La vita sul pianeta Marte | Page 2

Giovanni Virginio Schiaparelli
altri mondi simili al mondo terrestre. Dico, quasi tutti, perch�� noi leggiamo in uno di loro, a cui certamente nessuno ha potuto far rimprovero d'empiet��, le parole seguenti[1]
"Il creato, che contempla l'astronomo, non �� un semplice ammasso di materia luminosa; �� un prodigioso organismo, in cui, dove cessa l'incandescenza della materia, incomincia la vita. Bench�� questa non sia penetrabile ai suoi telescopii, tuttavia, dall'analogia del nostro globo, possiamo argomentarne la generale esistenza negli altri. La costituzione atmosferica degli altri pianeti, che in alcuno �� cotanto simile alla nostra, e la struttura e la composizione delle stelle simile a quella del nostro sole, ci persuadono che essi, o sono in uno stadio simile al presente del nostro sistema, o percorrono taluno di quei periodi, che esso gi�� percorse, o �� destinato a percorrere. Dall'immensa variet�� delle creature che furono gi�� e che sono sul nostro globo, possiamo argomentare le diversit�� di quelle che possono esistere in altri. Se da noi l'aria, l'acqua e la terra sono popolate da tante variet�� di esse, che si cambiarono le tante volte al mutare delle semplici circostanze di clima e di mezzo; quante pi�� se ne devon trovare in quegli sterminati sistemi, ove gli astri secondarii son rischiarati talora non da uno, ma da pi�� Soli alternativamente, e dove le vicende climateriche succedentisi del caldo e del freddo devono essere estreme per le eccentricit�� delle orbite, e per le varie intensit�� assolute delle loro radiazioni, da cui neppure il nostro Sole �� esente!
"Sarebbe per�� ben angusta veduta quella di voler modellato l'Universo tutto sul tipo del nostro piccolo globo, mentre il nostro stesso relativamente microscopico sistema ci presenta tante variet��; n�� �� filosofico il pretendere che ogni astro debba esser abitato come il nostro, e che in ogni sistema la vita sia limitata ai satelliti oscuri. �� vero, che essa da noi non pu�� esistere che entro confini di temperatura assai limitati, cio�� tra 0�� e 40��-45�� gradi centesimali, ma chi pu�� sapere se questi non sono limiti solo pei nostri organismi? Tuttavia, anche con questi limiti, se essa non potrebbe esistere negli astri infiammati, questi astri maggiori avrebbero sempre nella creazione il grande ufficio di sostenerla, regolando il corso dei corpi secondarii mediante l'attrazione delle loro masse, e di avvivarle colla luce e col calore. E qual sorpresa sarebbe, se fra tanti milioni, anche molti e molti di questi sistemi fossero deserti? Non vediamo noi che sul nostro globo regioni, in proporzioni assai estese, sono incapaci di vita? L'immensit�� della fabbrica, non verrebbe perci�� meno alla sua dignit��, n�� allo scopo inteso dell'Architetto.
"La vita empie l'universo, e colla vita va associata l'intelligenza; e come abbondano gli esseri a noi inferiori, cos�� possono in altre condizioni esisterne di quelli immensamente pi�� capaci di noi. Fra il debole lume di questo raggio divino, che rifulge nel nostro fragile composto, merc�� del quale potemmo pur conoscere tante meraviglie, e la sapienza dell'autore di tutte le cose �� una infinita distanza, che pu�� essere intercalata da gradi infiniti delle sue creature, per le quali i teoremi, che per noi son frutto di ardui studi potrebbero essere semplici intuizioni".
Mi son permesso di trascrivere questo passo del Secchi, perch�� �� difficile dir pi�� e meglio in s�� poche parole. Ai nostri tempi la dottrina della pluralit�� dei mondi abitati da esseri viventi ed intelligenti ha trovato un ardente apostolo in Camillo Flammarion. Questo dotto ed immaginoso scrittore, nel quale la scienza copiosa ed ordinata dei fatti d'osservazione non impedisce l'esercizio di una fantasia potente e della pi�� seducente eloquenza, gi�� da trent'anni va svolgendo la questione sotto i suoi varii aspetti in diverse opere, le quali e da chi consente, e da chi dubita si fanno leggere assai volentieri[2]. Egli si �� proposto di sottrarre questo tema alla fantasia dei poeti ed all'arbitrio dei novellieri, e di circondare l'ipotesi della pluralit�� dei mondi abitati con tutto l'apparato scientifico, che oggi �� possibile chiamare in suo soccorso; di darle cos�� tutto quel grado di logica consistenza e di probabilit�� empirica di cui �� capare. "Faire converger toutes les lumi��res de la science vers ce grand point, la Vie universelle; l'��clairer dans son aspect r��el; ��tablir ses rayonnements immenses et montrer qu' il est le but myst��rieux autour du quel gravite la cr��ation toute enti��re; agrandir ainsi jusque par de l�� les bornes du visible le domaine de l'existence vitale, si longtemps confin�� �� l'atome terrestre; d��chirer les voiles qui nous cachaient le r��gne de l'existence �� la surface des mondes; et sur la vie �� l'infini r��pandue permettre �� la pens��e de planer dans son aur��ole glorieuse; c'est l��, selon nous, un probl��me, dont la solution importe �� notre temps". Questo �� lo splendido programma al quale il cosmologo francese ha consacrato il suo ingegno e la sua varia coltura. Leggendo
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