disse:--Il tuo amor mi bisogna!--
Egli rispuose con molta 
vergogna: 
22 
--Io v'addomando e cheggio perdonanza,
ch'i' non farei tal fallo al 
signor mio.--
Ed ella il prese con molta baldanza,
dicendo:--Se non 
fai quel ch'io disio,
io griderò, che non è mia usanza,
e farotti 
morire, in fé di Dio.--
E in quel punto gli gittò il braccio in collo;
e 
cosí il prese per forza e baciollo. 
23 
Ed e', veggendo che non può stornare
che egli non faccia il suo 
comandamento,
fra suo cuor disse:--E' mi convien pur fare,
ed io ne 
vo' fornire il suo talento.--
E sí la prese sanza piú indugiare;
del 
gran disio, ch'è pieno d'alimento,
al suo voler di quelle rose colse,
e 
poscia per piú volte se ne tolse. 
24 
Istando Gherardino in tale stato,
la Fata bianca fa di lui cercare.
Quando ella vede che non l'ha trovato,
disse:--Al postutto io mi vo' 
maritare,
perch'ella vede che l'anno è passato,
che per sua donna la 
dovíe sposare.
Allor per tutto il mondo il bando manda;
gli amici
priega ed i servi comanda, 
25 
da parte de la Fata, che si mostra,
ch'ogni prode uomo e di grande 
ardimento
de l'arme s'apparecchie e facci giostra,
e per combatter 
vada al torniamento.
E chi avrae l'onor di quella giostra,
la sposerae 
con grande adornamento;
siccome "re signore" fia chiamato,
a la 
donzella insieme incoronato. 
26 
Quando il soldano udí quel bando andare
per Alessandria, mosse con 
sua gente,
e lo Bel Gherardin volle menare.
E' non volea, per essere 
ubidente.
Quando fu ito, incominciò a parlare
a la reina molto 
umilemente:
--Datemi la parola, alta reina,
ch'io vada a quello 
stormo domattina.-- 
27 
Disse la dama:--Avresti tanto ardire
che tu ti dipartissi e me lasciassi?
Ma volentier vi ti lascerei ire,
se io ne credessi che tu a me 
tornassi.--
Ed e' rispuose:--Dama, a lo ver dire,
non potrebbe stornar 
ch'io non v'andassi,
che io credo sposar quella fanciulla:
di ritornar 
non v'imprometto nulla.-- 
28 
Quando ella vide ch'elli n'era acconcio
d'andare a quello stormo sanza 
fallo,
sí gli rispuose, portandoli broncio:
--Sanza te, mai non avrò 
buono stallo.
Ma ben che la tua andata mi sia sconcio,
io pur ti 
donerò arme e cavallo;
ma tu mi giurerai, se Dio ti vaglia,
d'uccidere il soldan nella battaglia. 
29
Però che mi pare tanto invecchiato,
che non val nulla a la mia 
giovanezza;
non posso sofferir di stargli a lato,
pensando che ha a 
goder la mia bellezza!
Prenditi cura a provveder mio stato:
se ti 
vien fatto per me tal prodezza,
a lo tuo senno mi mariterai;
saroe 
contenta piú che fossi mai.-- 
30 
Poi gli donòe tre veste di zendado,
una verde, una bianca, una 
vermiglia,
e tre destrier, che si veggon di rado
piú begli intorno a 
cinquecento miglia.
De l'aver tolse quanto li fu a grado,
donzelli e 
fanti con molta famiglia,
trabacche e padiglion: poi si partío
da la 
donzella e accomandossi a Dio. 
31 
E tanto cavalcò per piú giornate,
che giunse presso a lo stormo 
predetto,
ed allungossi ben due balestrate
per istar piú celato in un 
boschetto.
E disse a la sua gente;--Or m'aspettate,
ch'io vo' veder 
come il campo è corretto.--
E vidde il soldano ch'era campione,
e 
ritornòe inverso il padiglione. 
32 
E la mattina, come apparve il giorno,
la Fata bianca vae agli balconi
con molte dame e damigelle intorno,
per veder que' che votasse gli 
arcioni.
Come la gente udí sonare il corno
per la battaglia, parevan 
leoni.
Quale era proe e quale era codardo;
il soldan sopra tutti era 
gagliardo. 
33 
E lo Bel Gherardin, veggendo questo,
che quel soldan sí malamente 
lancia,
in sul destriere cosí armato e destro,
pigliò lo scudo ed 
imbracciò la lancia.
Veggendo che 'l soldan fa tal molesto
di questa 
gente, non gli paríe ciancia.
Veggendo che ciascun contro a lui perde,
andògli incontro colla vesta verde. 
34 
E tal colpo gli diè sopra lo scudo,
che 'l fece a terra del destrier 
cascare.
Agli altri si volgea col brando ignudo;
beato chi meglio lo 
può levare!
Però ch'ogni suo colpo è tanto crudo,
chi ne pruova uno, 
non ne può scampare;
sicché il campo fu suo per questa volta,
poi 
ritornava nella selva folta. 
35 
Disse la dama, ch'è stata a vedere:
--Dove andò il cavalier di verde 
tinto?--
E da la gente nol poté sapere
chi fosse que' ch'avie lo 
stormo vinto.
Altri dicea:--Egli è uno cavaliere,
egli e il cavallo di 
verde dipinto!--
E di lui non è altri che risponda;
sicché vedremlo 
alla volta seconda. 
36 
Al secondo sonar l'altro mattino,
el soldan d'Alessandria die' per costa;
e quale iscontra al dubbioso cammino,
la suo venuta molto cara 
costa:
e, combattendo come paladino,
rimase il campo a lui in poca 
sosta,
gli altri fuggendo, il soldan seguitando,
mettendogli per terra, 
scavalcando. 
37 
E lo Bel Gherardin molto sdegnosse,
veggendo che 'l soldano era 
vincente.
Dal padiglion di subito si mosse,
inver' di lui cavalca 
arditamente,
e per sí gran possanza lo percosse,
che morir crede 
quando il colpo sente,
e sbalordito fugge e non soggiorna:
e 
Gherardino al padiglion ritorna. 
38
Tutta la gente, che d'intorno stava,
cridavan:--Viva il cavalier 
vermiglio!--e
la donzella si maravigliava,
e colle dame faceva 
consiglio:
ed in quel punto nel suo cuor pensava:
--Sed e' ci torna, 
io gli darò di piglio!--
E dice a l'altre:--Deh! guatate donde
dello 
stormo esce e dove si nasconde.-- 
39 
La Fata bianca, al cavalier pensando,
addormentar non si puote la 
notte,
e    
    
		
	
	
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