Dal vero | Page 2

Matilde Serao
egli la rallegra, la riempie con la sua presenza, i corridoi echeggiano dei suoi passi, le volte sono piene delle sue voci, gli angoli oscuri illuminati dal suo sguardo. Il padre, quando ascolta il suo riso trillato, argentino, sente rianimarsi e riprende coraggio a vivere; la madre, guardandolo, pensa che la primavera si è incarnata nel suo figliuolo, tanto i suoi capelli ricordano il sole ed i suoi occhi il cielo. Quando parla, gli risponde l'uccellino dalla gabbia, ed il loro dialogo è carissimo, e se anche egli commette una piccola mancanza è così soave il perdonargli....
--Quando si farà grande.....
Mi tacqui subito; il sogno era svanito.
* * *
E che! Tu diventerai grande, il tuo labbro innocente si piegherà al sogghigno, la fronte bianca diventerà pensierosa, gli occhi azzurri si annebbieranno per la collera! Tu, immagine pura, conoscerai in che fiume d'amarezze si convertano le cose più dolci della vita! Saprai che valgano i nomi di amicizia, di amore, di gloria! E ti sarà palese l'odio, assaporerai la vendetta! Non sarai più grazioso, noncurante, allegro; non riderai più, piangerai; dubiterai, ti annoierai, vorrai dominare il mondo e ne cadrai poi vinto! Sei un fanciullo, e sarai uomo!
Oh! se io fossi Michetti ti dipingerei; se fossi Victor Hugo scriverei per te un libro: ma se io fossi un Dio, fermerei la tua età, biondo fanciullo!

LA CANZONE POPOLARE.
Ciascuno vivendo della vita comune, ha una vita propria; e chi la trova nel pensiero, chi nell'arte, chi nel desiderio di gloria. Il popolo, questa grande parte dell'umanità, non conosce ancora la lotta dell'idea, nulla sa di arte e lo splendido fantasma della gloria non gli apparisce--eppure il popolo è l'uomo; l'uomo che soffre, ama, è felice, infelicissimo e deve avere una vita sua, una sua speciale manifestazione. L'ha; ed è il canto. Canta dappertutto--certo dove il sole lo riscalda, dove la luce lo inonda, dove il mare unisce la sua voce, il popolo canta di più, ma nel freddo e nebbioso nord, in quell'atmosfera grigia, il canto popolare si eleva a menomare la tristezza della vita; le strade della città ne echeggiano, come le vallate della campagna; e lo stesso contadino che lavora nelle fatali paludi Pontine, scaccia il pensiero della morte col canto. In ogni stagione il popolo canta: nelle sere solitarie dell'inverno è una voce lontana, fievole, che si perde poco a poco nella distanza; nel risveglio della primavera, nella ricchezza dell'estate, è un concerto che sale da tutte le parti, che vi obbliga a spalancare le finestre ed a lasciare entrare la gioia del popolo; nell'autunno è un sospiro, un addio al bel tempo che parte!
* * *
La canzone popolare non si definisce, essa si sottrae all'arida spiegazione della scienza; è una cosa vaga, fuggevole, senza contorni determinati, evanescente. è tutto ed è nulla; è un soffio leggiero e può diventare una leva potente; brilla di tutti i colori dell'iride, si crede che sia una perla ed è una bolla di sapone; donde viene non si sa, dove va non si conosce; può morire, ma può anche risuscitare; ha una fragile esistenza e la si vede resistere all'urto degli avvenimenti ed al trascorrere degli anni. In essa si ritrova lo spirito multiforme del popolo; è gaia, vivace, dal ritornello allegro, dalle battute affrettate e rapide; è malinconica, dalle note lunghe e cadenzate con un pensiero mesto che ricompare ogni tanto; talvolta è burlesca, vi si sente lo scoppiettìo del sarcasmo ed il fischio dell'ironia--ed infine, con una profonda ed inconsciente filosofia unisce spesso parole dolenti ad un motivo brillante. è un lamento, una risata, un sogghigno, un bacio; l'espressione di un momento, la durevole rappresentazione di un sentimento rapidissimo; è una idea complessa ed energica che ha bisogno di svolgersi con la parola e con la musica. Senza sapere la prima bocca che l'ha intuonata, la canzone si propaga in un momento, diventa la proprietà del popolo, e se essa ha saputo cogliere bene l'idea ed il sentimento, sopravvive lungamente, forse più che nella classe degli intelligenti un'opera di grande maestro.
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Vi si parla quasi sempre d'amore. Amore diverso dal nostro, ci s'intende; amore grossolano e che può giungere a certe delicate espansioni, sognate solo dalla fantasia del poeta; amore che dona egualmente un garofano ed un colpo di rasoio: amore che non s'inchina, non porta guanti e suona per ore intiere la chitarra sotto la finestra dell'amata; amore che quando vi s'inframmette la gelosia, diventa passione; amore che è sboccato, villano, ed intanto riempie di matrimoni i registri dello stato civile. Esso ispira le canzoni popolari: vi si narrano le gentili speranze della corrispondenza, il dolore per la indifferenza, l'affannoso tormento della gelosia, le pene del disinganno e dell'abbandono; tutta la profonda variabilità dell'amore prende forma in quella musica. Vi sono canzoni per augurare la buona notte, canzoni per ridestare
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