Nana a Milano

Cletto Arrighi
⑸Nana a Milano

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Title: Nana a Milano
Author: Cletto Arrighi
Release Date: November, 2005 [EBook #9302] [This file was first posted on September 19, 2003]
Edition: 10
Language: Italian
Character set encoding: ISO-8859-1
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Claudio Paganelli, Carlo Traverso, Charles Franks and the Distributed Proofreaders team.
This book has been completed in cooperation with the Progetto Manuzio, http://www.liberliber.it
We thank the "Biblioteca Sormani" di Milano that has provided the images.

NANà A MILANO
PER
CLETTO ARRIGHI
______
EDIZIONE PRIMA ____
MILANO 1880

ENTRATURA
Gli svegliarini critici dei nostri giorni sono tanto scorbellati, che se l'autore d'un libro non ha la precauzione di spiegarsi un poco, su ciò che ha inteso di dire e di fare, va a rischio di sentirsene a dir delle belle.
Per prima questione s'affaccia quella della scuola o del genere. Che ormai le panzane romantiche "fra il didascalico e il rompiscatole" a situazioni in sospeso, a caratteri tirati a pomice, e a personaggi tirati pe' capegli siano andate giù di moda e non piacciano più neppure ai ragazzi non ci sarà forse a negarlo altro barbassoro, fuorchè un professore famoso per un certo suo grido.
Dunque, se voi signori, che state per leggere siete di quelli che nei racconti dei fatti contemporanei amano i babau della sospensione romantica e si compiacciono di non tirare il fiato se non dopo d'essersi bene assicurati che il fratello del figlio, del nipote, della cognata, del protagonista è appunto il padre dello zio, del genero del cugino, dell'eroina, e vogliono che l'intreccio incominci, si complichi e si sciolga col finale trionfo di tutte quante le virtù e col suo bravo castigo di tutte quante le colpe, se voi, dico, avete di queste fisime felice notte.
Oggidì, mi duole il dirlo, tutto va a rovescio di quella conclusione, giacchè le virtù che trionfano e le colpe che si castigano sono cose lasciate tutte all'altro mondo.
Dunque realismo!
E realismo vuol dire verità, vuol dire ricerca di ciò che veramente succede, sia pur doloroso e brutto; vivisezione, fisiologia palpitante, studia della vita quale essa si mostra, senza rispetti umani e senza reticenze.
Chi scrive _Nanà a Milano_ ormai non ammette in arte che il realismo; giacchè egli segue il suo tempo e nelle cose dell'oggi vede appunto la inesorabile verità, che fattasi iconoclasta, abbatte dovunque le imagini della finzione romantica: il cattolicismo è distrutto dal libero pensiero, la bibbia è annientata dalla scienza, la filosofia è sconfitta del positivismo, la pittura dalla fotografia, la scultura dalla galvanoplastica, la musica dall'aritmetica. Vedete persino sul palcoscenico le illusioni che bastavano ai nonni come cedono il posto ai simulacri della realtà: ai gabinetti e ai salotti dipinti a prospettive ed a scorci si sostituirono dei gabinetti e dei salotti reali, per mezzo delle scene parapettate; alle cascate d'acqua fatte, una volta, di tela d'argento girante sul ròtolo, si sostituisce l'acqua vera, cadente dall'alto e spruzzante le gambe delle ballerine... che magari non sono reali del tutto!
Se non che è noto che ci sono due modi molto diversi di fare del realismo: c'è il realismo decente e c'è l'indecente. C'è il realismo decente nella forma, indecente nella sostanza, e c'è il realismo decente tanto nell'una che nell'altra. Tutta quanta la morale femminile della nostra società frolla e senza convinzioni molto fisse, risiede ormai nella decenza. In questa parola sta appunto anche l'avvenire della nuova scuola naturalista, tanto osteggiata da chi non l'ha ancora capita, e tanto compromessa da chi nella forma non ha saputo trovare il giusto mezzo fra la verità nuda e cruda e la desiderata decenza.
Le trivialità, le bassezze, le turpitudini, le laidezze e le miserie umane--le quali in passato furono lasciate indietro da tutti i romantici, come cose da non svelarsi--devono essere portate in pubblico, chiarite, discusse, sviscerate una buona volta, perchè servano di leva al rimedio di ammaestramento, agli ingenui, di castigo e di flagello ai viziosi.
Tutto sta dunque a saperle svelare con decenza.
Emilio Zola, che è pur sempre decente nella forma, ci presentò in Nanà una donna che
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