che li scopre tutti, 
lasciano vedere una gengiva esangue anche essa. Luisa sorride quasi 
sempre: a bocca chiusa e pensosa, il suo volto è molto meno seducente, 
come accade a tante altre donne. Invecchia, questo volto: impallidisce 
anche più. Ella, quindi, sorride facilmente, di tutto, anche quando dice 
qualche cosa di serio, anche quando dice, spesso, qualche cosa di duro. 
La sua voce è infantile, un po' trillante, un po' roca, un po' interrotta, 
spesso, da improvvisi languori, da stanchezze brevi: Luisa parla presto, 
molto, restando talvolta senza fiato, con le labbra schiuse, come un 
uccellino che abbia allora finito di cantare. Le mani sono magrette, 
lunghette, bianche, con le unghie scintillanti, troppo scintillanti, come 
l'onice: ella cambia nervosamente spesso, gli anelli, troppo numerosi, 
anelli gemmati da una mano all'altra, con un moto quasi continuo. 
Luisa Cima porta dei vestiti senza strascico, rotondi, semplici: delle 
giacchettine attillate e brevi, delle mantelline da bimba, delle grandi 
cravatte di merletto dove, la sua testina pare che s'immerga per 
disparire: dei colletti di pelliccia tutti irti dove essa sembra, ancora una 
volta, un uccellino freddoloso: dei cappellini fatti con un fiore e con un 
nastro, con una farfalla e una veletta, dei cappellini fatti di niente. Sulla 
sua piccola persona vi è sempre una cosetta carina e originale, una 
fibbia, un fermaglio, un nodo di nastro, un gingillo sospeso alla cintura, 
qualche cosa di luminoso e di vezzoso, talvolta di vezzoso e di 
abbagliante che attira gli occhi e li respinge. Ella, porta degli orecchini 
enormi e pesanti, di smeraldi, di turchesi, alle sue piccole orecchie 
troppo bianche: dieci o dodici cerchiolini di oro, sottilissimi, al braccio, 
che tintinniscono sempre e a cui è sospesa una perlina. Si dice che le 
perline formino un nome. Quale nome? Forse due nomi, perchè sono 
molte. Moltissimi anelli, dei ventaglietti antichi e preziosi, ma sempre 
preziosi: e i guanti, solo i guanti, sulla sua persona, oltraggiosamente
profumati. 
Poichè nella donna bisogna desumere il suo tipo morale specialmente 
dal suo tipo fisico, dal suo modo di vestire, di camminare, di parlare: da 
quanto si è detto, Luisa Cima pare una di quelle creature deboli, gracili, 
che traggono, per contrasto, vivacità dalla loro debolezza e che hanno 
delle vibrazioni squisite nella loro gracilità. Ella pare, anche, 
delicatissima come se uscisse allora da una infermità che l'ha estenuata 
e come se riprendesse allora le sue giovanili e tenere energie. Certo è 
questo: che non possedendo nessuna bellezza, non avendo nessuna 
formosità, non facendo mostra di nessuna grande qualità estetica palese, 
questa donna è seducente. Quando è in una sala, in un teatro, dove deve 
tacere, stare quieta, in silenzio e al riposo, ella sembra una donnina 
insignificante, poco sana anche, anemica, senza nessun genere di 
attrazione: e può essere, è trascurata. Ma, l'ora passa: ella si muove, si 
leva, parla, sorride, va, viene, compare e scompare, gira, danza, pare 
che si spezzi in due, si gitta estenuata in una poltroncina, coi grandi 
occhi limpidi, maliziosi e teneri bene aperti, con la bocca socchiusa e la 
sua attrazione vincola, lentamente. L'uomo ha cominciato per 
considerarla come un qualunque inutile e trascurabile piccolo elemento 
muliebre: poi, la sua attenzione benevola ha pensato che Luisa Cima sia 
una cosetta carina e infine, infine, quando il fascino si è sviluppato, che 
Luisa Cima sia un prezioso piccolo gioiello. Sovratutto poichè l'uomo è 
un buon tiranno pietoso, un affettuoso tiranno protettore, lo lusinga la 
debolezza di questo tenue fiorellino, mancante di colore, piccolo fiore 
freddo--le manine lunghette e magrette di Luisa Cima sono sempre 
fredde--e la vanità della protezione lo spinge alla compassione e la 
compassione tende all'uomo, da quella donna, il suo maggiore tranello. 
Oh la donna sa farsi anche più minuta, più piccina, tutta trepida di 
misteriose paure, tutta tremante di freddo a un soffio, con quel volto da 
cui sparisce così facilmente il sangue, dove solo i maliziosi, assai più 
maliziosi che teneri occhi vivono alacremente: ella chiede, in silenzio, 
di essere protetta, sorretta, presa, chiusa nelle braccia, difesa contro 
tutto e contro tutti, carezzata sino alla voluttà, anche sino al delirio, lo 
chiede col tenerissimo languore del suo sguardo, in cui la malizia 
nasconde il suo trionfo!
Così, desumendo sempre da quello che essa fa, quello che Luisa è, si 
forma la figura morale di una donnina perfida. La parola perfida non 
basta: si può arrivare a perversa. Questa donna, sovra tutto, non ama 
che se stessa, così follemente, che quasi mai l'egoismo fu spinto a tale 
estremo segno. Ella si adora. Quando pare che ella ami follemente 
qualcuno, è per qualche segreta soddisfazione crudele del suo egoismo. 
La medesima felicità che dà al suo amante è fatta di egoismo e di 
perversione. Ne ha avuti due, di amanti, oltre il marito: il terzo amante 
è stato Paolo Herz. Ebbene, tutti e    
    
		
	
	
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