Beatrice Cenci 
 
Project Gutenberg's Beatrice Cenci, by Francesco Domenico Guerrazzi 
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Title: Beatrice Cenci Storia del secolo XVI 
Author: Francesco Domenico Guerrazzi 
Release Date: February 23, 2006 [EBook #17837] 
Language: Italian 
Character set encoding: ISO-8859-1 
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CENCI *** 
 
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BEATRICE CÈNCI 
STORIA DEL SECOLO XVI 
DI
F. D. GUERRAZZI 
PISA A SPESE DELL'EDITORE 
1854. 
 
Questa Edizione è posta sotto la tutela delle leggi relative.--Per cui si 
avranno per contraffatti quegli Esemplari non muniti della firma 
dell'Editore. 
Tip. Vannucchi. 
 
A 
MASSIMO CORDERO 
MARCHESE DI MONTEZEMOLO, SENATORE DEL REGNO 
_Non potendo in altro modo sdebitarmi dell'amicizia, che malgrado 
l'asprezza della fortuna e la malignità degli uomini, tu, nobile 
veracemente, mi conservasti, questo mio libro intitolo al tuo nome, e 
desidero tu lo abbi caro.--Sta sano. 
Bastia, 20 novembre 1853 
A TORINO. 
Aff.mo Amico 
F.D. GUERRAZZI 
 
INTRODUZIONE 
Amoroso ti versa a raccontare Questa storia di pianto, o pianto mio. 
ANFOSSI.
Io quando vidi la immagine della Beatrice Cènci, che la pietosa 
tradizione racconta effigiata dai pennelli di Guido Reni, considerando 
l'arco della fronte purissimo, gli occhi soavi e la pacata tranquillità del 
sembiante divino, meco stesso pensai: ora, come cotesta forma di 
angiolo avrebbe potuto contenere anima di demonio? Se il Creatore 
manifesta i suoi concetti con la bellezza delle cose create, 
accompagnando tanto decoro di volto con tanta nequizia d'intelligenza 
non avrebb'egli mentito a se stesso? Dio è forse uomo, per abbassarsi 
fino alla menzogna? I Magi di Oriente e i Sofi della Grecia insegnarono, 
che Dio favella in lingua di bellezza. La età ghiacciata tiene coteste 
dottrine in conto di sogni, piovuti dal cielo in compagnia delle rose 
dell'aurora: lo so. Serbi la età ghiacciata i suoi calcoli, a noi lasci le 
nostre immagini; serbi il suo argomentare, che distrugge; a me talenta il 
palpito che crea. I pellegrini intelletti illuminano di un tratto di luce i 
tempi avvenire; per essi i fati non tengono i pugni chiusi; su l'oceano 
dello infinito appuntando gli occhi della mente, scorgono i secoli 
lontani come l'alacre pilota segnala il naviglio laggiù in fondo, dove il 
mare si smarrisce col firmamento. A questi sogni divini, che cosa avete 
sostituito voi, uomini dal cuore arido? La verità, voi dite. Sia; ma la 
dottrina di cui ci dissetate è tutta la verità? È ella eterna, necessaria, 
invincibile, o piuttosto transeunte e mutabile? No; le verità che 
deturpano la creatura non formano la sua sostanza, del pari che le 
nuvole non fanno parte del cielo.--O giovani generazioni, a cui io mi 
volgo; o care frondi di un albero percosso dal fulmine, ma non 
incenerito, Dio vi conceda di credere sempre il bello ed il buono 
pensieri nati gemelli dalla sua mente immortale;--due scintille sfavillate 
ad un medesimo punto dalla sua bontà infinita--due vibrazioni uscite 
dalla stessa corda della lira eterna, che armonizza il creato. 
Così pensando io mi dava a ricercare pei tempi trascorsi: lèssi le accuse 
e le difese; confrontai racconti, scritti e memorie; porsi le orecchie alla 
tradizione lontana. La tradizione, che quando i Potenti scrivono la 
storia della innocenza tradita col sangue, che le trassero dalle vene, 
conserva la verità con le lacrime del popolo, e s'insinua nel cuore dei 
più tardi nepoti a modo di lamento. Scoperchiai le antiche sepolture, e 
interrogai le ceneri. Purchè sappiansi interrogare, anche le ceneri 
parlano. Invano mi si presentarono agli occhi uomini vestiti di porpora:
io distinsi dal colore del mollusco marino quello del sangue, che da 
Abele in poi grida vendetta al cospetto di Dio;--ahi! troppo spesso 
indarno. Conobbi la ragione della offesa: e ciò, che persuase il delitto al 
volgare degli uomini, usi a supporlo colà dove colpisce la scure, me 
convinse di sacrificio unico al mondo. Allora Beatrice mi apparve bella 
di sventura; e volgendomi alla sua larva sconsolata, la supplicai con 
parole amorose: 
«Sorgi, infelice, dal tuo sepolcro d'infamia, e svelati, quale tu fosti, 
angiolo di martirio. Lunga riposa l'abominazione delle genti sopra il tuo 
capo incolpevole; e non pertanto reciso. Poichè seppi comprenderti, 
impetrami virtù che basti a narrare degnamente i tuoi casi a queste care 
itale fanciulle che ti amano come sorella poco anzi dipartita dai dolci 
colloquii, quantunque l'ombra di due secoli e mezzo si distenda sopra il 
tuo sepolcro.» 
Certo, questa è storia di truci delitti; ma le donzelle della mia terra la 
leggeranno:--trapasserà le anime gentili a guisa di spada, ma la 
leggeranno. Quando si accosterà loro il giovane che amano, si 
affretteranno,    
    
		
	
	
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