se anche non volessi, è cosa fatta. 
--E quel signor Merelli è lui pure tutto di sua moglie?--chiese Marta 
insidiosamente. 
--Oh! capirai, non posso saperlo... 
--Non mi piacerebbe per marito. 
--Ne sono ben lieto. 
--È grossolano. 
--Un pochino. 
--E troppo pingue. 
--Converrai che di questo non ne ha colpa. Sua moglie, che te ne pare? 
--Una buona donna, con poco spirito se vuoi, oh! ma ha sofferto tanto.
--Ti ha raccontato?... 
--Sì, il suo primo parto... 
--Ah! solamente ciò? 
--Sicuro--fece Marta, dandosi l'importanza di una matrona iniziata a 
segreti misteri. 
Tacquero fino a casa. Sulla soglia trovarono il dottorone, impettito. 
Egli, che era già stato presentato a Marta, la salutò chiedendole che 
cosa l'era parso dei coniugi Merelli. 
--Ma... gentili. 
--E la servetta? 
Il dottorone lanciò questa domanda con tale malizia negli occhi, che 
Marta stupì. 
--Andiamo--fece Alberto prendendo il dottore sotto braccio--vieni a 
desinare con noi. 
--Non posso. Ho a casa una galantina di lepre con certi tartufi che sono 
una meraviglia. La mia serva non ha l'abilità della Ninetta... ma per la 
galantina! 
Si baciò la punta delle dita, sempre con gli occhi birichini, e fatta una 
scappellata alla signora, e detto che s'era fermato apposta per augurarle 
il buon pranzo, se ne andò, lento lento, col corpaccione male assettato 
nell'abito nero, coi calzoni color lumaca troppo corti, il cappello a tuba 
posto in bilico sopra l'orecchio. 
Marta si spogliò in fretta; doveva preparare una salsa di cui ella sola 
conosceva la ricetta e che, nel suo ardore di neofita, giudicava più 
accetta ad Alberto, se fatta da lei. 
Comparve a tavola tutta rossa, impaziente di conoscere l'esito. Quando 
Alberto ebbe dichiarato che la salsa era gustosa, allora si calmò;
mangiò e bevve di buonissimo umore; fece l'enumerazione dei piatti 
che preferiva, combinandoli con quelli preferiti da Alberto, vedendo 
con soddisfazione che si incontravano nel gusto. 
--E, dimmi--esclamò improvvisamente--che cosa intendeva il dottore 
con le sue allusioni alla serva dei Merelli? 
Alberto era l'uomo meno adatto del mondo a nascondere checchessia; 
rispose, un po' imbarazzato, che il dottore scherzava volentieri. 
--Non è ciò--interruppe Marta a cui si schiarivano le idee 
meravigliosamente--se non ci fosse nulla di positivo, lo scherzo non 
avrebbe avuto ragione d'essere. 
--Ebbene, disse Alberto, pensando che, in fin dei conti, la cosa non lo 
riguardava affatto e che Marta l'avrebbe saputa egualmente--Merelli fa 
all'amore colla Ninetta. 
--Così?--esclamò Marta sgranando gli occhi. 
--Come, così? 
--In presenza della moglie... 
--Ma!... 
--Con tanti bambini? 
--I bambini non c'entrano. 
--Ma è un orrore! 
--Certo non lo approvo. 
--Tu non avresti questo coraggio, eh? 
--Non mi sono mai piaciute le serve. 
--Ah!--tornò a fare Marta con un sospiro di sollievo, mentre l'onesto
faccione dell'Appollonia le attraversava il pensiero. 
E dopo un po' di tempo mormorava ancora: 
--È un'infamia, è un'infamia. Ma perchè sei amico di quell'uomo? 
--Oh! bella, dovrei levargli il saluto in causa del suo gusto per le serve? 
È una debolezza in lui, non può correggersi. Ninetta non è la prima. 
--Ma sua moglie? Poverina, voglio avvertirla... 
--Non ci mancherebbe altro! 
--Almeno consigliarla a tener serve vecchie... 
--Non ci stanno in quella casa, con tutti quei bambini, rifletti. 
--Oh! povera donna, povera donna! 
---Senti--continuò Alberto prendendo le mani di sua moglie per 
calmarla--secondo ogni probabilità, la signora Merelli non sospetta 
niente; e se lo sospetta, forse non ci pensa; può anche darsi che lo 
sospetti, che ci pensi, ma che non gliene importi un cavolo. In tal caso 
tocca a noi farci cattivo sangue? 
Marta stette zitta un momento. 
--È impossibile--scattò poi--che ella resti indifferente! 
--E perchè impossibile?--dopo dieci anni di matrimonio... 
--Alberto, che cosa dici? L'amore fra marito e moglie non deve essere 
eterno? 
--Cara mia, se tutte le cose che dovrebbero essere, fossero! 
--Tu dunque fra dieci anni non mi amerai più? E amoreggerai?... 
L'Appollonia tornò a passare nella mente di Marta portandovi un raggio
così giulivo che, nel bel mezzo della sua indignazione, dovette 
sorridere; di che accorgendosi Alberto, disse: 
--Ma sì, farò all'amore coll'Appollonia. 
Ella rideva, adesso; avendo posata la fronte sulla spalla di suo marito, 
eccitata da un ordine nuovo di idee che le si erano parate dinanzi. 
--Però, senti, non capisco come una persona educata, un uomo che ha 
studiato, infine che non è un villano del tutto, possa perdersi con le 
serve. 
--Anche un uomo educato non trova sempre delle duchesse, mia cara 
Marta, e poi, se ti dico che è il suo debole! Vuoi uscire a fare due passi 
in giardino? 
--No. 
Ella tornava al suo argomento, appassionandovisi con una voluttà 
rabbiosa e crudele. 
--Ma non pensa alle conseguenze, al disonore della ragazza, a... 
--Che cosa vuoi che pensi!... Finiamola, se non ti dispiace, coi Merelli. 
Alberto si era levato in piedi, non dissimulando una certa seccatura, e 
passeggiava innanzi e indietro fermandosi ogni tanto a guardar fuori 
dalla finestra. 
Marta sentì una stretta    
    
		
	
	
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