La Marfisa bizzarra

Carlo Gozzi

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The Project Gutenberg EBook of La Marfisa bizzarra, by Carlo Gozzi
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Title: La Marfisa bizzarra
Author: Carlo Gozzi
Editor: Cornelia Ortiz
Release Date: October 10, 2006 [EBook #19524]
Language: Italian
Character set encoding: ISO-8859-1
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SCRITTORI D'ITALIA
CARLO GOZZI
LA MARFISA BIZZARRA
A CURA
DI
CORNELIA ORTIZ
BARI
GIUS. LATERZA & FIGLI
TIPOGRAFI-EDITORI-LIBRAI
1911
PROPRIETá LETTERARIA
NOVEMBRE MCMXI--29238
LA MARFISA BIZZARRA
POEMA FACETO
A SUA ECCELLENZA?LA SIGNORA?CATERINA DOLFINO?CAVALIERA E PROCURATORESSA TRON
CARLO GOZZI
Con audacia particolare dedico a Vostra Eccellenza la _Marfisa bizzarra_, ch'è un fascio di dodici canti da me immaginati e scritti, intitolati ?poema?; e non contento ancora d'avergli intitolati ?poema?, ho aggiunto a questo titolo l'epiteto di ?faceto?. A mio credere, un tale epiteto gareggia di temeritá colla dedica, giudicando la facezia, spezialmente in questo secolo, molto piú difficile della serietá, quantunque meno considerata da infinite persone che non sono né serie né facete.
Un certo bisbiglio di prevenzione fa la _Marfisa_ qualche cosa di conseguenza, e però l'Eccellenza Vostra accetti a buon conto, come a lei dedicato, cotesto bisbiglio anteriore, perché, letta che sia la _Marfisa_ da lei e dal pubblico, non sará trovata cosa degna del menomo riflesso, e sará tronco tosto anche quel favorevole mormorio che le dona qualche fama prima che sia pubblicata. Le prevenzioni onorevoli in aspettativa sogliono riuscir perniziose all'opere ch'escono dalle stampe, perché le fantasie umane, naturalmente voragini insaziabili, in attendendo curiose, si riscaldano, si formano delle idee gigantesche in astratto; ed è facile che sembri loro alfin di vedere la meschina prole della montagna partoriente. La _Marfisa_, forse con ragione, sará considerata quel parto, ed io averò avuta la sfacciataggine di dedicarla a Vostra Eccellenza.
Non posso tuttavia ridurre interamente il mio cuore a disprezzar questo poema quanto, uniformandomi ad altri, sarei capace esternamente di avvilirlo con le parole. Qualche picciola parte della mia fragile umanitá, non atta alla filosofia, sente un vermicciuolo di?predilezione, il qual è poi anche una delle vere cagioni della mia dedica. Si farneticherá forse per indovinar la ragione per la quale io abbia donati piú alle sue che ad altre mani de' fogli spiranti satira per ogni verso. Appago questa curiositá. Certi modi franchi e svelati ne' discorsi dell'Eccellenza Vostra m'hanno fatto giudicare che convenga piú a lei che ad altri una tal dedica, e forse forse procuro con questo dono di sedurre l'animo suo a leggere la _Marfisa_ con una favorevole disposizione. Gli onesti satirici non possono tener celato nemmeno un artifizio che usano in loro favore, com'Ella vede.
Per la cognizione che ho delle sue vaghe produzioni poetiche, del suo intelletto e della sua vivacitá di esprimere un sano giudizio, la sua lingua è da temersi quanto sarebbe da temer la _Marfisa bizzarra_, se ella avesse il merito che ha la sua lingua. S'io fossi un poeta mellifluo, caderebbero le mie lodi sopra il suo leggiadro portamento, sopra i gigli e le rose del suo colorito, sopra l'oro dei suoi capelli e sopra temi consimili, possedendo Vostra Eccellenza abbondanza di qualitá anche di questa spezie. Sieno i suoi fioriti giardini fatti immortali da que' tanti cigni che la circondano. Un poeta satirico è per lo piú colpito da un animo franco e da una lingua sincera: per questa sola ragione le mie parole pendono piú a queste due che all'altre sue molte rare qualitá. Se tutti gli animi franchi e tutte le lingue sincere s'abbattessero a rendersi osservabili agli amanti del vero, tutti quelli che possedono queste due qualitá goderebbero di quelle fortune che accrescono splendore a' meriti grandi di Vostra Eccellenza; ma di rado i franchi e sinceri s'incontrano in tali amanti, e per ciò, quando dovrebbero abbattersi a fortune, si abbattono a sciagure.
Si dánno sulla terra due generi di persone dette ?satiriche? senza considerazione. Il primo è d'invidiosi, inquieti, maligni, traditori, ingrati, d'un interno avvelenato, odiatori, disperati, superbi, collerici per istinto contro al genere umano, buono e cattivo universalmente. Questi riescono detrattori pessimi da essere fuggiti, e sono indegni di dedicare a una bell'anima le loro assassine opere, per eleganti che sieno. Il secondo genere è di osservatori del bene e del male, i quali colla miglior urbanitá ed efficacia che possono, attenendosi a' generali, se non sono punti e sfidati da' particolari, espongono, dipingono, caratterizzano, bilanciano, fanno confronti, riflessioni, lodano il bene, inveiscono contro il male, deridono i pregiudizi, ridono e fanno ridere de' difetti dell'umanitá. Una certa libertá di pensare, un disprezzo de' riguardi, un amore ardito per la
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