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The Project Gutenberg EBook of Le nostalgie, by Luigi Gualdo 
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Title: Le nostalgie 
Author: Luigi Gualdo 
Release Date: October 1, 2006 [EBook #19428] 
Language: Italian 
Character set encoding: ISO-8859-1 
0. START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK LE 
NOSTALGIE *** 
Produced by Carlo Traverso, Claudio Paganelli and the
Online 
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produced from images generously made
available by Biblioteca 
Sormani - Milano) 
LUIGI GUALDO 
LE
NOSTALGIE 
TORINO
F. CASANOVA, EDITORE 
1883 
LE NOSTALGIE 
I.
. . . . . 
* 
Invitte stanno le superne cime
Ancor dal genio umano inesplorate;
Noi, nell'ore moderne scolorate,
Dimentichiamo i mali della vita
Cercando intorno le dorate rime. 
Le cerchiamo nell'anima ferita
E nell'azzurra terra ove si sogna,
Le 
cerchiamo nel ver, nella menzogna,
Nella brama d'un'estasi incompita,
Nel rimpianto dell'uomo, in quel che agogna. 
Facciamo scaturire una fontana
Dalla sabbia--e dal mal la Poesia,
Poichè l'evocatrice fantasia
Che non ha culla e che non ha confine,
Dovunque regna e da ogni cosa emàna. 
E nel suo regno non vi son più spine,
Non v'è di luce un troppo caldo 
raggio...
Spira sempre una blanda aura di maggio,
Simile a un 
soffio di spiaggie divine
Che spande oblìo sovra il terren viaggio. 
E là talor dell'immenso poema
Qualche verso ne dice il rio, lo stelo;
Sorge dal suolo una nota di cielo,
Un lampo guizza allo sguardo 
abbagliato
E intravediam la verità suprema. 
Nell'oscuro desir del nostro fato,
Cui sol misterïoso Amore schiara,
Invan cerca lo spirito assetato
Il ver celato dalla sorte avara.
--E 
forse il nostro sogno è il meno errato. 
È il metro stesso che la mente ispira,
E quando in noi sentiam lo 
sconosciuto
Poter, che tutto intorno a noi fa muto,
Oh l'ascoltiam! 
Che forse s'ode il vero
Da una corda ancor muta della Lira. 
Forse nel ritmo è chiuso ogni mistero
E nella Forma è la suprema 
legge,
Forse un concerto l'universo regge,
E nelle norme d'un divin 
pensiero
Ogni stella pel ritmo si sorregge.
Non sveliamo i dolor, l'ire, le piaghe,
Davanti al volgo indifferente, o 
lieto
Del duolo nostro, ignaro del segreto.
Oh nol cantiamo! Chè 
noi siam gli eletti,
I soli accolti alle lucenti plaghe. 
Soli sediamo ai magici banchetti
E soli entriamo per le argentee porte;
Per noi le antiche dee sono risorte,
Tutto miriamo sotto arcani 
aspetti,
Cantiam la vita e scrutiamo la morte. 
Intrecciamo le gemme alle ghirlande,
Voghiam sul mare verso 
l'orizzonte,
Fin lontano lasciam le nostre impronte,
Carichi di tesor, 
di spoglie opime,
L'arte seguiamo paurosa e grande! 
Noi ritorniamo vêr le cose prime,
Tentiam svelare ciò che in noi si 
muove,
Le nostre gioie le troviamo dove
Brillano chiare le dorate 
rime,
Nella purezza delle forme nuove. 
0. * 
Così, talvolta, quando il bianco foglio
S'annera, e i versi sgorgali 
dalla penna, 
Vedo una fulgida
Mèta e la Musa che col gesto accenna,
E il cor mi 
batte per rinato orgoglio. 
Tutto risplender parmi nella vita
D'onde la triste realtà scompare, 
E senza lagrime,
Senza nulla svelar dell'ore amare,
Seguo il sentiero 
che la Musa addita. 
E incontro forme immateriali e pure,
Ma somiglianti a note forme 
amate, 
Figure pallide,
Pupille azzurre arcanamente oscure
E lunghe chiome 
al vento abbandonate. 
Le incontro per la via mesta e serena
Dove il sognare sempre ne 
conduce,
E mi sorridono
Con uno sguardo strano da sirena,
In cui ritrovo pur 
l'antica luce. 
E là tra i rivi rapidi d'argento,
Nel chiarore lunar che tutto avvolge, 
Sull'erba morbida,
Sotto alle piante che non temon vento,
Involontario il canto mio si svolge. 
Varia la scena, sorgon sontüose
Ville di marmo in mezzo alla 
verdura, 
Dove ne olezzano
Sui vecchi muri le novelle rose,
E s'apre un atrio 
pieno di frescura. 
Amo errare così per il paese
Vasto del sogno ove tutto s'oblìa... 
Ma poi mi sveglio,
La vita torna a diventar palese,
E mi ritrovo 
sulla dura via. 
E allora m'abbandona ogni fierezza,
Ardua fatica è ripigliare il canto; 
Il verso languido
Somiglia a debil ala che si spezza,
E rido 
amaramente del mio vanto. 
E parmi allor che la vita nemica
Noi sfuggire possiam sol per 
brev'ora; 
Poichè implacabile
Torna e ne schiaccia con la sua fatica
E il 
coraggio ch'è in noi sperde e divora. 
Pure i miei versi--altera illusïone--
Sembravano condurmi ad una 
mèta 
Lontana e fulgida...
E sorge al guardo mio la visïone
Che ad ora ad 
ora evóca in me il poeta. 
0. * *
Il poeta dovria cantar l'eterna
Lotta dell'uom col male e col desire, 
L'ardua battaglia
E dei sensi e del cor che ne governa,
La ribellione 
al duolo nostro sire. 
Si dovria dire il Sogno e insiem la Vita,
Approfondendo il vero ed il 
reale 
Ancor recondito,
Poi spazïare ancor nella infinita
Regïon che attira 
le instancabili ale. 
E il volpossente che la musa ispira,
Dal seno della terra infino all'alto 
Ignoto vertice
S'inalzerebbe in vorticosa spira,
A ogni ascoso desir 
dando l'assalto. 
Dalle grotte celate al firmamento,
Dalle lagrime apparse all'imo core, 
Contando i battiti,
Dal lamento dell'uomo a quel    
    
		
	
	
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