Ricordi di Parigi

Edmondo de Amicis


Ricordi di Parigi, by Edmondo De Amicis

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Title: Ricordi di Parigi
Author: Edmondo De Amicis
Release Date: February 24, 2006 [EBook #17853]
Language: Italian
Character set encoding: ISO-8859-1
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EDMONDO DE AMICIS
RICORDI DI PARIGI

MILANO FRATELLI TREVES, EDITORI. 1879.

DELLO STESSO AUTORE:
La Vita militare. (Milano, Treves, 1868). Esaurito. La Vita militare. (Firenze. Lemonnier, 1869). Ricordi del 1870-71. (Firenze. Barbéra, 1872). 4.a ediz. Spagna. (Firenze. Barbéra, 1873), 6.a ediz. Ricordi di Londra. (Milano. Treves, 1874). 6.a ediz. Olanda. (Firenze. Barbéra, 1874), 4.a ediz. Pagine sparse. (Milano. Tip. Lombarda, 1875). 4.a ediz. Marocco. (Milano. Treves, 1876). 5.a ediz. Marocco. Edizione illustrata. (Milano. Treves, 1879). Costantinopoli. (Milano. Treves, 1877). 9.a ediz. Novelle. (Milano. Treves, 1878) Nuova edizione riveduta e ampliata.
DI PROSSIMA. PUBBLICAZIONE:
Cuore.

EDMONDO DE AMICIS
RICORDI DI PARIGI
MILANO FRATELLI TREVES, EDITORI.
1879.

Milano. Tip. Fratelli Treves
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IL PRIMO GIORNO A PARIGI
Parigi, 28 giugno 1878
Eccomi preso daccapo a quest'immensa rete dorata, in cui ogni tanto bisogna cascare, volere o non volere. La prima volta ci restai quattro mesi, dibattendomi disperatamente, e benedissi il giorno che ne uscii. Ma vedo che la colpa era tutta mia, ora che ci ritorno
.... composto a nobile quiete,
perchè guai a chi viene a Parigi troppo giovane, senza uno scopo fermo, colla testa in tumulto e colle tasche vuote! Ora vedo Parigi serenamente, e la vedo a traverso all'anima d'un caro amico, che mi fa risentire più vive e più fresche tutte le impressioni della prima volta.
Ed ecco quelle del primo giorno, come le può rendere una mente stanca e una penna presa ad imprestito dall'albergatore.
Prima d'esser condotto all'Esposizione, bisogna che il lettore entri con noi in Parigi; daremo insieme un'occhiata al teatro prima di voltarci verso il palco scenico.
Siamo discesi alla stazione della strada ferrata di Lione, alle otto della mattina, con un tempo bellissimo. E ci trovammo subito imbarazzati. Avevamo letto nei giornali che i fiaccherai di Parigi spingevano le loro pretese fino al punto di non voler più trasportare persone grasse. Io feci osservare al Giacosa che noi due eravamo fatti apposta per provocare e giustificare un rifiuto sdegnoso dal più cortese dei fiaccherai. Egli s'impensierì, io pure. Avevamo indosso, per giunta, due spolverine che c'ingrossavano spietatamente. Come fare? Non c'era che da tentare di produrre un po' d'illusione avvicinandosi a una carrozza a passo di contraddanza e interpellando l'uomo con una voce in falsetto. Il tentativo riuscì. Il fiaccheraio ci rivolse uno sguardo inquieto, ma ci lasciò salire, e si diresse rapidamente verso i boulevards.
Dovevamo andare fino al boulevard degli Italiani, ossia diritti al centro di Parigi passando per la più ammirabile delle sue strade,
La prima impressione è gradevole.
è la grande piazza irregolare della Bastiglia, spettacolosa e tumultuosa, nella quale sboccano quattro boulevards e dieci vie, e da cui si sente rumoreggiar sordamente il vasto sobborgo di Sant'Antonio. Ma s'è ancora intronati dallo strepito della grande Stazione lugubre, dove s'è discesi rotti e sonnolenti; e quel vasto spazio pieno di luce, quei mille colori, la grande colonna di Luglio, gli alberi, il viavai rapidissimo delle carrozze e della folla, s'intravvedono appena. è il primo soffio impetuoso e sonoro della vita di Parigi, e si riceve a occhi socchiusi. Non si comincia a veder nettamente che nel boulevard Beaumarchais.
Qui comincia ad apparire Parigi. La via larghissima, la doppia fila degli alberi, le case allegre; tutto è nitido e fresco, e da tutto spira un'aria giovanile. Si riconoscono al primo sguardo mille piccole raffinatezze di comodità e d'eleganza, che rivelano un popolo pieno di bisogni e di capricci, per il quale il superfluo è più indispensabile del necessario e che gode la vita con un'arte ingegnosa. è la buvette tutta risplendente di vetri e di metalli, è il piccolo caffè pieno di pretese signorili, è la piccola trattoria che ostenta i ghiottumi squisiti del gran restaurant, sono mille piccole botteghe, linde e ridenti, che fanno a soverchiarsi le une le altre a furia di colori, di mostre, d'iscrizioni, di fantocci, di piccole gale e di piccoli vezzi. Fra le due file degli alberi è un andirivieni di carrozze, di grandi carri, di carrozzoni tirati da macchine a vapore, e d'omnibus altissimi, carichi di gente, che sobbalzano sul selciato ineguale con un fracasso assordante. Ma è un movimento diverso da quello di Londra. Il luogo aperto e verde, i visi, le voci,
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