immortali; e 
al verso 
La bocca mi baciò tutta tremante 
si sentiva scorrere per le vene un fuoco, vibrare su tutta la pelle un 
brivido, e più d'una volta chiudeva il libro e lo gettava lontano da sè. 
Una volta invece aveva a un tratto con furore baciato quel bacio, e su 
quelle pagine galeotte aveva lasciato l'impronta delle sue labbra. 
Il bacio di Paolo le faceva sentire l'eco di quell'altro dato dalla cugina al 
cugino alla ferrovia; quel bacio, che era divenuto per lei l'incubo di 
tutte le ore, il sogno di tutte le notti. 
Dopo una di queste scene solitarie, di questi duelli misteriosi fra un 
libro e una fanciulla, essa si adirava con sè stessa, giurava di non
rilegger più il Canto V dell'Inferno e per una settimana al più, 
manteneva il giuramento... con grande stento però, con immenso 
sagrifizio. 
Quel libro, quelle pagine erano per lei un frutto proibito, che diveniva 
più saporoso, più desiderato, quanto più lungo era il digiuno che ella si 
imponeva; e quando, vinta alfine, ripigliava il libro che pareva aprirsi 
da sè sempre allo stesso posto, vi si gettava, anima e corpo, 
guardandosi intorno, per assicurarsi che era proprio sola; sola col 
proprio peccato, colla propria passione, a cui si abbandonava 
coll'impeto di un amore infinito, colle lascivie di un vizio. 
* * * 
Ma per Emma non era solo l'Inferno di Dante, che fosse un libro 
galeotto. Lo erano tutti quanti, o per essere più precisi, vi era in tutti 
una pagina galeotta; quella cercata, quella letta e riletta con crescente 
fascino, con insaziata curiosità. 
In quella pagina galeotta vi era sempre un bacio o una carezza, un 
innamorato o uno sposo. Vicina o lontana era l'eco sempiterna del bacio 
della ferrovia. 
I personaggi dei romanzi, delle commedie, dei drammi si facevan vivi e 
palpitanti agli occhi di lei, quando erano uomini e giovani e belli; ed 
essa li vestiva cogli occhi del desiderio e della simpatia. Di giorno le 
tenevan compagnia gioconda nelle lunghe ore, che voleva solitarie, e di 
notte le popolavano di lieti fantasmi i sogni d'amore. 
Era vergine, era pura come l'ignoranza; ignorava il sesso. Eppure aveva 
dieci, cento, mille amanti, che amava ad uno ad uno e poi raccolti tutti 
in un esercito, che metteva l'uno contro l'altro, l'uno accanto all'altro; 
facendone dei rivali o degli avversari. Era infida ora all'uno ed ora 
all'altro, e colla fantasia commetteva tradimenti e adulterii; santa e 
odalisca; pura come una vergine, libertina come un'eteria. 
* * *
Nella nostra educazione mistica, ipocrita, tutta quanta fondata sulla 
tradizione teologica dell'uomo, abbiamo sempre fatto dell'ignoranza e 
dell'innocenza una stessa cosa; e pur troppo sono invece due cose molto 
diverse; avendo noi moltissime donne ignoranti, che non son punto 
innocenti, e parecchie innocenti senza ignoranza. 
Emma era innocente e ignorante; non per colpa sua, ma per quella dei 
suoi genitori. 
Il babbo lasciava fare queste cose alla mamma e giustamente; ma la 
mamma, che era tra quelle, che dell'ignoranza e dell'innocenza fanno 
due sinonimi, non aveva mai detto nulla alla figliuola sul gran mistero 
d'amore, sull'augusta e terribile funzione dei sessi. Aspettava per farlo, 
che Emma fosse divenuta una donna, e intanto essa lo era divenuta 
inconsciamente, e i solitarii martirii la tormentavano orribilmente, 
senza che la parola e la carezza materna l'aiutassero alla grande 
iniziazione. 
Essa era divenuta donna nell'anima prima che nel corpo, e nessun segno 
esteriore aveva annunciato l'alba nuova. 
Ma un giorno a un tratto anche nel corpo vergine e delicato la natura 
brutale le inflisse quella ferita misteriosa e crudele, che nessuna ragione 
di darvinismo può giustificare e che sembra consacrare l'amore della 
donna al martirio. 
Emma arrossì e si sgomentò, e trepida e paurosa corse dalla mamma, 
narrandole colle lagrime agli occhi il caso strano. 
La mamma dovette parlare. 
Con lunghe meditazioni si era preparata ad affrontare quella rivelazione, 
che aspettava da un giorno all'altro dalla sua figliuola. Essa aveva 
preparato tutto un discorso fatto di mezze bugie e di mezze verità, con 
cui ella confidava di poter far andare a braccetto l'ignoranza e 
l'innocenza; ma lì per lì dimenticò il discorso preparato da tanto tempo 
e le accadde ciò che suole avvenire al deputato poco eloquente, che 
dopo aver imparato una lunga orazione da recitarsi al primo pranzo
politico dei suoi elettori, la dimentica nel momento più opportuno ed è 
costretto a improvvisare per davvero, ma molto malamente, un altro 
discorso. 
---Sai, figliuola mia, non è nulla, proprio nulla.... 
--Ma.... 
--No, no; è una cosa che hanno tutte le donne e che.... 
--Ma dunque non è una malattia.... 
--No, no, tutt'altro; anzi è un segno di salute.... Calmati, non ti 
inquietare; sta allegra.... 
E non seppe dir altro e cambiò discorso.... 
Alla sera però la mamma confidava al babbo il grande avvenimento, 
chiedendo consigli. 
Il medico andò    
    
		
	
	
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