immensamente pura. Poichè qui, intorno 
all'Immacolato, tutto è mondo, tutto candido, tutto puro. Anche il lino 
del letto, anche la luce che inonda la stanza, anche l'aria mattutina che 
entra per la finestra spalancata, anche l'orizzonte laggiù su cui s'inarca 
il concavo azzurro. La morte, così, l'esecrata morte non ha più nulla di 
ributtante, di osceno, di orrendo. Nulla. È il riposo dopo compiuta la 
giornata di lavoro: una giornata piena di nobili, generose, feconde 
fatiche; e soprattutto piena di candore.--Intendi?--Devi far questo 
quadro. Promettimi che lo farai! 
A stento io abbozzai un sorriso e annuii. 
Allora egli mi tese quella mano scarna. 
--Giuralo sul nome dei nostri poveri morti! 
Ed io strinsi quella mano; e giurai, con un brivido. 
--Se tu sapessi,--riprese lui dopo una breve pausa,--se tu sapessi come 
detesto tutto quanto ho scritto fino a ieri! Come ne ho rossore, sdegno, 
ira!
--Ciò significa semplicemente--diss'io--che la tua arte si rinnoverà! 
--Ahimè! Cos'è dunque stata l'Arte per noi fino a ieri?--Un trastullo 
ozioso, sterile, inutile. Cos'è che l'ha scaldata e l'ha vivificata? Cos'è 
che l'ha innalzata?--E noi, che cosa abbiamo noi fatto? Come impazzati, 
come disperati siam corsi dietro un fantasma, una vana ombra che 
sapevamo di non poter mai raggiungere nè afferrare. Ed intanto 
avevamo un'anima. Ci siam noi curati di purificarla e di nobilitarla? 
Avevamo un ideale di perfezione morale. Ci siam noi studiati di 
seguitarlo e di esaltarlo agli occhi di tutti? Avevamo un ideale di 
Civiltà e di Giustizia. L'abbiamo noi predicato? Ci siam noi sforzati di 
apparecchiarne il trionfo nella coscienza della Umanità? 
Oh se fosse possibile, se fosse ancora possibile tornare indietro con 
l'innocenza e la vergine forza d'allora! 
--E perchè non dovrebb'essere?--obiettai guardando angustiato il suo 
viso su cui un gran fuoco s'era diffuso. 
Ma egli non rispose: o forse non udì nemmeno. Si alzò, quasi con uno 
strappo, si avvicinò alla finestra, e stette un istante curvo dietro i 
cristalli, mentre le prime grosse gocce di pioggia vi crepitavan sopra, e 
la rabbia del vento assumeva una straordinaria veemenza. 
Poi voltandosi ruppe: 
--Povere moribonde razze latine! Guarda come il Nord con le vaste 
ombre de' suoi colossi ne ricopre l'agonia! E che sconsolata, che turpe 
agonia! 
Io era come colui che nel sogno avverte un tenebroso pericolo che gli 
striscia alle spalle, e invano s'affanna a difendersene. Vorrebbe fuggire, 
e le gambe, di piombo, lo inchiodano su quel palmo di suolo. Vorrebbe 
alzar le braccia per agitarle--e le braccia non gli obbediscono più. E 
rimane così, immoto, agghiacciato di terrore, aspettando il colpo fatale 
che già vibra nell'aria. 
D'un tratto parvemi che si soffocasse, in quell'aria chiusa e pesante.
Balzai in piedi e volli aprir la finestra. Ma il vento irruppe, furibondo. 
Sollevò alte le tende, agitò e sconvolse le fiammelle delle candele, 
fischiò attraverso le fessure dell'uscio, e versò dentro un torrente di 
pioggia. 
--Maledizione! 
Richiusi dispettosamente, e chiamai Giuseppe, e ordinai il soprabito per 
uscire. 
Avevo temuto che Pietro osservasse: 
--Sei pazzo con questa sera d'inferno? Io non esco. 
Invece si levò per accompagnarmi; e ciò mi procurò un indicibile 
sollievo. Dopo d'essermi soffermato a rimirarlo mentre s'avvolgeva nel 
suo mantello e s'accendeva una sigaretta, sentii con un secreto fremito 
di gioia il suo braccio che passava attorno al mio e vi si attaccava. 
--Coraggio!--mormorò lui sulla soglia, quasi a sè stesso, come vide 
aperto l'unico ombrello. E un giocondo sorriso lo illuminò. 
Nel fitto buio il vento ci salutò con un fiero assalto. La pioggia ci 
investì, ci sferzò, ci inondò. 
--È tremendo--gridò Pietro con accento ilare. 
E mi fece abbassar l'ombrello per riparar meglio la pioggia obliqua, e 
mi raccomandò che badassi a' piedi, per non isdrucciolare. Ce n'era 
infatti bisogno, scendendo la lunga scala di mattoni che allacciava il 
terrazzo al piano inferior del giardino, poichè l'acqua improvvisa e 
abbondante non trovando sufficiente sfogo nelle docce del terrazzo si 
precipitava per essa come in un fossato. 
I miei piedi eran già tutti immollati, quando toccammo il fondo; 
tuttavia non mi passò nemmen per il capo l'idea di tornare indietro. Era 
così dolce, così commovente, così consolante tutto ciò! 
Nell'affacciarci fuori del cancello ricevemmo un altro formidabile
saluto. Qui il libeccio, libero da ostacoli, imperversava come mille 
diavoli scatenati. E il mare laggiù, sotto la rupe, rombava con un 
fragore immenso. 
Un po' di paura colse me a' primi passi per lo stradone. 
--È una pazza impresa!--gridai.--Vieni via! 
--È magnifico! Avanti! 
Io m'accontentai di serrar più forte il suo braccio al mio fianco. 
Ma d'un tratto egli s'arrestò con un grido, si voltò indietro tendendo il 
braccio verso quel pezzo di strada che il fanale del cancello rischiarava: 
e nella luce tremolante m'additò un oggetto nero che scappava come 
una freccia, rotolando nella mota. 
--Il mio cappello!--gemette. E gli si lanciò dietro correndo. 
Io rimasi a guardarlo fino a    
    
		
	
	
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