe sul Caucaso, da dove eccita gli uomini alle finali battaglie del pensiero.--S'incontra in Prometeo, che cerca da prima dissuaderlo dall'impresa, ch'egli crede inutile e disperata; commosso indi dalle ardite parole di lui, lo prega a volergli narrare la sua storia.--L'Eroe si dispone al racconto.
Dio tacea da gran tempo. Ai consueti Balli moveano in ciel gli astri, e con dura Infallibile norma albe ed occasi Il monotono Sol dava a la terra. Reddían le nevi a biancheggiar le spalle Del tremante dicembre; april venia Col suo manto di fiori; arida e stanca Movea la bionda està giù da' falciati Campi a cercar le vive onde marine; E, coronato il crin d'edra e di poma, Scendea l'autunno a ruzzar vispo e snello Fra l'accolte alpigiane, e pigiar l'uve Nei colmi fianchi dei capaci tini. Tutto seguía così l'alte, immutate Leggi de la Natura, e nullo in terra Creato obietto, o in ciel, l'arduo sentiva Strano silenzio del mai visto Iddio. Abbandonati e solitar? intanto Giacean per le infrequenti aule divine I marmorei Celesti; e per le fredde Vòlte il sacerdotal canto e la prece Qual vano si perdea grido, che inalza Da la rupe solinga il cacciatore, Se mira dileguar giù ne la valle Tra 'l sonante canneto il salvo augello. Da fiero gel, da sacro orror comprese Fur l'alme vostre allor, pallidi e negri Zelatori de l'are; e quando ai vani Scrigni balzar vedeste arido e magro L'obolo di san Pietro, e oziose e tristi Tornar dal mondo, qual gregge digiuno, Le scornate Indulgenze, orridamente Su le madide tempie alto rizzarsi, Come ad istrice, i crini, ed agitato Tre volte e quattro tentennò il tricorno Su la sacra tonsura. Un grido, un urlo Cupo s'alzò dai congiurati petti: --La fede muore! O Dio, fulmina e sperdi Gl'increduli mortali!-- Alcun non arse A la prece crudel fulmine in terra; E i mortali rideano. Udì quel riso Lucifero, e balzò. Sedeangli intorno Il silenzio e la morte; oscure e fredde Strisciavan su la sua fronte immortale Strane larve di sfingi e di chimere, Ed ei, solo com'era, in mezzo a tanta Morte la luce e l'armonia sentiva. --Qui in eterno starò? Favola indegna Senz'opra e senz'amore, io, che del cielo Per istinto d'amor spregiai la vita? No, si torni a la terra! Un nuovo io sento Spirto d'amor, che mi discorre il petto: Santo auspicio è l'amor. L'ultima prova Tentiam; l'ora è propizia: assai già sono Su la terra i miei fidi; uom fatto anch'io Amerò, soffrirò; correrò il breve Travaglioso cammin d'un uom mortale, E, redento da l'opre e da l'amore, Recherò a l'uom salute e morte a Dio.-- Così l'Eroe parlava, e i circostanti Baratri tenebrosi si agitavano, Come per improvviso urto di vento Il sen cupo del mar. L'ali di gufo, Il piè forcuto e la bovina fronte Mutò d'un tratto il favoloso iddio; E dai lombi gagliardi e da le spalle Le fuliggini tèrse e la stillante Cispa dagli occhi affumigati ed orbi, Tutt'uomo apparve, e rad?ò dal volto La superba beltà d'un dio mortale. Tramutato così, dal piceo trono Balzò d'un tratto; il guardo mosse in giro. Ed esclamò:--L'infernal regno è sciolto; Il mio regno è la terra!-- Ecco il subietto Del canto mio. Classico o no, ne affido L'occulto senso a voi, vergin consesso D'oculati Aristarchi. A voi diè Giove La diva Arte in governo e i mal concessi Talami de le Muse; e se agl'incerti Occhi vostri si niega il delicato De le Grazie sorriso e la suave De le sacre fanciulle ispiratrici Candida voluttà, dolce vi sia Star su la soglia a noverar gli ardenti Amplessi e i baci insaz?ati, ond'hanno Suon di celesti melodie le chiuse. Odorate cortine, ed immortale Vita in terra gli eletti: in simil guisa Sta su la porta dei gelosi arèmi La fida turba dei scemati servi, Mentre il figlio d'Osmàn deliba il fiore De le belle Circasse. Alto e solenne Officio è il vostro, e non indarno io chiamo Il vostro nume auspice a
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