Il fallo duna donna onesta

Enrico Castelnuovo

fallo d'una donna onesta, by Enrico Castelnuovo

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Title: Il fallo d'una donna onesta
Author: Enrico Castelnuovo
Release Date: October 2, 2006 [EBook #19442]
Language: Italian
Character set encoding: ISO-8859-1
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ENRICO CASTELNUOVO
Il fallo
D'UNA
donna onesta
ROMANZO
MILANO
CASA EDITRICE GALLI
DI CHIESA-OMODEI-GUINDANI
Galleria Vittorio Emanuele, 17 e 80
1897

PROPRIETà LETTERARIA
Milano, Tip. degli Esercenti, Via Vincenzo Monti, 31.

IL FALLO D'UNA DONNA ONESTA

I.
Anche quella sera, forse per la centesima volta, la Teresa Valdengo, sola nel suo salottino verde, rilesse la lettera, vecchia di circa due mesi, della sua amica Maria di Reana.
Cara Teresa mia,
Ci scriviamo di rado, ma ci vogliamo sempre bene, non è vero! Abbiamo passato tanti anni insieme, abbiamo avuto tanti sogni e tanti pensieri comuni, che, a dispetto della lontananza e del tempo, possiamo sempre fare assegnamento l'una sull'altra. Oggi son io che faccio assegnamento su te.
Mio figlio Guido, il piccolo Guido, sai, quello che quasi ventidue anni or sono hai visto in fasce, e che molto più tardi, quando ci siamo incontrate in Toscana, hai visitato meco nell'Accademia navale di Livorno, oggi, sottotenente di vascello, sta per intraprendere un viaggio di circumnavigazione sul Cristoforo Colombo. Egli viene ora a raggiungere il suo bastimento che uscirà a giorni dall'arsenale di Venezia e partirà fra tre o quattro settimane.
Guido si presenterà a te, naturalmente, e tu stenterai a riconoscerlo, perchè il bimbo esile, perchè il ragazzo sgraziato è divenuto, non è vanteria materna, un bel giovinotto alto, agile, ben proporzionato di membra, con due occhi che splendono, e una bocca che può ridere fin che vuole, tanto ci guadagna a mostrare i suoi denti, bianchi come l'avorio.
Il male si è che, adesso, Guido ride poco. Ha troncato appena, e Dio lo sa con che sforzo e con che difficoltà, una tresca indegna di lui, ma non ha ancora cacciato interamente dalla sua memoria la triste femmina ch'era riuscita a dominargli l'anima e i sensi. Il giro del mondo, e l'ho spinto io stessa a chieder l'imbarco sul Colombo, lo guarirà senza dubbio. Però io ho sempre paura d'una ricaduta in queste settimane ch'egli passa a Venezia. Quella donna perversa è capacissima di tendergli insidie anche costì. Non è di quelle che si sposino e non credo ch'ella aspiri a tanto, nè temo che Guido si lasci indurre a uno sproposito di quella fatta; comunque sia, non sono tranquilla. Mi occorre che qualcheduno vegli sul mio figliuolo, lo assista di savi consigli, lo conforti di quella benevolenza di cui egli, grande e grosso qual'è, ha bisogno come un fanciullo. A Venezia, pare impossibile, io non ho più altri che te: parenti, amici, conoscenti, son tutti o morti, o dispersi pel mondo. Ma se pur ci fossero tutti, a nessuno ricorrerei con la fiducia con la quale ricorro alla mia cara Teresa. Non ti dico che tu potresti essere la madre di Guido; hai tre anni meno di me, e io mi son maritata così presto! Per avere oggi un pezzo di giovinetto simile avresti dovuto partorirlo a meno di sedici anni! A ogni modo, per lui tu sei un'anziana, e la tua proverbiale saggezza compensa quello che ti può mancar per l'età. La savia Teresa, si diceva quand'eravamo ragazze. E, dopo sposata, la tua riputazione di saviezza non fece che accrescersi. Ne ho sentite, anche lontana, delle storie pepate di codeste vostre signore, dame e pedine. Di te non ho mai sentito parlare che col più profondo rispetto. Donna Teresa Valdengo--esclamava sere fa il comandante Altini che ti ha conosciuta--è una delle poche su cui non si eserciti la maldicenza del caffè Florian. E sì che una vedova è esposta a tutte le tentazioni.--Soggiungeva poi, il comandante, che sei sempre bellina, che sei colta, che hai tanto spirito, e che non si capisce perchè tu non riprenda marito. C'è un conte, dicono, brava persona, ricco, che tu stimi assai e che ti vorrebbe sposare. O perchè non accetti? Che una resti vedova quando ha cinque figliuoli come me, si capisce. Ma tu, così sola, perchè non pensi, prima che sia troppo tardi, a rifarti una famiglia?... A proposito, come sta tuo zio, il console? Non abitate più nella medesima casa?
Basta, son digressioni inutili. Ti raccomando il mio tenente. è un malato di cui ti affido la cura. Egli è già preparato ai tuoi sermoni, e, d'indole espansiva com'è, non dubito che si
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