I moribondi del Palazzo Carignano

Ferdinando Petruccelli della Gattina
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I moribondi del Palazzo Carignano, by

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Title: I moribondi del Palazzo Carignano
Author: Ferdinando Petruccelli della Gattina
Release Date: October 1, 2006 [EBook #19426]
Language: Italian
Character set encoding: ISO-8859-1
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I MORIBONDI
DEL
PALAZZO CARIGNANO
PER
F. PETRUCCELLI DELLA GATTINA

MILANO
Per Fortunato Perelli
1862.

Proprietà letteraria.
Tip. Fratelli Borroni.

HORS D'OEUVRE
PER LE PERSONE CHE NON SON SERIE.
I.
Come bisogna sempre ascoltare ciò che si dice in un wagon.
..................................................
Io mi risveglio, ed il grosso uomo parlava ancora.
--Io ho un vicino, raccontava egli al signore seduto al suo fianco, un vicino che chiamerei il mio onorevole amico, se io avessi l'onore di essere il signor Massari e se il mio vicino fosse ministro. Ma per i tempi che corrono, che la si figuri! il mio vicino non è neppure un martire. Egli è bene restato una dozzina d'anni in esilio, i suoi beni furono sequestrati, i suoi parenti cacciati in prigione, la sua casa ridotta ad albergo di sbirri e gendarmi, la sua fortuna minata; egli lottò bene e senza posa della penna e della parola contro il sovrano del suo paese.... ma e' non si credette giammai abbastanza martire per domandare un posto nel paradiso del Bilancio, quando i martiri invadevano la patria come gl'insetti invadono i cenci del mendicante. Appena se lo nominarono deputato.
--Che razza d'uomo è dunque codesto vostro vicino? domandò un signore della compagnia.
--Veramente non è della pasta comune, risponde il grosso cicalone. Lo si direbbe fiero, ma io lo credo piuttosto un po' timido. Non parla che con le persone che conosce. Un profondo sentimento del vero e della giustizia lo rende sarcastico e bilioso. Veramente affettivo, e perciò soggetto ad antipatie subite, a vive simpatie, all'entusiasmo ed alla collera. Egli preferisce un paradosso ad una trivialità. Ama il mondo e le brigate solazzevoli, e si rassegna alla solitudine per l'invincibile nausea che gli destano gli sciocchi ed i nojosi. La natura lo ha fatto infingardo; il bisogno, lavoratore e solerte. Il tedio lo invade facilmente. La gioja lo inebbria. Si accende subito, ma sa dominarsi. Alla Camera parla poco--nelle sue discussioni fogose e drammatiche. è indipendente e burbero. In fondo, affettuoso, uomo semplice, buon figliuolo, ma che ha dell'humour--come un inglese.
--Ella ne parla da amico, eh! interruppe un signore.
--Può darsi, continua il grosso galantuomo. Lo confesso, mia moglie ed io lo amiamo molto. La sera andiamo a prendere il thè in casa sua, ed a canto al fuoco, i piedi stesi al caminetto, cinguettiamo un po' di tutto, fino ad un'ora del mattino, quando egli può dispensarsi dal lavorare. Mia moglie lo provoca, lo aizza con le sue indiscrezioni da comare. Ma che cosa vogliono? io non ho potuto correggerla, la mia povera moglie, di questo villano difetto--che non è solo! Essa si riscalda inoltre la testa con la politica, con i romanzi, con i giornali. Legge perfino la Stampa e l'Armonia. E sa di politica ad insegnarne a sette almeno de' nostri ministri.
--Mio caro signore, la di lei Eva non è mica solazzevole! gli dice a bruciapelo un commesso per l'Assicurazione Paterna.
--L'è quanto mi dice altresì il mio vicino! Mia moglie farnetica inoltre per i deputati. Ella si è fatta di quegli individui e della loro missione ciò che ella chiama un tipo. E bisogna udirla a parlucchiare su questo tema e su la 443.^a parte della sovranità nazionale--come ella addimanda un onorevole della Camera Bassa.
--Vedete, signora, sclama infine una sera il mio vicino impazientato, voi m'inasprite. Vi domando scusa, ma voi non osservate che la superficie. Voi non vedete in tutto ciò che un signore il quale recita, bene o male, un discorso innanzi a qualche centinajo di suoi colleghi, i quali conoscono già di lunga mano ciò che egli va a dire, ed un rispettevole pubblico, il quale sovente non capisce che a metà. Ma andate al fondo, cercate nella vita di questo povero galeotto della sovranità nazionale, e vi persuaderete che la sua posizione non è punto da invidiare. Il più piccolo dei minimi giornalisti--nella sfera politica--è più felice che lui.
--Ah! voi esagerate, risponde mia moglie mandando in aria un globo di fumo della sua sigaretta. Voi siete abituato alle amplificazioni, ed a tutti i topi della rettorica. Io persisto nella mia opinione.
--A vostro piacere! sclama il mio vicino sorbendo un sorso di thè. Quanto a me, io non auguro ad un cane di canonico le piccole e grandi miserie della
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